Tasse e nucleare affossano il vice della Merkel

Tasse e nucleare affossano il vice della Merkel

BERLINO – La prima vittima illustre dei disastrosi risultati elettorali della coalizione di Angela Merkel nelle elezioni di Baden Württemberg e Renania-Palatinato è arrivata oggi. Si tratta niente meno che del vicecancelliere Guido Westerwelle, anche conosciuto come Superguido, leader del partito liberale Fdp, vicecancelliere e ministro degli Esteri che si vede costretto a non ricandidarsi alla guida del partito e farsi carico così dei buona parte della batosta elettorale. Westerwelle vorrebbe rimanere agli esteri, ma il suo destino è a rischio.

Sembrano lontani i tempi in cui i giornali dedicavano ampio spazio a profili ricchi di elogi di Superguido, quel candidato gay che aveva portato l’Fdp a raggiungere uno storico 14,6% alle elezioni politiche, un risultato mai visto prima. Sembra una vita fa, ma era solo il 2009, quando il brillante risultato impose Westerwelle come vice cancelliere e alleato naturale di Merkel. Da allora, di Guido (spesso i tedeschi si riferiscono a lui cosí, amichevolmente, solo con il nome) si è detto di tutto, passando dall’elogio come «uomo del cambiamento» alla condanna come «zavorra» di Merkel. L’Fdp non è infatti riuscito a mantenere le sue più importanti promesse elettorali: abbassare le tasse e potenziare l’uso dell’energia nucleare. La prima proposta è stata quasi da subito respinta dagli alleati, sulla seconda, la coalizione ha fatto le capriole dopo la catastrofe di Fukushima.

I sondaggi annunciavano da tempo un calo della popolarità del vice della Merkel. Se le elezioni fossero alle porte, l’Fdp avrebbe difficoltà a raggiungere il 5% per entrare in parlamento. I risultati nelle elezioni regionali del 27 marzo hanno confermato questo dato: mentre nel Baden Württemberg il partito ha raggiunto solo un 5,3%, appena sufficiente per entrare in parlamento, in Renania-Palatinato non ce l’ha fatta ed è rimasto fuori, così come anche, alcune settimane prima, in Sassonia-Anhalt. La responsabilità di questo risultato è rimbalzata immediatamente a Berlino dove, da allora, si parla delle possibili dimissioni di Westerwelle dalla presidenza del partito.

Domenica Westerwelle ha confermato di fronte alle telecamere quello che da tempo ci si aspettava. Gli sono bastate 13 parole per assicurare che non si presenterà alla rielezione come leader dei liberali nel prossimo congresso del partito a maggio. Si è detto «tranquillo», visto che l’Fdp «può contare su giovani capaci», in grado di sostituirlo. Questa mattina, in un incontro con i liberali, Westerwelle avrebbe poi detto che «è perfettamente chiaro che chi viene eletto come presidente, se appartiene al governo, assumerà anche l’incarico di vicecancelliere». Vorrebbe però rimanere come ministro degli Esteri, ma anche su questo aspetto ci sono molti punti interrogativi.

Sono molti i membri dell’Fdp che credono che sia finita l’era di Guido e che nel futuro dell’Fdp non ci sia posto per lui, così come ha dichiarato Gerhart Baum, ex ministro degli Interni. «Un nuovo inizio credibile è possibile solo senza Westerwelle, è difficile digerire da parte dei cittadini che un politico lasci la presidenza del suo partito, perché lo stesso partito non lo vuole più, però allo stesso tempo continui a rappresentare il Paese all’estero», ha detto Baum a Spiegel on line.

La permanenza di Westerwelle al comando del ministero degli Esteri non è compromessa solo dai risultati elettorali, ma anche dalle contemporanee polemiche che si sono generate di fronte alla decisione della Germania di non partecipare alla missione Nato in Libia. Una posizione che, secondo i critici, farebbe perdere amici e credibilità alla Germania sullo scacchiere internazionale, ma che è comunque molto popolare tra la popolazione tedesca.

Non è escluso che la rinuncia di Westerwelle possa causare alcuni sconvolgimenti nell’esecutivo di Merkel: tra i candidati favoriti alla successione c’è il ministro della salute Philipp Rösler, 32 anni, il più giovane del gabinetto. Se Rösler venisse eletto presidente, potrebbe rivendicare il ministero che da sempre vuole, quello dell’Economia, attualmente in mano al compagno di partito Reiner Brüderle, che però non ha nessuna intenzione di lasciare il suo posto. Fino ad oggi le speculazioni rimangono in sospeso, l’Fdp ha rimandato a domani la decisione.
 

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