A Niguarda si spara, il Comune sa e non interviene

A Niguarda si spara, il Comune sa e non interviene

Da più di vent’anni lo sapevano tutti: il Comune di Milano, le Forze dell’ordine, la Polizia municipale, gli amministratori degli stabili. Che in via Padre Luigi Monti – zona 9 di Milano, Niguarda – il quartiere fosse piegato da spaccio di droga, racket degli appartamenti abusivi, sparatorie, violenze, non è un segreto per nessuno almeno dal 1982. I residenti dei civici in zona hanno inoltrato, negli anni, esposti alla Procura della Repubblica, denunce, lettere, mail, petizioni per segnalare le situazioni di illegalità, le intimidazioni e gli atti di prepotenza con cui le famiglie Pesco, Priolo e Cardinale si erano impossessate del quartiere. Linkiesta ha in suo possesso gli esposti inviati alla Procura della Repubblica che denunciano lo stato in cui versa il quartiere. Il primo è del 3 marzo 1982, sottoscritto da 51 cittadini e inviato all’Istituto Autonomo Case Popolari e all’ufficio Assessore Edilizia Popolare per segnalare l’occupazione abusiva di un appartamento dell’Aler in attesa di assegnazione. Ma è solo il primo di una nutrita serie.

Nel 1996 un altro esposto, firmato da 9 cittadini della zona, segnalava al Comune di Milano soprusi, intimidazioni, spaccio di sostanze stupefacenti e perfino un suicidio. Risposte dalle Istituzioni? Nessuna. Così nel 2008 e nel 2009. Una residente di uno dei condomini di Monti si è rivolta al sindaco di Milano, all’amministratore dello stabile, al consigliere Matteo Salvini, ai gruppi consiliari di Forza Italia, Alleanza Nazionale e al presidente del consiglio di zona 9, Beatrice Uguccioni (Pd). Questo, peraltro, è l’unico quartiere di Milano in cui, alle scorse amministrative del 2006, ha vinto il centrosinistra per 400 voti di scarto di Ferrante sulla Moratti.
Risposte? Anche in questo caso nessuna. Solo una precisazione dell’amministratore di condominio: «Ribadisco che il mio ruolo è quello di amministratore di condominio e non di tutore della legge. Se il Comune di Milano, proprietario degli immobili, non fa nulla, non vedo chi possa agire in sua vece, certo non il sottoscritto».

Un’altra residente, nel 2009, sporse denuncia alla Caserma dei Carabinieri di viale Fulvio Testi e fece decine di telefonate, tra maggio e luglio 2009, all’Ufficio di Sicurezza del Comune di Milano di competenza del vicesindaco De Corato. Risposte? Nessuna. Ma tutti sapevano. C’è voluto Frediano Manzi, presidente dell’associazione Sos Racket e Usura, che con un video registrato di nascosto, ha incastrato quella che alle cronache è passata come “Lady Gabetti” (Giovanna Pesco), mentre trafficava nel racket degli appartamenti abusivi nella latteria di via Padre Luigi Monti: epicentro delle attività illecite. Un blitz della Squadra mobile di Milano, all’alba di due anni fa, l’ha arrestata per associazione a delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili. Ora è in carcere (tre anni e quattro mesi la condanna emessa nei suoi confronti dal Tribunale di Milano nel luglio 2010). Insieme a lei, la figlia, Anna Cardinale (condannata a due anni di reclusione), mentre il compagno Omar Moreschi è stato prosciolto. Il giorno dell’arresto, in casa Pesco, i poliziotti non hanno trovato un grammo di sostanza stupefacente. Dopo la retata pare che nulla sia cambiato.

Nel maggio del 2010 due italiani, piombati in scooter, hanno esploso sei colpi di pistola contro le vetrate della latteria di via Monti: un regolamento di conti – si dice – col titolare, Francesco Lisa, attualmente indagato per occupazione abusiva continuata dalla stessa Procura Della Repubblica presso il Tribunale di Milano. Oggi le attività illecite continuano. Linkiesta ha chiesto conto al Comune di Milano, assessorato alle Aree Cittadine e ai Consigli di Zona, della situazione. L’assessore Andrea Mascaretti ha risposto così: «Ho verificato con la polizia locale rispetto ai controlli degli interventi effettuati dal Servizio annonaria presso i pubblici esercizi nella zona 9 e posso dirle che dal 1° giugno 2010 al 22 febbraio 2011 sono stati controllati 457 esercizi. La polizia locale ha inoltre precisato che a seguito di violazioni a leggi o regolamenti accertate e contestate sono state emesse dal settore commercio sospensioni di attività. Rispetto alla situazione della latteria di Via Padre Luigi Monti risulta che la Polizia locale abbia monitorato l’attività e che, rispetto all’occupazione degli spazi con tende tavoline e sedie, sia regolare. Il bar risulta essere frequentato per lo più da residenti i quali per buona parte hanno già avuto problemi con la giustizia a vario titolo, truffe, danneggiamenti, piccoli furti. Il bar però è solo luogo di ritrovo, non risultano atti criminosi svolti all’interno. In data odierna (24 febbraio 2011, ndr) da sopralluoghi effettuati lo stesso bar risulta chiuso per lavori svolti in luogo dall’Aem e quindi privi di elettricità». 

Linkiesta ha verificato che alla Polizia annonaria non risultano controlli né interventi sulla latteria. Inoltre, si è recata il giorno prima della risposta dell’Assessorato e la latteria risulta ancora aperta. Gli spacci, a detta dei residenti, continuano. Perché nessuno è intervenuto o interviene? La stessa presidente del consiglio di zona, Beatrice Uguccioni, aspetta due anni di segnalazioni esasperate dei residenti prima di inviare a Letizia Moratti e all’assessore Mascaretti un atto formale come la delibera 124 del 17 giugno 2010 in cui si chiede una verifica dell’attività svolta negli esercizi del quartiere e il ritiro della licenza in caso vengano riscontrati traffici illeciti. Perché, nonostante continue segnalazioni e solleciti dei cittadini, dal primo ottobre 2008 all’agosto 2009 (data del filmato di Manzi) non ha chiesto conto della situazione? E perché, nel testo della delibera non viene mai citata la via Padre Luigi Monti? Le Forze dell’ordine sapevano, così come il comune di Milano, il sindaco, il vicesindaco, gli assessori e i rappresentanti di zona del pd. Qualcuno, oggi che siamo in campagna elettorale, deve spiegare ai residenti perché non ha avviato alcuna azione in merito.

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