Prima i ministeri al Nord, adesso i pedaggi sul Raccordo anulare. La finta guerra tra Roma e Milano all’interno della maggioranza va avanti. Da una parte la Lega, dall’altra il partito capitolino del sindaco Gianni Alemanno e della governatrice del Lazio Renata Polverini. Il gioco delle parti prosegue tra annunci e minacce: ieri il viceministro Roberto Castelli ha detto che «i romani sono culturalmente arretrati», oggi il primo cittadino della Capitale ha risposto che combatterà «rispondendo colpo su colpo». Eppure, chissà perché, quando il Governo cerca in Parlamento i voti per andare avanti – solo due giorni fa l’ultima fiducia alla Camera – i consensi non mancano mai.
Slogan a parte, Silvio Berlusconi può stare tranquillo. L’alleanza Lega-Pdl per ora tiene. Né il Carroccio, né i fedelissimi di Alemanno hanno intenzione di rompere. Su questo Umberto Bossi è stato chiaro: «Se votassimo adesso – ha ripetuto domenica scorsa a Pontida – vincerebbe la sinistra». Lo scontro mediatico serve, semmai, a racimolare un po’ del consenso sparito. La Lega tuona contro Roma per riconquistare gli elettori persi per strada, Alemanno e Renata Polverini cercano l’investitura popolare attaccando la Lega. Non è un caso che entrambi gli schieramenti abbiano riempito le città di banchetti per le rispettive raccolte di firme.
Non bastava la vicenda dello spostamento dei dicasteri al Nord. Adesso arriva anche la questione pedaggi. Nel pomeriggio di ieri i muri di Roma erano stati appena tappezzati con migliaia di manifesti gialli – «I ministeri restano qui e il raccordo non si paga. Roma ha vinto. Grazie Alemanno e Polverini» – quando il viceministro alle infrastrutture Roberto Castelli ha messo in scena l’ennesimo atto della rappresentazione. Intervenuto in commissione a Montecitorio ha confermato che le tratte autostradali collegate al Grande raccordo anulare e la Roma-Fiumicino diventeranno presto a pagamento. E, tanto per rincarare la dose, più tardi ha spiegato: «A mio avviso i romani non vogliono pagare il pedaggio sul Gra perché sono culturalmente arretrati: sono convinti che lo Stato debba pensare a tutto».
E via al balletto delle dichiarazioni indignate. Con Alemanno ormai «stanco di questo offese gratuite», Polverini che «pretende le scuse ufficiali». E a nulla è bastato il dietrofront di Castelli, che l’altroieri in serata aveva corretto il tiro: «Non ce l’avevo con i cittadini romani, di cui ho il massimo rispetto, ma con i politici della Capitale». Anche stamattina i rappresentanti del «partito romano» (così battezzato dal sindaco) hanno proseguito la recita del copione. «Tutti questi atteggiamenti sono indice di ignoranza, di mancanza di cultura di governo – le parole di Alemanno – Sono veramente infastidito». E chi si appella alla Costituzione, chi al federalismo. Chi inneggia all’Unità d’Italia e chi all’autodeterminazione dei popoli. Insomma, tra Roma e Milano è in corso l’ennesimo scontro senza esclusione di colpi. Almeno fino al prossimo voto di fiducia.