Il Caldoro furioso invoca San de Magistris

Il Caldoro furioso invoca San de Magistris

NAPOLI – È uno Stefano Caldoro furioso, quello che convoca in un pomeriggio domenicale la conferenza stampa in Regione, dopo la notizia dell’indagine che lo vede coinvolto per «epidemia colposa» nell’ambito dell’emergenza rifiuti in Campania. Il presidente della Regione esordisce subito con un «Non ci sto, non ci sto, non ci sto. Non pago per le colpe di altri»: l’accusa lo vede nei fatti accomunato all’ex governatore Antonio Bassolino e all’ex sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, indagati con la stessa ipotesi di reato.

E così, l’ex ministro Pdl di area socialista, da un anno al timone di Palazzo Santa Lucia, riceve la prima, amara, “sfogliatella”. Come lui, praticamente tutti i rappresentanti istituzionali che si sono trovate a fare i conti con la castastrofe rifiuti sono finiti sotto inchiesta. Commissari di governo, sottosegretari, prefetti, amministratori comunali: la lista degli avvisi di garanzia nel corso di vent’anni di eterna emergenza è lunghissima.

Come sempre più spesso sta accadendo nelle ultime ore, Stefano Caldoro usa la tattica de Magistris, allineandosi al sindaco, sicuramente in questa fase più benvoluto e mediaticamente più “tonico”. ll leit motiv è l’intreccio fra camorra e poteri forti nel ciclo integrato dei rifiuti: «La malavita guadagna sulla crisi e sull’emergenza rifiuti e non ha alcun interesse che il sistema funzioni – dice Caldoro -. E anche quello che sta avvenendo a Napoli, come ha denunciato il sindaco de Magistris, deve far scattare l’allarme. Credo che dietro ci sia la camorra e per questo il mio è un no deciso e netto a subire i ricatti dai clan».

Poi, l’annuncio che di fatto scava un solco tra Palazzo Santa Lucia e Palazzo Chigi: «Fino a che non ci saranno risposte forti da parte del governo e degli enti locali della Campania, abbandona i tavoli istituzionali e nazionali presso il governo e la prefettura». Una spallata domenicale che rappresenta l’ennesimo segnale di Caldoro a Roma: dopo aver preso sempre più le distanze dall’ingombrante figura dell’ex sottosegretario e leader del centrodestra campano Nicola Cosentino, Caldoro scalpita nuovamente, rivolgendosi direttamente al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per superare i veti della Lega Nord e arrivare giovedì ad un decreto “salva Napoli”. I lùmbard, però, non ci stanno: c’è il senatore (Sergio Divina) che propone smaltimento sulle navi attraccate nel golfo partenopeo; c’è il presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni che parla di «problema locale, non nazionale».  Ma soprattutto c’è Umberto Bossi che in serata chiude definitivamente al decreto: «Napoli deve trattare con tutte le regioni, non può sperare in un decreto legge che scavalchi le scelte del Tar del Lazio».

Nel frattempo, se le giacenze in strada continuano a calare (sotto le 2mila tonnellate), grazie al lavoro 24 ore su 24 messo in campo dal Comune partenopeo che sta stoccando il pattume in un’area della provincia, i medici della Federazione italiana pediatri (Fimp) lanciano l’allarme su un incremento del 10-20 per cento delle patologie respiratorie per i tra i bambini. E Ignazio Marino, senatore Pd e presidente della Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, annuncia che invierà i carabinieri del Nas in Campania. La città è diventata di nuovo un palcoscenico internazionale per i media: da qualche giorno è sbaracata all’ombra del Vesuvio anche Al Jazeera.
 

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