«Treni bloccati a Ventimiglia? Ha ragione la Francia»

«Treni bloccati a Ventimiglia? Ha ragione la Francia»

Professor Nascimbene, ha visto quello che sta succedendo al confine? Cosa dice delle reazioni dei ministri Maroni e Frattini?
Dico che la Francia ha ragione. Certo può apparire semplificatorio perché dovrei argomentare con un bel po’ di «a condizione che…». Ma, nel complesso, ha ragione. Quanto ai nostri ministri, sono dichiarazioni politiche, ma che poco hanno a che spartire con il diritto dell’Unione europea.

Sia più chiaro.
Restiamo all’oggi. Il ministero dell’Interno di Parigi ha definito il provvedimento «temporaneo», «eccezionale», «legato a motivi di ordine pubblico». Come dar loro torto? Bisognerebbe esser stati lì e dimostrare che nulla stava succedendo. In punta di diritto tutto è in regola. Ci sono politici molto preparati, in Francia… Non si prendono la responsabilità di atti che violino o forzino la legge. Lo stesso ministro dell’Interno Claude Guéant ha una preparazione da Alto funzionario dello Stato. Sono meno politici e più tecnici, loro…

Ma questa è una sospensione di Schengen?
Ma no. Si tratta di una sospensione unilaterale del traffico ferroviario solo in quella tratta, o forse in due. Capisco che ha una ricaduta politica e che una lettura politica del fatto sia legittima. Ma dal punto di vista tecnico, non siamo in uno di quei casi – previsti dal trattato di Schengen (l’Italia lo ha fatto per i G8 di Genova e L’Aquila) – di chiusura delle frontiere. Dalle notizie che abbiamo, tutti gli altri valichi sono aperti e anche quelli stradale e autostradale e pedonale tra Ventimiglia e Mentone. Anzi, quasi non capisco perché ci incaponiamo a volerli far passare da lì questi immigrati. Magari, in qualche altro punto di frontiera, passerebbero a piedi o in bicicleta tranquillamente, fischiettando. C’è una componente politica anche in questo nostro fare di Ventimiglia un simbolo.

Eppure ieri la Francia sembrava aver cambiato idea ed essere pronta a fare la sua parte nell’accoglienza degli immigrati.
Adesso si rimanda, sempre dal punto di vista politico, al vertice Berlusconi-Sarkozy del 26 aprile. Lo stesso ministro Maroni ha detto oggi che quella “sarà l’occasione di riallacciare rapporti amichevoli, per risolvere la questione, perché abbiamo tutto l’interesse a mantenere ottimi rapporti con la Francia”. Ma mancano ancora nove giorni e forse sarebbe il caso di trovare prima una soluzione politica…

Scusi se insisto, ma in che senso diceva allora che la Francia ha ragione?
Non mi occupo dell’aspetto umanitario o solidaristico. Né politico-diplomatico. Dico che, contrariamente a quanto si ripete da giorni in Italia, Parigi non viola nessuna regola comunitaria né nessuno spirito europeo. I cinque punti che esigeva  il governo transalpino nella circolare ai prefetti sono legittimi. Solo alcuni di questi sono sodddisfatti adesso, mentre altri restano scoperti.

Quali?
Allora, sul permesso di soggiorno ci siamo. Sul titolo di viaggio anche. Resta più nebulosa la questione dei famosi 31 (se hanno un congiunto) o 62 euro al giorno necessari per il sostentamento… E poi la Francia (così come gli altri Paesi) ha un diritto di controllo sul fatto che quelle persone non siano segnalate a livello Schengen come pericolose per la sicurezza nazionale o l’ordine pubblico. Parigi rivendica questo diritto. L’Italia dovrebbe (ma su tutti i giornali non trovo che i verbi al condizionale) aver notificato i nomi alla Commissione europea l’8 aprile. Fatto sta che, almeno dai miei controlli, non ve n’è traccia né sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue né sul sito del Gai, l’ufficio Giustizia e Affari Interni del Consiglio. Nessuno sembra sapere dove siano pubblicizzati questi nomi, e la Francia rivendica il diritto a conoscere chi fa entrare sul suo suolo. Né, finora, ho trovato, e mi sembra paradossale visto che i termini sono scaduti, l’indicazione del dato finale, definitivo e incontrovertibile, di quanti siano alla fine i permessi temporanei di soggiorno rilasciati. Diecimila? Molti meno? Di più? Boh. Non si vedono sui giornali che “fonti riservate” e “ notizie non confemate”. Possibile? Che pasticcio…

Quindi non si può dire, come sta facendo il governo italiano, che la Francia viola le norme Ue?
Ma assolutamente no. E la Francia ha pure il conforto del diritto – comunitario e internazionale – quando, per gli aspetti non regolati da Schengen, invoca trattati bilaterali, come quello di Chambéry. È l’Italia semmai che viola le norme Ue, ad esempio non recependo la direttiva rimpatri. Tanto che è già in corso contro Roma una procedura d’infrazione…
Per finire, io direi che noi dobbiamo fare la nostra parte, con meno isterismi. Insomma, se nel quadro del nostro orientamento giuridico riteniamo giusto aiutare questa gente e concedere loro dei permessi temporanei di soggiorno, facciamolo. Ma senza cercare subito lo scontro con l’Ue. Abbiamo una legge del 1998 che prevede che di fronte a eventi di eccezionale gravità si possa concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari a persone entrate sul territorio nazionale. Nessuno può fare obiezioni a che si applichi in Italia una legge italiana. E l’abbiamo applicata. Che poi questa legge debba valere per gli altri Stati è questione che non ha basi giuridiche. La cosa può essere risolta politicamente. Ma a patto che calino i toni polemici e che la si finisca di ripetere che gli altri violano le norme Schengen. Semplicemente perché non è vero. Lo dice anche il Presidente Napolitano. Mi sento in buona compagnia.

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