E(li's)booksLa neve non ha odore di Samuel Fisher

"Il dolore è un insegnante efficace".

La neve non ha odore, il mio consiglio di oggi.

Il libro

 La Gran Bretagna si è trasformata in un deserto di neve, i suoi abitanti hanno iniziato a lasciare l’isola verso climi più miti, e chi è restato sperando che la situazione migliorasse ormai non può che ricredersi. La neve copre ogni cosa da mesi. Bianca e immacolata attutisce la vita, finché non si macchia di sangue. Il corpo di un giovane uomo giace a terra, mentre sopra di lui incombe la figura di un altro giovane che tiene in mano un’ascia. Un gesto brutale che spicca solo per contrasto visivo, ma ammutolisce l’intera comunità con la stessa intensità della coltre bianca che ha trasformato il paesaggio e tutto ciò che c’era sopra. Che accadrà ora a Wivenhoe, senza più polizia, un medico o niente altro che possa scimmiottare la vita di prima, prima della neve? Una piccola comunità in auto-gestione giunta ormai al limite. Ma qualcosa si muove negli animi. Di chi resta e di chi parte. In un presente alternativo, l’ormai irreversibile disastro ambientale ci viene raccontato dai punti di vista alternati di Helen e Joe, madre e figlio, nelle ventiquattro ore decisive per il loro futuro. Con una scrittura precisa e profonda, Samuel Fisher descrive un mondo al limite della sopravvivenza, non così diverso, in fondo, da quello in cui viviamo oggi. Indicato: per chi ama immaginare realtà alternative o possibili futuri incombenti e non disdegna l’inverno. Posologia: assumere tre volte al giorno, muniti di una tazza fumante di tè e una calda coperta. Effetti collaterali: tendenza a uscire di casa per verificare che sia ancora tutto come prima; in molti casi frenesia ecologica per evitare di raggiungere il famigerato punto di non ritorno.

La mia lettura

Il presente “alternativo” raccontato da Samuel Fisher suggestiona tanto quanto basta a conservarne un ricordo costante diversi giorni dopo aver letto l’ultima pagina.

Wivenhoe è un posto ameno, pacifico, non può essere fonte di ansie e paure ed è forse proprio questo che rende più inquietante la sua trasformazione, è ciò che non ti aspetti a rendere tutto più difficile da accettare …

Se l’obiettivo era insinuare il dubbio che nulla è per sempre allora Samuel Fisher ha fatto centro, come reagiremmo se all’improvviso tutto sparisse, se ciò che è la nostra quotidianità venisse compromessa, annullata, se dovessimo prendere atto che indietro non si torna?

La storia è raccontata a due voci, ci sono un figlio e una madre.

Joe (il figlio) nelle prime pagine ci introduce in questo mondo bianco, ovattato:

Ha ancora il sapore della novità, persino dopo un anno: l’erosione dei confini. Il modo in cui la neve appiattisce il paesaggio.”

Helen (la madre):

“Ha bisogno di un momento per fare il punto. È sempre stata una pessima attrice, ma ultimamente è diventata più abile a impersonare se stessa. Il dolore è un insegnante efficace.

Prende le borse dal loro posto accanto alla porta e le calcia sotto il letto. Non che Joe entrerà nella sua stanza, non lo fa da anni. Ma fa parte della recita: madre che resta.

Si controlla il viso nello specchio sopra la toletta. Il suo secondo sé le solletica la pelle, facendole rizzare i capelli. Ora di scendere.”

La neve non ha odore è sicuramente un romanzo che rientra nel genere cosiddetto Cli-Fi (climate change fiction), se da una parte l’elemento distopico rende la storia irreale, dall’altra è sicuramente un modo per creare quell’emotività necessaria a rendere l’idea di quanto può essere terribile un futuro in cui i cambiamenti climatici sono tali da condurci alla rovina.

I personaggi di La neve non ha odore sono alla deriva, non c’è più spazio per un impegno civile, la presa di coscienza non c’è stata e ora bisogna far conto con le conseguenze.

L’immaginario pessimista prospettato da Samuel Fisher non è sicuramente mainstream, la prosa è raffinata, il sentimento religioso emerge come esigenza di questa umanità che ha consapevolezza di meritare le attenzioni di un Dio che a questo punto non può far altro che punirla.

Molto bella la figura di Helen, i suoi sentimenti di madre sovrastano ogni cosa:

Quando Joe aveva due o tre anni ci fu un periodo in cui rispondeva a qualsiasi cosa lei dicesse con una domanda: perché? Una domanda ne a se stessa che richiedeva da parte sua un’esigenza vigorosa di rompere la logica circolare delle proprie giustificazioni, per andare alla radice della questione. Il semplice fatto di non sapere non era mai soddisfacente. Il fatto che non potesse spiegare perché il cielo fosse blu era inaccettabile come non essere in grado di dirgli perché lui dovesse tenere forchetta e coltello in un certo modo. I fenomeni fisici erano un tutt’uno con quell’altra cosa impenetrabile: le sue motivazioni. La domanda reiterata di Joe divenne una richiesta: conosci te stessa! Lei si sentiva così potente nell’essere la guardiana della realtà del figlio, eppure così impotente nel tenere le cose a posto. Non ricorda chi fosse prima di diventare madre, prima di essere rimodellata nel fendente chiaroscuro delle incessanti richieste di Joe.

Le immagini che ci propone Fisher sono così concrete da suscitare forte empatia, mi ha fatto venire in mente, per alcuni versi, un romanzo ambientato a New York: “New York 2140” di Kim Stanely Robinson dove al posto della neve c’era l’acqua a coprire ogni cosa.

Il messaggio di La neve non ha odore è che non è più possibile differire a un tempo futuro certe decisioni sul modo di vivere, su come evitare di peggiorare ulteriormente il nostro pianeta, basta scuse insomma, basta “oceano come dissipatore di calore e i livelli di assorbimento di CO2

Ventiquattro ore a Wivenhoe sono sufficienti a farci percepire tutto il peso dell’ecocritica dell’autore, in La neve non ha odore si intrecciano traiettorie narrative in cui uomo e natura sono sullo stesso piano, protagonisti entrambi della trama.

Confesso che avrei voluto un maggior approfondimento circa l’omicidio di cui l’autore ci informa subito all’inizio del romanzo, per il resto trovo sia una storia molto godibile, ricca di sentimento e soprattutto scritta molto bene.

La neve non ha odore di Samuel Fisher

Cristina Cigognini (Traduzione)

8TTO Edizioni, 2022

Pp 224 Brossura € 16,15

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