Tremonti candida Draghi alla guida della Bce

Tremonti candida Draghi alla guida della Bce

La partita per la prossima presidenza della Banca centrale europea è entrata nel vivo. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha dato pieno appoggio al governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. «Siamo convinti che quella italiana sia un’ottima candidatura e sarà sostenuta dal governo», ha detto Tremonti durante un incontro con la stampa estera a Roma. Eppure, un alto funzionario della Bce riferisce a Linkiesta che «in pole position c’è il tedesco Jürgen Stark», membro del comitato direttivo dell’Eurotower.

Il giallo provocato dal presidente della Bundesbank Axel Weber, ormai fuori dai giochi per il vertice della Bce, ha avuto pesanti ripercussioni sull’immagine della Germania. Ora però, per Berlino è arrivata l’ora del rilancio. Anche perché il mandato di Jean-Claude Trichet scade il prossimo 31 ottobre. Il cancelliere Angela Merkel, come ha riportato il Financial Times, ha espresso la volontà di uscire velocemente dall’impasse creato dal capo della Bundesbank, che lascerà l’incarico il prossimo 30 aprile. Ciò non significa però che Berlino voglia rinunciare alla poltrona più importante per influenzare l’economia europea. Ecco quindi il motivo del nome di Stark, che continua a circolare con sempre più insistenza nei corridoi dell’istituzione di Francoforte.

L’economista tedesco è nato nel 1948 e ha un curriculum di tutto rispetto per ambire alla presidenza della Bce. Ha avuto svariate esperienze al ministero delle Finanze di Berlino, compresa una nella divisione che si occupa della gestione del debito pubblico. Ma è anche stato il delegato tedesco al Fondo monetario internazionale (Fmi) dal 1995 al 2006. Stark è conosciuto e rispettato per le sue posizioni ferree su due temi in particolare: debito pubblico e inflazione. Due punti su cui l’Europa rischia di caracollare. Oggi, Stark è intervenuto sul quotidiano tedesco Handelsblatt, sottolineando che «l’inflazione è un rischio troppo grande per l’Europa». Il membro del board della Bce ha poi ricordato che «l’attivazione dei meccanismi di salvaguardia del sistema finanziario non deve dimenticare che l’ingresso di troppa liquidità nell’Eurozona può creare distorsioni dei prezzi negli anni a venire».

Debito e inflazione sono dunque i due fronti su cui si gioca la partita per la conquista della presidenza della Bce. E su entrambi Stark è maestro. C’è però un ostacolo per il tedesco, derivante dal suo ruolo di membro del board dell’Eurotower. Il regolamento interno della banca centrale non prevede un rinnovo del mandato dei consiglieri direttivi, mentre non è chiara la posizione per un eventuale passaggio dal board alla presidenza. In realtà, l’impressione comune a Francoforte è che per il dopo Trichet sia necessaria una figura capace di tenere la barra del consolidamento fiscale a costo di scelte impopolari. Una di queste è la ristrutturazione del debito sovrano di uno o più Paesi membri, il cosiddetto Piano B della Bce per arginare la crisi in corso. Due giorni fa è stato un altro membro del board, Lorenzo Bini Smaghi, a sdoganare questa soluzione durante un suo intervento alla London business school.

Rimangono in gioco anche Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, e Klaus Regling, numero uno del Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria (Efsf). Per l’italiano è giunto ufficialmente l’appoggio del Governo, per voce del ministro Tremonti. Tuttavia, Berlino sta facendo ostruzionismo. Da un lato per l’immagine italiana in Europa, compromessa dalle ultime vicende del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dall’altro per via del passato di Draghi, nel quale pesa l’esperienza professionale in Goldman Sachs. Il settimanale tedesco Der Spiegel aveva già attaccato l’inquilino di Palazzo Koch in passato per il suo passato nella banca di Wall Street. Erano i tempi dell’emersione dei magheggi contabili della Grecia, effettuato grazie alla consulenza di Goldman Sachs. Nonostante ciò, le quotazioni di Draghi sono ancora elevate in virtù della sua carica di presidente del Financial stability board.

Più gradito alla Germania è invece il nome di Regling, l’uomo di ferro specializzato nella tenuta dei conti pubblici. Nel caso non si trovasse una soluzione sostenibile per piazzare Stark all’Eurotower, Berlino opterebbe per Regling. «Immune anche alle critiche più aspre e al balletto della politica, può essere l’uomo giusto per affrontare le sfide più dure per l’Unione monetaria europea»: così il Financial Times sta spingendo il tedesco dell’Efsf.

Se da Francoforte danno per certo il nome di Stark, da Roma è Tremonti a rilanciare Draghi. Archiviando i malumori con il governatore, il ministro di Via XX Settembre gli tende ora la mano. Restano da chiarire due aspetti. Tremonti ha parlato di fronte alla stampa estera, non in un’occasione formale, come in realtà il protocollo imporrebbe. È quindi un endorsement minore, quello italiano? Inoltre, la scelta di scavalcare il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella dichiarazione di appoggio lascia adito a diverse interpretazioni. Prove tecniche da premier?

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