Piazza del Duomo, Pistoia. Un Palcoscenico, una Cassa di Risonanza, come la definisce Andrea, giovane musicista (chitarrista) nel libricino “Guida affettiva di Pistoia e dintorni”, il volumetto, 69 pagine, in cui sedici giovani aspiranti scrittori, che hanno partecipato al laboratorio di scrittura creativa organizzato dal Centro di Formazione Supereroi, hanno raccontato la propria città attraverso i luoghi che più amano di questa. Il libro è edito proprio da “Dialoghi di Pistoia”, il Festival di Antropologia in corso in questi giorni (27-29 maggio) nel capoluogo toscano e che giunge alla XIII edizione quest’anno: e la piazza ne è il fulcro, il nocciolo. Se, come scrive Andrea, attraversarla significa “mettersi in gioco in prima persona, col rischio di essere criticati e ricevere dei ‘non mi piace’ “, questa sensazione è moltiplicata mille e mille volte nelle giornate in corso.
Tutto il Festival si svolge prevalentemente qui, sotto un tendone montato davanti al Comune: quasi una trentina di ospiti, per altrettanti incontri che si susseguono da mattino a sera per approfondire il tema di questa edizione: “Narrare humanum est. La vita come intreccio di storie e immaginari”. In un mondo come quello attuale dove “tutto pare dover essere narrazione -ha detto Giulia Cogoli, ideatrice e direttrice del Festival all’apertura- abbiamo deciso di approfondire perché abbiamo bisogno di storie e perché le raccontiamo”.
Come ha spiegato Maurizio Bettini, scrittore e fondatore del Centro Studi del Mondo Antico dell’Università di Siena, ieri subito dopo l’apertura del Festival con il suo intervento dal titolo “Narrare. Nelle maglie di una rete infinita”: il mythos dei greci e la fabula dei romani era sì un’invenzione, una sorta di inganno, ma per cercare di svelare la verità profonda. Tra Stefano Bartezzaghi, il semiologo che oggi alle 12 ha spiegato la differenza tra narrazione e storytelling, o James Clifford, l’antropologo che, alle 17 al Teatro Manzoni (che con il Palazzo dei Vescovi e il Teatro Bolognini sono altri luoghi del Festival oltre alla piazza) ha approfondito l’importanza al giorno d’oggi di una sensibilità “decentrata” e senza pretese di oggettività. Fino all’attesissimo incontro in piazza Duomo con Roberto Saviano, questa sera alle 18,30, che ha parlato della narrazione attraverso la storia nella vita del magistrato Giovanni Falcone, ucciso nel 1992 (quando lo scrittore aveva 13 anni). La giornata si chiude alle 21.30 con la consegna del Premio Internazionale Dialoghi di Pistoia 2022 che va a Dacia Maraini, insignita dalla giuria del Festival perché “intellettuale e interprete sensibilissima dei mutamenti nella nostra società, ha sempre dimostrato una profonda vocazione civile”.
Insomma, certamente la XIII è un’edizione ricca di stimoli e di teorie, su cui trovarsi d’accordo o meno ma che è importante poter ascoltare anche per formare il proprio punto di vista in modo più consapevole. Il Festival finisce domani, domenica, con approfondimenti originali come quello di Giovanni Diamanti, ore 12 in sala Palazzo dei Vescovi, su “Le parole dei leader, tra storytelling e strategia” e Monika Bulaj la fotografa polacca che alle 15 al Teatro Bolognini spiega cosa sia per lei la narrazione fotografica. Alle 18. 30 Lella Costa chiude il Festival in piazza del Duomo con una riflessione sull’ironia e l’importanza che ha sempre avuto per lei.
Info. www.dialoghidipistoia.it