I nemici dell’aborto oggi sfilano contro la «pornofobia»

I nemici dell’aborto oggi sfilano contro la «pornofobia»

Il circo ha inizio già all’ingresso, sotto il portico che dà accesso al teatro Dal Verme, a Milano.
È giornata affollata, questa, per il direttore del Foglio Giuliano Ferrara. Qualche giorno prima ha apparecchiato, nel suo solito stile, una nuova campagna culturale, che ha restituito il vecchio leone d’un tempo: quello ruggente dell’American Day (2001), della fecondazione assistita (2005) e della fiaccolata sotto l’ambasciata iraniana, in difesa di Israele (2005).

Dopo essersi spezzato gli artigli con la campagna contro l’aborto (2008), non andata propriamente secondo gli auspici, Ferrara ritorna con l’iniziativa “In mutande ma vivi”: nelle intenzioni, la risposta contro i “puritani” che, al Palasharp di Milano (in testa il professor Eco), hanno chiesto le dimissioni del premier, dopo lo scandalo bunga-bunga. Una kermesse del variegato paese che siamo diventati, già fuori dal teatro. Salvatore Arpone, sedicente svizzero munito di cartelloni plurimi in difesa del Cav., si esibisce in uno spettacolino della mutanda.

Poco più in là Sara Giudice (consigliere di zona pdl Milano) stretta al padre (ma è proprio necessario farsi accompagnare?) già consigliere comunale (e politicamente morto, si dice) tenta di consegnare la petizione di 12mila firme per cacciare il consigliere regionale Nicole Minetti. Ferrara la schiva, «Non sono assolutamente interessato» ed entra in teatro per dare inizio allo show.
Nelle prime file, i soliti noti: Rosa Alberoni, Luigi Amicone (area Cl e direttore di Tempi, nonché quello che scaricò Giuliano due giorni prima della consegna dei listini del partito per la moratoria contro l’aborto); Roberto Formigoni, Daniela Santanché (ieri alla Manifestazione santoriana contro il Cav., davanti al Tribunale di Milano), Jas Gawronski (fresco di nomina bondiana alla Fondazione La Quadriennale di Roma), il deputato pdl Beatrice Lorenzin e il Ministro Ignazio La Russa, protagonista, in area stampa, di un siparietto contro Corrado Formigli di Annozero.

Il cronista riesce solo a dire: «Siete passati dalla difesa del Family Day a quella del Bunga Bunga», e il Ministro s’imbufalisce. Lo allontana, chiama in causa «sua sorella», ha inizio un diverbio che si conclude col Ministro che pesta i piedi per terra, gridando «Mi ha dato delle pedate!».
Due guardie del corpo allontanano il giornalista e il suo cameraman che prontamente sparano il video sul canale web del Fatto.
Sul palco, dietro a150 mutande distribuite su tre file di bucato e dinnanzi al teatro pieno (1500 posti, più duecento persone trattenute fuori), insieme a Ferrara, un parterre rimediato in un paio di giorni: Piero Ostellino, Alessandro Sallusti, Iva Zanicchi, Assuntina Morresi, Camillo Langone, e Pietrangelo Buttafuoco.

«Pornofobici!», urla il direttore. Ostellino apre i lavori: risponde a Repubblica che lo attacca, con citazioni del rivoluzionario Vincenzo Cuoco: «Cos ’e pazzi». Ottima scelta: peccato che l’intellettuale trascorse gli ultimi anni della sua vita funestato dalla follia che lo colpì nel 1816. «Quando vado da un dentista non gli chiedo se sia integerrimo, ma di curarmi le carie. Perché a un politico non si chiede lo stesso?», conclude mentre scoppia l’applauso del teatro.
«Adesso è la volta di Assuntina Morresi», dicono dallo staff del Foglio. Docente di Chimica all’università di Perugia è stata componente del Comitato Nazionale di Bioetica, e consulente del sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, battendosi contro l’adozione della pillola abortiva Ru 486. Pare volesse commissionare una bella inchiesta sulle abitudini sessuali degli italiani.

L’elefantino sembra non averle dato retta. Mentre Camillo Langone tedia il pubblico con la citazione consueta di passi biblici che ricostruiscono l’intero albero genealogico dell’umanità (“Se Dio ha voluto che Cristo nascesse da una catena di porci adulteri omicidi una ragione ci sarà e io voglio rispettarla”), al giornalista Pietrangelo Buttafuoco spetta l’arringa finale «Questo è il tempo immusonito dell’Italia azionista. Tentano di mubarakizzare Berlusconi. Prima hanno provato così: “Lo facciamo mafioso?”, e non gli è riuscita. Poi “Lo facciamo truffatore?”, e non gli è riuscita. Ora ci provano con “corruttore di minorenni”. E perderanno anche in questo caso».
Fuori, nel frattempo, si ferma qualche ex girotondino che tenta una sparata contro «gli istigatori alle puttane», ricordando la manifestazione di domani (“Se non ora, quando?”), in difesa della dignità delle donne. Il capannello di carabinieri risponde alzando le spalle, si volta e continua a chiacchierare.
 

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