Il Sud Italia è strategico, l’Ue non lo dimentichi

Il Sud Italia è strategico, l’Ue non lo dimentichi

L’articolo apparso ieri su Linkiesta L’Europa non crede nel Sud perché non ci crede Roma sferza la classe dirigente italiana, invitandola a uscire da facili vittimismi rispetto agli orientamenti in materia di reti di trasporto trans-europee (TEN-T) emersi dalla proposta di bilancio pluriannuale presentata dalla Commissione Ue.
Ho sempre condiviso questo approccio e intendo il processo di costruzione europea come un percorso di responsabilizzazione dell’Italia: l’Europa rappresenta un’opportunità straordinaria, sta a noi saperla cogliere. Rifuggo pertanto qualsiasi forma di autocommiserazione. In particolare, credo che il governo italiano abbia difeso debolmente e svogliatamente gli interessi del Paese a livello trasportistico. La responsabilità di un’eventuale marginalizzazione italiana dal sistema europeo dei trasporti ricadrebbe pertanto sulla politica italiana e non sull’Ue. Il Centro Meseuro, presieduto da me e Mario Mauro, sta cercando di dare il suo (modesto) contributo affinché l’Italia torni a essere protagonista della politica dei trasporti europea. Per questo, stiamo predisponendo, assieme agli altri eurodeputati italiani, una lettera che presenteremo prossimamente al presidente Barroso.
Non vorrei tuttavia che una legittima autocritica sfociasse in forme gratuite e remissive di autoflagellazione e di autolesionismo che indeboliscono gli interessi nazionali.

L’Italia ha molti difetti da correggere ma da un punto di vista trasportistico il nostro Paese, in linea con gli impegni europei, ha già compiuto importanti investimenti che ci pongono per molti versi all’avanguardia in Europa. Concentriamoci sui dati e cerchiamo di comprendere perché è necessario correggere l’orientamento della Commissione Ue che sembra emergere dalle prime negoziazioni in materia di trasporti.
Per quanto riguarda il Progetto Prioritario PP1 Berlino-Palermo, che ora la Commissione potrebbe rivedere escludendo la tratta terminale Napoli-Palermo, l’Italia ha già realizzato l’Alta Velocità da Verona fino a Battipaglia con un investimento di circa 20 miliardi di euro (compresa la tratta Bologna-Milano che fa parte del PP1) di cui solo 1 miliardo con contributi UE (600 milioni del fondo TEN-T e 400 milioni dai fondi FESR PON trasporti 2000-2006).
Nel Mezzogiorno, lungo la direttrice tirrenica del PP1, l’Italia ha investito, solo sul ferroviario, circa 300 milioni in Calabria e circa 2 miliardi in Sicilia. I programmi delle Ferrovie hanno finanziato l’eliminazione dei punti singolari sulla linea fino a Reggio Calabria così da consentire l’accesso ai treni veloci.

L’Italia sta quindi facendo il suo dovere per onorare i suoi impegni europei lungo la tratta ferroviaria Napoli-Reggio Calabria-Palermo ed è pertanto ingeneroso non riconoscere questi sforzi. Proprio alla luce di questa mobilitazione, appare insostenibile un’eventuale cancellazione dal core-network della TEN-T della tratta tirrenica Napoli-Palermo.
Inoltre, a livello di sistema portuale, l’Italia si posiziona al secondo posto dopo la Gran Bretagna e a pari merito con l’Olanda per i flussi di traffico commerciale delle merci e dei passeggeri. Tuttavia, alcuni fra i porti più importanti dell’Italia meridionale e tutti quelli di Sicilia e Sardegna potrebbero essere esclusi dal Core-Network europeo.
La Commissione sembra inoltre aver trascurato in questa prima fase di negoziati gli aeroporti del Mezzogiorno e delle isole, rischiando così di declassare il sistema aeroportuale meridionale.
Vorrei fosse chiaro che le osservazioni da me formulate rispetto agli orientamenti che stanno emergendo non obbediscono a una logica campanilistica: la nuova TEN-T non mette in gioco unicamente gli interessi del Mezzogiorno ma anche quelli dell’Europa nel suo complesso. Un’eventuale soppressione della tratta Napoli-Palermo e una marginalizzazione dei porti e aeroporti del Mezzogiorno dal core network TEN-T impedirebbero infatti la strutturazione di un sistema europeo di trasporti plurimodale orientato verso l’Africa e l’Oriente, privando l’Europa delle principali porte di accesso geografiche al Mediterraneo proprio in un momento in cui il bacino mediterraneo mostra segni di vitalità. Forte della sua posizione a cavallo tra l’Asia e l’Atlantico, il Mediterraneo è ormai uno snodo cruciale per il commercio mondiale. Ciò è confermato dai dati sul movimento di containers: tra il 2006 e il 2010, il flusso di containers con origine e destinazione dai paesi Far East e oltre Suez è aumentato di circa il 25% nei porti mediterranei mentre nei porti del Nord Europa (Northern Range) il trend di crescita è stato solo dell’8%.
Con la revisione delle TEN-T è quindi in gioco la proiezione mediterranea dell’Europa. Per questo è importante impegnarsi in maniera seria e credibile per costruire assieme alla Commissione una rete di trasporti trans-europea al servizio dello sviluppo economico del Mediterraneo, dell’Europa e dell’Italia.

*Primo Vice-Presidente del Parlamento Europeo

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