Gli operai morti alla Saras imbarazzano la sinistra

Gli operai morti alla Saras imbarazzano la sinistra

Ancora una morte sul lavoro e ancora un inspiegabile silenzio da parte della politica. L’operaio (Pierpaolo Pulvirenti, 25 anni, siciliano), vittima stamane di un incidente fatale alla Saras – il petrolchimico dei Moratti – non sembra aver scaldato troppo gli umori dei leader nazionali. Giuliano Pisapia, candidato per il Pd a sindaco di Milano, oggi presentava, nel capoluogo lombardo, la Lista Civica Milly Moratti per Pisapia. Quella Milly, moglie di Massimo (proprietario della raffineria) e cognata del sindaco uscente Letizia Moratti. Dichiarazioni di Pisapia sull’episodio? Non pervenute.

Che il tema “sicurezza sul lavoro” non entusiasmi troppo il Pd sembra chiaro già scorrendo i lanci di agenzia di oggi. Il responsabile economia Stefano Fassina dichiara: «Ancora un’altra morte di lavoro. Ancora un giovane operaio. Ancora alla Saras. Non è accettabile che dopo la tragedia di due anni fa, quando morirono tre operai, si ripetano incidenti di questo tipo alla Saras. Quali misure di miglioramento delle condizioni di sicurezza sono state attuate da allora? Quali controlli? Come è possibile che nel 2010 con un milione di occupati in meno il numero di morti di lavoro rimanga costante, ossia 3 morti al giorno? Che cosa fa ed intende fare il ministro responsabile? Sacconi riferisca al più presto in Parlamento sulla vicenda Saras e sulle misure per contrastare le morti e gli infortuni di lavoro». Per Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, «è una situazione particolarmente drammatica, visto che siamo di fronte al ripetersi di una strage già avvenuta alla Saras».

Ma gli altri? Nessun pronunciamento né dal segretario Pierluigi Bersani, né da quel Nichi Vendola, attuale governatore della Puglia e in predicato di occupare una futura poltrona da leader nazionale, cui si registrano dichiarazioni, oramai, su qualunque emergenza nazionale. Quasi che l’incidente fosse da ascriversi ad “affare regionale”. Se la politica sarda strilla la propria indignazione in direzione di Milano (Moratti) e di Roma (governo), il fronte nazionale tace, quasi sordo ai richiami. Così, al cordoglio espresso dal governato sardo Ugo Cappellacci, così come dal candidato a sindaco di Cagliari per il centro-sinistra Massimo Zedde, non seguono reazioni. A Milano si fa finta di niente, quasi che il sindaco uscente, Letizia Moratti, ricandidata al secondo giro, non dovesse preoccuparsene (il marito, Gianmarco, è uno dei proprietari della raffineria che ha ricevuto per anni finanziamenti dal Cip6, quella formula su “fonti alternative rinnovabili e assimilate” che i contribuenti hanno pagato ciascuno con una precentuale trattenuta sulla propria bolletta).  

Era già accaduto due anni fa. I parlamentari sardi avevano denunciato il disinteresse della politica nazionale, chiedendo di riferire in Aula sull’incidente. Il presidente della Camera Gianfranco Fini, che presiedeva allora un convegno sulla sicurezza sul lavoro, sospese l’assemblea e chiese un minuto di silenzio. Stesso copione in questa circostanza. Il deputato del Pdl Mauro Pili ha chiesto al ministro Sacconi di inviare «dei propri ispettori per valutare le condizioni di sicurezza di tali impianti e delle procedure adottate per la manutenzione di particolari reparti produttivi» e «di avviare una propria indagine sull’accaduto e promuovere tutte le azioni necessarie per evitare che la raffineria di Sarroch debba conoscere nuove croci sul lavoro». In realtà, le responsabilità per i tre morti Saras di due anni fa non sono ancora state accertate: a carico del direttore generale Dario Scaffardi e di altri due manager della raffineria è in corso un procedimento giudiziario per omicidio colposo plurimo. Grande imbarazzo, dunque. I Moratti avevano minacciato di querelare anche il giornalista del Fatto, Giorgio Meletti, che nel suo libro Nel paese dei Moratti, ripercorreva gli incidenti al petrolchimico e delineava una fotografia non incoraggiante del capitalismo italiano. 

E la Saras che dice? Stefano Filucchi, responsabile delle relazioni dichiara: «Ogni giorno ci svegliamo pensando di fare qualcosa in più per la sicurezza. Vogliamo capire che cosa sia realmente successo». In realtà, colpisce che – dopo le promesse della famiglia Moratti – gli investimenti annunciati si siano dimostrati  insufficienti a evitare simili incidenti. Secondo Enzo Costa, segretario generale della Cgil sarda, «Ciò che i Moratti reinvestono è molto poco». Due anni fa gli imprenditori milanesi annunciavano: «Tutto nella nostra fabbrica deve funzionare alla perfezione». Oggi, invece, rieccoli ad esprimere il medesimo cordoglio per un “incidente” drammaticamente simile: «Il presidente, l’amministratore delegato e tutta la direzione di Saras esprimono la loro vicinanza alle tre famiglie coinvolte, e partecipano al dolore della famiglia Pulvirenti», si legge in una nota dell’azienda.

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