«La vita è una carta meravigliosa» recita lo spot della Regione Lombardia per la carta gialla dei servizi che racchiude tessera sanitaria, codice fiscale e altri servizi. Partita in via sperimentale nel 1999, nelle intenzioni del Pirellone è uno «strumento innovativo per facilitare e agevolare nel quotidiano il rapporto tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione». Oggi la Regione l’ha distribuita a 9,5 milioni di lombardi ma i lettori di smart card che rendono effettivamente utilizzabile la carta sono solo 410mila, in concreto un apparecchio che che collegato al Pc permette di utilizzare tutti i servizi online: dalla scelta del medico di base fino ai finanziamenti per la disoccupazione.
Così la Carta regionale dei servizi (Crs) si è arenata tra sprechi e affari. Ogni anno la Regione «gira» alla società di servizi tecnologici Lombardia Informatica oltre 200 milioni di euro per la gestione e manutenzione di tutta la complessa rete dell’informatica sanitaria legata ai servizi della Crs: 250 milioni nel 2010, 216 nel 2009, fino ad arrivare a un miliardo e 532 milioni di euro nei dieci anni di vita della carta. Una grossa fetta di affari per Lombardia Informatica (controllata dalla Regione stessa) alla quale spetta un canone annuale di 11,25 euro per ogni carta distribuita attivata e anche 8 euro per ogni carta non consegnata per motivi a essa non imputabili. Nel 2010 sono oltre 35 i milioni di euro a Lombardia Informatica per il canone delle card gialle. «Il rapporto tra soldi spesi e utilizzo della carta è molto deludente: 214 euro per cittadino per poter comprare le sigarette ai distributori automatici (serve come certificazione della maggiore età) per entrare nelle sedi regionali e come codice fiscale e tessera sanitaria in farmacia. Un po’ poco» spiega Alessandro Alfieri, consigliere regionale del Pd.
Lombardia Informatica ribatte che «è impossibile quantificare la spesa perché il progetto è molto più ampio». Ma oltre al costo della carta c’è anche il business del lettore di smartcard che permette di accedere online attraverso una password personale. Nel 2006 Lombardia Informatica bandisce la gara per per acquistare 1 milione di lettori per un valore massimo di appalto da 4,8 milioni di euro. Il problema era evidente: una volta diffusa la Crs occorreva anche farla funzionare. A vincere la gara al massimo ribasso è una piccola società di Roma, per 1,7 milioni di euro. Ma il ricorso al Tar (i lettori non avevano superato i test e non funzionavano su tutti sistemi operativi) assegna due anni dopo la fornitura di 600mila lettori alla società Bit4Id di Napoli, imponendo il prezzo di 2,85 euro per ogni singolo apparecchio. «È stata una gara sofferta – spiega l’amministratore della società napoletana Antonio Chello – e la Regione ci ha imposto un prezzo inferiore del 30% alla nostra offerta. Nonostante il ribasso abbiamo dovuto accettare».
Risultato? Circa 400.000 famiglie sono oggi dotate di lettori Crs, per una stima di oltre 1.200.000 di cittadini secondo i dati di Lombardia Informatica. Un risultato raggiunto anche grazie alla campagna vendita del 2009 in allegato ai quotidiani (a 7 euro e 50) e alla distribuzione gratuita a Biblioteche e Comuni. Ma che di fatto taglia ancora fuori gli altri 8 milioni e 300mila lombardi che ce l’hanno in tasca ma non sanno bene come servirsene. Oggi molte card sono in scadenza dopo i primi 6 anni di vita. «Fino alla fine del 2010 avevamo circa 5 milioni di Pin attivati – confermano da Lombardia Informatica – poi molte carte sono scadute e abbiamo avuto un crollo di utenti». Oggi il servizio online è utilizzato solo da un lombardo su cinque e per chi volesse usare la Crs l’unica soluzione è rivolgersi ai comuni o alle biblioteche dove il lettore è attivo, oppure acquistarlo in negozio. Il prezzo? Trenta euro.