Helmut Kohl è tornato alla vita pubblica. Dopo quasi tredici anni di totale assenza l’ex cancelliere è uscito allo scoperto e ha criticato la politica «euroscettica» della sua delfina Angela Merkel: «Sta rovinando la mia Europa», pare abbia detto ad un amico. La frase è riportata dall’ultimo numero di Der Spiegel che questa settimana dedica la storia di copertina a Berlusconi. La caricatura del premier ritratto con sirene procaci, un piatto di spaghetti e una P38 ruba l’attenzione delle redazioni italiane all’altra notizia di peso contenuta nel più noto settimanale tedesco: perché il vecchio Kohl si sta rimettendo in gioco?
Der Spiegel non è l’unico giornale a parlare di Kohl questa settimana. Alcuni quotidiani, come l’Handelsblatt di Amburgo, hanno riportato altre sue dichiarazioni sulla crisi dell’eurozona. Il settimanale di sinistra Der Freitag ne ha fatto la storia di copertina. Al centro dell’inchiesta c’è la costruzione dell’immagine del cancelliere e della sua famiglia; un artefatto che ha segnato un’epoca. Der Freitag presenta Helmut Kohl come uno strano «re borghese» impegnato a dare al paese un’immagine del buon padre di una tipica famiglia conservatrice e provinciale tedesca, mentre durante la settimana a Bonn l’uomo Helmut Kohl si sporcava le mani negli affari torbidi della politica. Più che governare un paese — racconta Der Freitag — il suo costante obiettivo fu mantenere il potere. Anche all’interno del suo partito, la CDU: Kohl si dedicò al proprio primato, cambiando le regole del gioco all’interno dell’Unione che oltre ad essere Cristiana era stata fino ad allora — almeno nel nome — anche Democratica.
Tutto questo emerge dalle analisi dei collaboratori di Der Freitag e viene approfondito anche grazie al materiale fornito da due recenti uscite editoriali che incrinano l’immagine della famiglia Kohl presa per vera da ogni tedesco, fino a oggi. Uno dei due figli di Helmut Kohl, Walter, ha pubblicato un libro dal titolo inquietante (Vivere o venire vissuti) che smentisce l’autenticità idilliaca del ritratto famigliare dei Kohl. La testimonianza di Walter Kohl si aggiunge ai racconti di sua madre, Hannelore, raccolti ora in un volume dal suo biografo Heribert Schwan, in cui si parla di Helmut Kohl come una figura alla Mad Men, con una doppia vita in cui gli spazi pubblici e privati erano rigorosamente separati.
Va ricordato che Hannelore Kohl si suicidò nel 2001 un anno dopo la destituzione del marito dalla presidenza onoraria della CDU a causa dei suoi silenzi in merito ad onerose offerte in denaro incassate in parte dal partito, in parte direttamente da Kohl. In Germania la trasparenza dei finanziamenti privati ai partiti è quasi una necessità etica: ogni cittadino può avere accesso alla banca dati dei contribuenti; da qualche tempo è possibile consultare l’elenco dei donatori anche in rete — sul sito del quotidiano die Tageszeitung.
Il silenzio di Kohl sui tanti soldi ricevuti da donatori di cui, a suo avviso, il cittadino tedesco non doveva sapere sancisce l’inizio di un periodo di isolamento volontario dalla sfera pubblica. La morte del magnate televisivo Leo Kirch amico di Kohl e socio di affari politici non limpidissimi ha rotto questo silenzio durato quasi tredici anni — se si esclude la critica mossa da Kohl alla Merkel nel marzo scorso in merito alla decisione del governo di abbandonare il piano energetico nucleare. Giovedì scorso Kohl ha salutato pubblicamente il defunto Kirch definendolo «grande uomo e grande tedesco».
L’uscita di due libri compromettenti, la morte di Kirch, noto sostenitore contribuente della CDU, e le controversie nell’attuale gestione del partito potrebbero distruggere l’immagine del «re borghese» che per tutti gli anni Ottanta e Novanta Kohl era riuscito a costruire, difendere e fare amare.
A 81 anni è tornato a difendere sé stesso e la «sua Europa». Ma l’Europa e la Germania nel frattempo sono tutta un’altra cosa.