Indipendentemente da come andrà il referendum sul nucleare, facciamo fatica a credere che ci saranno grandi e improvvisi cambiamenti nella nostra strategia energetica. In Italia, si sa, comandano Eni ed Enel, entrambe partecipate in maniera decisiva dal pubblico, cioè dallo Stato.
Questo referendum poteva essere una bella occasione per una discussione seria su quale futuro pensiamo per il nostro paese e il suo approvvigionamento energetico. Si poteva parlare seriamente di come fare con le rinnovabili, col gas, col petrolio ed eventualmente col nucleare. Complice Fukushima e l’infinita politicizzazione di ogni voto, nel nostro paese, questo dibattito non c’è stato: o se c’è stato non ce ne siamo accorti. Però, ci piacerebbe prendere (e magari provare a imporlo alla nostra classe dirigente) un impegno per il futuro: parliamo, seriamente, del futuro energetico dell’Italia. Aldilà di Fukushima, dei referendum pro o contro Berlusconi, e di tutto il resto, ne abbiamo davvero bisogno.Anzi, chiunque voglia governare da adesso in poi deve saperci dire in modo chiaro come immagina l’Italia tra dieci anni, e come farà, il nostro paese, a far funzionare le case e le aziende. Ma per davvero.
12 Giugno 2011