Stupore. Questo è il sentimento che deriva dall’arresto del direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn. Le accuse sono fra le più pesanti, molestie sessuali e stupro. Eppure, guardando il mondo dei social network, il giudizio è contrastante. Da un lato, i detrattori di DSK rimarcano la sua passione per le donne, ai limiti dell’erotomania. Dall’altro, i garantisti vedono nella tempistica e nella modalità d’esecuzione dei reati contestati la prova di una macchinazione nel confronti dell’economista che era il più arcigno avversario (anche se ancora informale) di Nicolas Sarkozy alle prossime presidenziali di Francia.
Negli Stati Uniti la notizia è stata subito battutissima. E non sono state poche le critiche all’atteggiamento di DSK, da sempre considerato sensibile al fascino femminile. «Ama le donne, forse pure troppo», twittavano da New York nei primi istanti dopo l’annuncio dell’arresto. Eppure, dopo una prima serie di post fra l’ironico e il serioso, è iniziato il ricordo di tutte le altre situazioni analoghe di DSK. In molti americani, su Twitter, hanno paragonato lo scandalo dell’economista francese a quello del presidente statunitense Bill Clinton, coinvolto in una liaison con la stagista Monica Lewinsky. E anche il quotidiano online Slate, come il New York Post, hanno ricordato quanto successo nello Studio ovale dal 1995 in poi. In realtà, come fanno sempre notare su Twitter, lo scandalo DSK «sarebbe prima o poi venuto fuori, dato il personaggio coinvolto».
Il garantismo, almeno sui social network, non manca. Sia su Twitter sia su Facebook non sono pochi i post che parlano di complotti. «Troppo strano che DSK sia stato arrestato proprio adesso», twittano da Parigi. In effetti, osservando la reazione dei media transalpini, qualche legittimo dubbio emerge. In molti, su Twitter, come sui Facebook e sui blog, si sono domandati come mai la cameriera del Sofitel di Times Square non sia immediatamente uscita dalla stanza dopo aver notato che il proprio inquilino era sotto la doccia. A invocare alla prudenza è anche il Governo francese che, in una nota ufficiale, ha smorzato i toni, già fin troppo esasperati dai media.
C’è poi la questione Grecia. «E ora che ne sarà di Atene?», twittano da Londra. In effetti, nei primi istanti dopo l’arresto di Strauss-Kahn erano in molti a credere che la vicenda potesse frenare il processo di aiuti erogati proprio dall’istituzione di Washington nei confronti del Pireo. Nonostante ciò sono arrivate in fretta e furia le raccomandazioni alla calma. Una di queste è stata quella di Nouriel Roubini, l’economista della New York University che ha predetto la crisi subprime. E anche per lui, vige il garantismo. «DSK è innocente fino a prova contraria», ha twittato Roubini, ricordando la campagna denigrativa iniziata dalla stampa francese vicina a Sarkozy. L’ultimo invito alla razionalità in ordine temporale è giunto dall’Economist intelligence unit, il centro studi della bibbia economica mondiale. Secondo Megan Greene «non ci sarà un impatto concreto sui salvataggi nell’eurozona». Resta però il rischio di base, derivante da un ritardo nella gestione del cambio di governance interna. La direzione generale è stata assunta ad interim da uno dei vice di DSK, l’americano John Lipsky, che pochi giorni fa aveva comunicato la propria imminente uscita dall’ente di Washington.
Infine, c’è il Fondo monetario internazionale. È iniziata la corsa alla successione di DSK, con diversi candidati eccellenti. Secondo il Financial Times il più quotato è Kemal Dervis, ministro turco delle Finanze, ma è in ottima posizione anche Stanley Fischer, governatore della Banca d’Israele. I bookmaker londinesi invece danno in testa l’indiano Shri Sridhar. Tuttavia, ci sarà tempo per il dopo DSK. Nel frattempo ieri, in riferimento allo scandalo, è stato rilasciato un secco comunicato stampa a cura di Caroline Atkinson, numero uno delle relazioni esterne dell’istituzione di Washington. La scelta è quella del silenzio. Non poteva essere altrimenti.