A parte che tra i dieci motivi per cui vale la pena vivere, Roberto Saviano non ha inserito la voce “scrivere un secondo libro”, questi elenchi della felicità pubblicati oggi da Repubblica sono di un melenso che viene il diabete solo a lanciare un’occhiata. Tutto è cominciato con lui, lo scrittore di Gomorra che ha messo giù il suo decalogo: dal primato della mozzarella di bufala aversana (non sia mai quella di Battipaglia, eh) all’ultima nient’affatto autoreferenziale che recita così: «Dopo una giornata in cui hanno raccolto le firme contro di te, accendere il computer e trovare una mail di tuo fratello che dice: “Sono fiero di te”». In mezzo, Raffaello Sanzio, Maradona, Bille Evans, Bob Marley. E persino un po’ di sesso, al nono posto, ma in un pomeriggio d’estate e al Sud. Insomma, da Civitanova in su non è la stessa cosa.
E allora che ti fa Repubblica? Chiama all’appello i lettori. Scriveteci, diteci la vostra lista. Un’idea non proprio originalissima. Il maestro di questo format, tra l’altro, scrive su Repubblica, si chiama Michele Serra, ha una rubrica quotidiana intitolata L’amaca. Ma ci torniamo subito.
Gli italiani scrivono, in seimila, e oggi Saviano commenta i loro desideri con una paginone sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. E lo fa così: «Ci sono molte cose che ritornano in queste liste, sempre le stesse, sempre essenziali. L’amore, fare l’amore – ma farlo con la persona che si ama. Lo dicono le donne, però anche moltissimi uomini… C’è un senso fortissimo della famiglia (ma non era in crisi? ndr) in questi elenchi, ma il sentimento dei legami va oltre la cerchia del sangue». E giù altre righe che definire stucchevoli è un eufemismo. Al punto che è lo stesso Saviano ad accorgersene e aggiunge: «Elenchi banali, diranno i cinici, pieni di ipocrisia e falso buonismo, diranno i saccenti».
Ebbene sì, sono un saccente. E me ne vanto, per giunta. E non ce la faccio più a sorbirmi questa carica di buonismo insopportabile infarcito di criptocattolicesimo. Ed è qui che mi appello a Michele Serra, indimenticabile padre di Cuore, settimanale di resistenza umana. Chi non ricorda le corse all’edicola per acquistare l’imperdibile giornale verde e consultare la hit parade delle dieci cose per cui vale la pena vivere? Per provare ogni settimana la stessa sensazione di sollievo quando al primo posto trovavi, imperitura, la figa. E allora sì che ti sentivi meno solo in quell’Italia orfana degli anni Ottanta, quando nessuno saliva in cattedra per indicarti come andava vissuta la vita. Per favore, Michele, regala la collezione al tuo amico Roberto.