Mohammed, il qatariota che sogna di spodestare Blatter

Mohammed, il qatariota che sogna di spodestare Blatter

Il mitico Blatter, padre padrone della Fifa, forse ha trovato un oppositore pericoloso. Si chiama Mohamed bin Hammam ed è l’uomo che ha ottenuto il miracolo (miracolo?) di portare i Mondiali di calcio del 2022 in Qatar. Ha presentato la sua candidatura ufficiale alla presidenza: le elezioni si terranno il prossimo primo giugno a Zurigo, in pratica a casa del diavolo. Sepp il terribile, a lungo fra l’altro considerato nemico dell’Italia, ha in mano le redini del calcio mondiale dal 1981, quando venne nominato perla prima volta segretario generale della Fifa, dal 1998 ne è presidente e l’ultima volta che ha avuto uno sfidante è stato nel 2002, quando sconfisse il numero 1 del calcio africano, il camerunese Issa Hayatou per 139 voti a 56. Blatter ha 75 anni e in fondo ha una carriera da dirigente sportivo più breve di quella di Pescante, l’uomo di Roma olimpica, da 38 anni in sella allo sport italiano. Voleva farsi gli ultimi quattro anni di regno pallonaro in santa pace, magari con la solita standing ovation, prima di passare il testimone all’amico e alleato Michel Platini, appena rieletto con la sua benedizione alla guida dell’Uefa.

Per rimanere al timone della Fifa invece Blatter si dovrà sporcare un’altra volta le mani. Bin Hammam non è un avversario da prendere sottogamba. Ha 61 anni, è perciò pressoché un bambino come dirigente sportivo, anche se è presidente della Federcalcio del Qatar dal 1992, membro dell’esecutivo Fifa dal 1996 e gran capo dell’Afc, Asian football confederation, l’Uefa asiatica, dal 2002. Miliardario, arricchitosi negli anni Settanta, settore costruzioni, edilizia e lavori pubblici, ha dato grande impulso al calcio nel suo continente, allargandone in misura esponenziale il giro d’affari. In particolare, ha avuto notevole successo commerciale, oltre che discreto successo tecnico, la nuova Champions League asiatica, sulla falsariga di quella europea come capacità di marketing e penetrazione nei mercati delle televisioni a pagamento.

Naturalmente si presenta all’insegna del nuovo che avanza. Dice: «Tutto il mondo accusa oggi la Fifa di essere corrotta, perché Blatter ha le mani in pasta da 35 anni. Non importa quanto pulito, onesto o corretto tu sia, se sei lì da troppo tempo rimani senza difese. E il cambiamento diventa ogni giorno di più indispensabile». Due le sue parole d’ordine. Change, ovviamente, e Future, slogan che campeggia nel suo sito internet personale (Blatter non ne ha uno). Presentando la sua candidatura, bin Hammam ha promesso di raddoppiare a 500 mila dollari il contributo Fifa per le federazioni nazionali e ha garantito l’istituzione di una nuova commissione per la trasparenza: «Fair competition è il nostro credo». E tuttavia il suo rapporto con la corruzione è quantomeno controverso. In occasione della sua prima elezione a presidente asiatico venne accusato di aver impiegato almeno 100 mila dollari in bustarelle varie. E nelle scorse settimane Hammam è stato uno dei difensori dei due membri Fifa, il nigeriano Adamu (inchiodato da un video) e il tahitiano Temarii, sospesi dall’incarico perché accusati di avere chiesto tangenti in cambio di voti per la designazione di Russia 2018 e, appunto, Qatar 2022.

Ora Hammam è convinto di avere il sostegno dell’intera Asia e la possibilità di ottenere voti anche fuori dall’Asia. Ma per dare un’idea di come siano volatili le amicizie e le alleanze in seno alla Fifa è bene ricordare che: 1) i Mondiali in Qatar fortemente voluti da Hammam sono stati ottenuti grazie al forte sostegno di Blatter; 2) il primo appoggio alla candidatura del businessman qatariota è venuto da Chung Mong-joon, vicepresidente Fifa uscente, potentissimo uomo d’affari coreano legato al mondo Hyundai, che due anni fa in occasione di un’elezione asiatica per l’esecutivo Fifa ebbe modo di dichiarare: «Bin Hammam è un malato di mente. Dovrebbe andare in un ospedale psichiatrico a farsi curare. Ed è anche a capo di un’organizzazione criminale»; 3) Chung Mong-joon sarà sostituito a giugno come vicepresidente Fifa dal principe giordano Ali Bin Al Hussein, che lo ha appena sconfitto al voto con il pieno sostegno della coppia alleata Blatter-Hammam; 4) all’indomani del suo successo elettorale, il principe giordano ha ringraziato non Hammam, ma Blatter, garantendogli eterna riconoscenza.
Change e future. Facce nuove e aria nuova. L’antiBlatter, per distinguersi e mostrare tutta la sua modernità, si è già detto favorevole all’introduzione immediata delle tecnologie per i gol fantasma. Ma ha anche aggiunto che comunque è favorevole a mantenere i due arbitri supplementari dietro le porte. E nella sua battaglia contro la disoccupazione (non solo degli arbitri) ha anche promesso che allargherà l’esecutivo Fifa da 24 a 41 membri. Diciassette potenziali voti in più. 

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