Abolire le province? Il Pd per non sbagliare si astiene

Abolire le province? Il Pd per non sbagliare si astiene

Anche in un giorno in cui a essere protagonista è la debolezza di Silvio Berlusconi, l’opposizione trova il modo di farsi vedere confusa e divisa. Capita quando, alla Camera, si vota una  mozione dell’Italia dei Valori che propone di far diventare realtà un antico adagio: l’abolizione delle provincie. Prima che di merito, il punto è di metodo: all’abolizione delle provincie si può essere favorevoli o contrari. Si può insomma decidere che le provincie servono a qualcosa o siano soldi buttati via. Si possono pensare molte cose: noi ad esempio pensiamo che non siano gli enti più utili del mondo, che l’Italia ne possa anche fare a meno e senza traumi. Certo, in un momento di forte contrazione della produzione privata bisogna avere le idee molto chiare su cosa fare della spesa pubblica risparmiata se si decide – di colpo – di chiudere degli enti pubblici rinunciando al loro “indotto”. Però, ecco, dal principale partito di opposizione ci si aspetta sempre che – di fronte a grossi temi – sappia da dove venga e dove vada. Sappia, quindi, se votare sì o no su di una questione di cui si parla praticamente da sempre. Non si tratta di capire come legiferare in materia dell’internet di prossima generazione, ma di dire qualcosa su un ente discusso fin da quando ha iniziato a esistere.
E invece no: il Pd si astiene e aspetta che oneri e oneri di governi arrivino, quasi per caso, sulla sua scrivania. Una frase celebre di Francesco Guccini, purtroppo, va bene troppo spesso per il partito di Bersani: “domani poi ci penserò, semmai”

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