Dopo tre anni in via Arenula, il ministro della Giustizia Angelino Alfano è pronto a lasciare. Appena sarà formalizzata la nomina a segretario politico del Pdl, il Guardasigilli dirà addio all’incarico di governo. Cosa resta del suo operato? Alfano passerà probabilmente alla storia per l’omonimo Lodo. Nel suo triennio alla Giustizia è ricco di interventi e provvedimenti assai meno famosi di quello. Alcun efficaci, altri meno. C’è il disegno di legge sulle intercettazioni, ancora fermo in Parlamento. Ma anche la riforma del processo civile e il Piano straordinario contro le mafie.
Il primo grande intervento legislativo è proprio quello sulle intercettazioni, la “legge bavaglio”. Un provvedimento teso «a riaffermare il diritto alla privacy dei cittadini», secondo il ministro. Per le opposizioni, «la morte della giustizia penale in Italia». Dopo una prima approvazione alla Camera e un passaggio al Senato, il ddl è tornato a Montecitorio. Dove è fermo dalla scorsa estate.
Nel luglio del 2008 il Guardasigilli presenta due disegni di legge insieme alla collega delle Pari opportunità Mara Carfagna. Due interventi per combattere la violenza sessuale e il nuovo reato di “atti persecutori”, il cosiddetto stalking (poi introdotto per decreto nel febbraio 2009). Nello stesso periodo il Guardasigilli presenta il Lodo Alfano. Il disegno di legge che sospende i processi penali nei confronti delle alte cariche dello Stato. Stavolta l’approvazione delle Camere arriva in tempi brevissimi. A bocciare la legge ci pensa la Corte Costituzionale, nell’ottobre del 2009. Secondo la Consulta per introdurre le immunità previste nel ddl non è sufficiente una legge ordinaria.
Particolarmente rilevante la riforma del processo civile. Divenuta legge nel giugno 2009. Tra le principali novità previste dal provvedimento del Guardasigilli – finalizzato a ridurre la durata dei processi – ci sono i maggiori poteri dei giudici di pace, il “taglio” dei tempi processuali di alcune fasi del giudizio ordinario di cognizione, l’introduzione di un “calendario del processo” e di un filtro per i ricorsi davanti alla Corte di Cassazione.
Nella stessa legge viene inserita una delega al Governo per l’emanazione di norme sulla mediazione in ambito civile e commerciale. Delega poi attuata nel marzo 2010. L’obiettivo della riforma è quello di ridurre il numero di nuove cause. Il decreto legislativo n.28 istituisce l’obbligatorietà della mediazione per la risoluzione di una serie di controversie dal 21 marzo 2011 (dal 2012 per quelle relative a condomini e risarcimento danni legati alla circolazione di veicoli e natanti).
Nel dicembre 2009 si apre il capitolo della digitalizzazione della Giustizia. Prima un decreto sulla funzionalità del sistema giudiziario, poi – nel marzo 2011 – il Consiglio dei ministri approva il Piano straordinario per garantire il passaggio on-line di atti, notifiche e pagamenti. Pochi giorni fa, intervenuto in una conferenza stampa con il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, Alfano ha confermato l’adozione del Piano da parte di 386 uffici giudiziari su 477, pari all’81 per cento del totale.
Altre iniziative del Guardasigilli sono rivolte alla lotta alla criminalità organizzata. Nell’agosto 2010 diventa legge il Piano straordinario contro le mafie voluto dai lui e Roberto Maroni. Obiettivo dell’intervento è quello di riorganizzare e integrare la disciplina antimafia, con particolare attenzione al monitoraggio degli appalti pubblici. Un Piano – nelle intenzioni del ministro – per «aggredire» i patrimoni dei mafiosi e le ecomafie. Norme più specifiche sulle confische dei beni alla criminalità organizzata, peraltro, erano già contenute nei pacchetti sicurezza adottati con il titolare del Viminale.
Per risolvere il problema dell’affollamento delle carceri, nel gennaio 2010 il governo proclama lo stato d’emergenza. Il progetto del ministro Alfano prevede la creazione di oltre 21mila nuovi posti. Stando alle cifre pubblicate dal sito del ministero, però, il Piano carceri approvato nel giugno seguente dal commissario straordinario Franco Ionta ne permetterà la costruzione di circa 9mila. Alfano propone, poi, l’assunzione di 2mila agenti di Polizia Penitenziaria. Secondo l’opposizione, ne servirebbero almeno il triplo. Ma non c’è solo il Piano carceri. Lo scorso dicembre è diventato legge un altro provvedimento voluto dal Guardasigilli per ridurre la popolazione carceraria. Un ddl finalizzato «all’esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori a un anno». Una misura applicata d’ufficio dal magistrato di sorveglianza su iniziativa della direzione dell’istituto penitenziario o del pubblico ministero. Si punta a carcerare meno gente, insomma, ma intanto si costruiscono carceri.
Il 10 marzo 2011, il Consiglio dei ministri approva un piano di Riforma della Giustizia. Tra le tante modifiche costituzionali proposte da Alfano, spiccano la separazione delle carriere di pm e giudici e il divieto di appello a una sentenza di assoluzione in primo grado. L’azione disciplinare nei confronti dei magistrati passa dal Csm a un’Alta Corte composta per metà da togati e per metà da eletti dal Parlamento. Nel disegno di legge da poco approdato in commissione alla Camera, viene inoltre introdotto il concetto di responsabilità civile dei magistrati. Un cammino lungo e tutto fatto di ipotesi, ancora una volta, attende questa “riforma”, mentre chi l’ha firnamata sta per lasciare l’incarico.
Due, infine, i decreti che il Guardasigilli assicura di voler adottare prima del suo addio al ministero. «Prima di lasciare farò in modo tale da consegnare al Parlamento il decreto con cui variamo il codice antimafia e quello con cui riduciamo da 30 a 4 i codici di rito, cioè le procedure civili italiane per accedere proprio al processo civile, oggi una grande giungla».