E’ iniziata ufficialmente oggi la campagna elettorale di Letizia Moratti. E con oggi, quindi, si apre una fase particolarmente delicata per la legislatura romana di Silvio Berlusconi. Il premier ha deciso infatti di spendersi in prima persona nella “sua” Milano, scommettendo – ancora una volta – sulla propria capacità di determinare una vittoria. Il cammino è meno lineare di quanto possa sembrare lontano da Milano, e la leadership del sindaco milanese non è particolarmente solida, né all’interno della coalizione, né per le strade della città.
Letizia Moratti ha scommesso molto su due scelte strategiche in questi cinque anni di amministrazione: l’Ecopass e l’Expo. Col primo puntava a migliorare la vivibilità e la qualità dell’aria di una città che più di ogni altra in Italia soffre di asfissia. Con la grande manifestazione internazionale del 2015, poi, il sindaco mirava a ridare lustro anche simbolico a una città che era stata capitale di tante cose, in Europa, negli scorsi decenni, e si scopriva invece relegata in una dimensione periferica. Dopo la gestione dichiaratamente “condominiale” di Gabriele Albertini, insomma, Milano doveva ricominciare a pensare su altra scala.
Nessuna delle due scommesse può essere portata da Letizia Moratti come un fiore all’occhiello, nella campagna elettorale che inizia.
Partiamo dall’Ecopass. Il 12 giugno i cittadini milanesi saranno chiamati a esprimersi sul funzionamento e l’utilità della tassa che è stata introdotta per scoraggiare la circolazione dei veicoli più inquinanti. Di fronte alle divisioni che questo provvedimento, fin dall’inizio, ha portato nella sua maggioranza, il sindaco ha pensato di non parlarne proprio in campagna elettorale, attendendo il giudizio degli elettori. Chi, come i Radicali, proponeva un accorpamento del referendum con il primo turno delle amministrative è rimasto deluso. L’accorpamento, del resto, avrebbe comportato un obbligo politico: parlare dell’Ecopass in campagna elettorale. Farne un tema da rivendicare. Dichiarare in modo trasparente dei risultati e dei progetti per la vivibilità di Milano. La Moratti ha preferito esprimersi dopo: dopo le elezioni (che ovviamente punta a vincere), e dopo che i cittadini diranno la loro, in un assolato week end di giugno. Un segnale di debolezza che non ha bisogno di didascalie.
Se si fa fatica a gestire un provvedimento amministrativo su scala cittadina, difficilmente si riesce a condurre in porto con successo una manifestazione di natura internazionale, come l’Expo. Appalti e interessi miliardari; fondi da reperire in un’epoca di grandi ristrettezza; un progetto tematico da sviluppare con decine di paesi stranieri. Una grande opera infrastrutturale, culturale e mediatica che, tuttavia, non è ancora riuscita a superare la fase preliminare: quella dell’acquisto dei terreni su cui far sorgere i padiglioni. Delle aree si sa ormai più o meno tutto, ma ancora non è chiaro come e quando entreranno in possesso della società che gestisce l’Expo. Letizia Moratti paga senza dubbio la scarsa propensione alla spesa del ministero guidato da Tremonti (che di Expo è azionista al 40%) ma anche, sicuramente, una macchina organizzativa comunale che ha cambiato troppe volte linea e staff. Il risultato è che a tre anni dall’assegnazione siamo al giorno zero, le date d’inizio lavori continuano a slittare e in città, quella che doveva e poteva essere un’opportunità, è diventata una parola dal suono strano e dal significato misterioso.
Non andremo oltre, per ora, a elencare gli insuccessi strategici del Sindaco, che anche nella decisione di far fondere Aem con Asm Brescia, dando vita ad A2A, sembra aver mancato – a conti fatti – molti obiettivi e sicuramente il principale, cioè conservare il carattere italiano di Edison.
E’ in questo contesto che la Moratti inizia una campagna elettorale non facile, e che potrebbe perfino riservare delle sorprese. I sondaggi più o meno riservati (e più o meno attendibili) che circolano in queste settimane sembrano garantire che si andrà al secondo turno. L’ipotesi che l’entourage del sindaco puntava con forza a scongiurare sembra insomma certa, benché Pisapia non sia dotato né di grande popolarità né del carisma del trascinatore. Del resto, dentro la sua coalizione la Moratti non ha mai suscitato gli entusiasti della Lega e ha serie difficoltà con il mondo della Compagnia delle Opere che fa riferimento, politicamente, al governatore Roberto Formigoni. Il terzo Polo, che a Milano candida il trentenne Manfredi Palmeri, punta a essere decisivo nella sconfitta di Moratti e Berlusconi, per riaprire un’ipotesi politica che sembrava arenarsi nelle secche del parlamento.
Al giudizio degli elettori non si sottopone solo l’amministrazione di Letizia Moratti, ma anche lo stato di salute del berlusconismo. Più di molte alchimie parlamentari, saranno gli elettori milanesi a restituirci una radiografia accurata di una parabola politica iniziata, proprio a Milano, diciassette anni fa.