Nella città più ricca d’Italia, il denaro non dorme mai, soprattutto quando gli occhi della politica milanese sono rivolti al futuro inquilino di Palazzo Marino.
Lunedì, in piena conta dei voti post ballottaggio, A2a, società controllata dal Comune, ha convocato un consiglio di amministrazione in cui, con ogni probabilità, si discuterà di Metroweb. Una partecipata – che possiede i cavi del web cittadino – considerata non strategica né dal numero uno di Foro Bonaparte, Giuliano Zuccoli, né da Letizia Moratti. Il motivo è facilmente intuibile: la società ha un debito di 210 milioni di euro, che pesa come un macigno sulle casse municipali.
Peccato che, a leggere la lunga lista di nomi che si sono fatti avanti per accaparrarsi il ricco bottino (Milano è la città più cablata al mondo, con una percentuale di penetrazione che sfiora il 90%), dai giganti Vodafone e Wind, al fondo infrastrutturale F2i di Vito Gamberale, dagli attori “di sistema” Intesa Sanpaolo, Generali e UniCredit, che poi hanno smentito, al fondo Clessidra guidato dal vulcanico Claudio Sposito, qualche dubbio sulla bontà della dismissione poteva anche venire. Se è fuor di dubbio che i britannici di Stirling Square Capital, che nel 2006 acquisirono la maggioranza delle quote di Metroweb per soli 26 milioni di euro, guadagneranno non poco dalla vendita, è altrettanto vero che tentare di liquidare la spinosa questione proprio lunedì, in favore della cordata “sistemica” F2i – Banca Imi, significa voler vincere facile.
A riprova che il business sotto la Madonnina procede spedito sull’onda del ballottaggio, ieri è arrivato il via libera al raggruppamento capitanato da Impregilo e comprendente Ansaldo Sts, Ansaldo Breda, Atm e Sirti sui concorrenti dell’emiliana Pizzarotti, con i francesi di Thales e i tedeschi di Siemens, per la realizzazione della metro 4, che taglia la città da Linate-Lorenteggio. Una commessa da 1,7 miliardi di euro, di cui poco meno di un terzo (401 milioni) sborsati dal Comune. Anche in questo caso, la tempistica del via libera di Palazzo Marino desta qualche perplessità. Così come i nomi degli aggiudicatari: Massimo Ponzellini, che oltre a essere il numero uno di Impregilo è anche il presidente della Banca Popolare di Milano, e Elio Catania, presidente di Atm e membro del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo.
Una banca che sulle infrastrutture ha sempre puntato forte, come ha sottolineato ieri in un’intervista al Mondo Corrado Passera, parlando di «un volano di sviluppo formidabile sia a breve che a medio periodo».
Mentre Milano ritorna un laboratorio politico per il Paese, questo volano di sviluppo che sta nel sottosuolo, dove viaggiano persone e dati, è già stato spartito. Senza aspettare il parere, non richiesto, della politica.