In Germania i Verdi vincono, in Italia neanche esistono

In Germania i Verdi vincono, in Italia neanche esistono

Grazia Francescato o Alfonso Pecoraro Scanio? Stamattina, leggendo e rileggendo dell’exploit verde in Germania, ci chiedevamo chi fosse, formalmente, il leader dei Verdi italiani. Niente, non ci veniva in mente il nome giusto. Pensa e ripensa ci siamo, alla fine, rassegnati alle fonti ufficiale, il sito www.verdi.it, e lì abbiamo scoperto che in effetti eravamo fermi al passato. Il Presidente oggi è il romano Angelo Bonelli. Protagonista, andiamo a memoria, di qualche recente sciopero della fame e di diverse polemiche con l’establishment Verde degli ultimi anni, rappresentato ad esempio da Grazia Francescato. Il sito dei Verdi queste polemiche (ormai parecchio datate, invero) le riporta, mentre diversi articoli trovati on-line dicono che Francescato è passata alla Sinistra Ecologia e Libertà di Nichi Vendola.

«Giornalisti cialtroni» direte voi, che si occupano di politica professionalmente e nemmeno sanno chi guida un partito. Un po’ cialtroni forse lo siamo anche, per carità, ma è davvero strano ritrovarsi a non avere certezze su chi guida, e verso quali lidi, la costola italiana del movimento europeo – quello verde – che sta mettendo sottosopra Angela Merkel. La Cancelliera e gli equilibri della Germania, infatti, da oggi non sono più gli stessi anche perché un movimento politico che da noi è ritenuto impercettibile dai sondaggi vince in un laender tradizionalmente non progressista. I Verdi, che a Berlino e dintorni hanno fama di essere forza riformista e favorevole allo sviluppo e alla crescita, rubano voti alla grande socialdemocrazia tedesca. I Verdi cavalcano potentemente lo shock nucleare. I Verdi, i Verdi, i Verdi. 

E da noi? Eh, da noi si ricordano sempre, alle cene in cui si parla di politica, le nudità di Marina Ripa di Meana, che sfoggiava con orgoglio l’unica “pelliccia” che un’ambientalista accettasse di portare. Si ricorda che anche Francesco Rutelli è stato verde, dopo essere stato radicale e prima di diventare diverse altre cose. Si ricorda che l’ultimo vero lampo ha ormai più di vent’anni: il (discutibile) referendum anti-nucleare sull’onda del trauma di Chernobyl. Poi quasi più nulla: il Sole che Ride si è perso nelle nebbie della faide interne, delle diatribe dei giurì d’onore e di scissioni tanto infinitesimali da ricordare quelle dell’atomo. E dire che nel Belpaese, quello che della qualità della vita, del paesaggio può fare uno degli ultimi veri vanti, da fare ce ne sarebbe stato.

La sindrome che ammorba i Verdi, del resto, non è dissimile da quella che ha colpito (quando? come?) tutta la politica non-berlusconiana e il centrosinistra. Mentre il mondo cambiava e la politica, ovviamente, con lui, nelle stanze dei partiti si stava chiusi e riparati a discutere di organigrammi e poltrone. Senza accorgersi che la politica è anzitutto rappresentare interessi e sensibilità, e di conseguenza prendere voti. Abbiamo già visto Tremonti e la Lega Nord cavalcare le paure della crisi e della globalizzazione che colpiscono (in ogni Paese del mondo) i ceti più deboli. Attendiamo, a questo punto, che sia un petroliere del Pdl a far capire a tutti quanto la qualità dell’aria e dell’acqua siano prioritarie per la vita di ciascuno di noi.