È il governo, bellezza. Ed è il governo dopo che da tanti, troppi anni, si è abituati a stare all’opposizione. Capita così che ai primi appuntamenti di sostanza ci si trovi a dividersi e quasi a litigare in pubblico: dichiarando alle agenzie o lasciandosi andare su Facebook. Capita, tutto questo, a Milano nel centrosinistra arrivato al governo cittadino alla fine dello scorso maggio con la vittoria di Giuliano Pisapia. Oggi la giunta ha approvato l’accordo di programma su Expo 2015. Dopo le denunce di speculazione immobiliare alle porte e i duri attacchi lanciati a Letizia Moratti e a chi gestiva Expo prima, l’accordo ratificato quest’oggi è esattamente lo stesso. Ora passerà in Consiglio Comunale, dove è atteso per il 25 luglio: ma a essere messo ai voti e approvato definitivamente sarà, in sostanza, l’Expo di Letizia Moratti, lo stesso ratificato oggi in Giunta. Comprensibile e corretto, visto che i ritardi già accumulati dall’amministrazione precedente non consentivano di perdere altro tempo. Solo che, in modi diversi, nel centrosinistra di governo i mal di pancia non si sono fatti aspettare.
All’insegna della coerenza storica, ad esempio, la presa di posizione di Basilio Rizzo, rappresentante dell’ala “di protesta” del centrosinistra, che ha dichiarato che il 25 luglio, in Consiglio Comunale, voterà contro. Piccolo particolare: del Consigio ora Rizzo è presidente, eletto dal centrosinistra. La capogruppo del Pd Carmela Rozza spiega che «ci si turerà il naso», e che questo Expo «non piace al Pd come non piace al sindaco», ma votarlo bisognava per evitare che saltasse tutto. Strano, invece, che Pisapia facesse arrivare altri feeling sul punto: l’accordo votato «segna una netta discontinuità con il passato, sia nel metodo sia nella definizione degli obiettivi concreti di questa lunga vicenda».
Sono, queste, scaramucce di poco conto se confrontate con il principio di frattura apertasi con l’assessore alla Cultura con deleghe all’Expo, cioè Stefano Boeri. Su Linkiesta l’avevamo detto a caldo, quando la vittoria di Pisapia a Milano spingeva tutti all’unanimismo e le critiche erano particolarmente indigeste ai supporters: tra Stefano Boeri e Giuliano Pisapia ci sarebbero stati un bel po’ di problemi. Soprattutto sull’Expo.
E infatti, alla prima occasione “vera” la spaccatura si è verificata e prontamente manifestata e amplificata proprio dalla Rete: strumento principe della vittoria di Pisapia. Boeri, prima del voto di giunta, aveva spiegato sulla sua pagina di Facebook che si trovava a votare un Expo che non condivideva all’interno di una Giunta cui continuava a credere molto. Le cose sono andate così, puntualmente: accordo sull’Expo votato all’unanimità, e quindi anche da Boeri, nonostante la mancata condivisione. La delega a Stefano Boeri, del resto, era sin dall’inizio una delega a scartamento ridotto. Una delega agli eventi, alla promozione, al brand. Perché il timone operativo di Expo rimaneva in capo al sindaco e all’amministratore delegato della società Giuseppe Sala, nominato dalla Moratti ma confermato da Giuliano Pisapia.
Tanto il tema delle deleghe è centrale che, già alla prossima giunta, sarà discusso un rafforzamento delle deleghe in capo all’Assessore Boeri e al suo ruolo. Una vittoria di Boeri e in qualche modo del Pd? Lo vedremo. È bene ricordare, fin da subito, che il Comune di Milano non è dominus assoluto di Expo, ma vi convive con gli altri soci: il ministero del Tesoro e la Regione Lombardia. Le ipotesi circolanti di deleghe “forti”, che consentano a Boeri ad esempio di gestire direttamente le gare d’appalto, cozzano con la realtà di una società che ha diversi azionisti e un amministratore delegato e con un evento che, come già in passato, potrebbe essere affidato ai superpoteri di un commissario straordinario.
Certo è, a oggi, che il centrosinistra milanese mostra – fin dalla prima partita seria che si trova a giocare – una certa difficoltà a gestire in modo silenzioso ed efficiente le divisioni e i personalismi. Amplificati e resi fulminei, nella loro capacità di complicare il dibattito, nell’era di Facebook.