Ci sono volute la rivoluzione verde in Iran, quella egiziana di piazza Tahrir e quella siriana, ancora in corso. Ma alla fine il dipartimento della Difesa americano s’è accorto di Twitter, Facebook e YouTube. E comincia a capirne le potenzialità. Per questo l’istituzione guidata da Leon Panetta ha varato un progetto di ricerca dallo scopo assai ambizioso: “sviluppare una nuova scienza dei social network”. Uno strumento che aiuti gli uomini in divisa a fare ordine in quell’immenso groviglio di voci che sono le reti sociali. E magari a utilizzarle a proprio vantaggio.
La missione è affidata alla Darpa (Defence advance research projects agency), l’agenzia che si occupa di ricerca per scopi militari. A molti il nome non suonerà nuovo visto che l’agenzia è famosa soprattutto per aver creato la mamma di internet nel 1969. Quando la rete non era altro che un sistema di comunicazioni a scopo militare e si chiamava Arpanet.
Ma dal 1969 ad oggi il web ha fatto parecchia strada. Così tanta da aver lasciato indietro persino i suoi inventori. Che oggi cercano di recuperare. Il nuovo progetto governativo si chiama Smisc e non è altro che l’acronimo di “social media in strategic communication”.
Un nome da spy story. Ma di misterioso c’è poco. È tutto sul sito web del governo Usa, visto che la Difesa ha deciso di affidare il progetto a un ente di ricerca attraverso un bando pubblico. Il linguaggio è burocratico, ma la sostanza c’è e si coglie al volo. In queste pagine il dipartimento che sovrintende alle forze armate fa autocritica (“non possiamo più affidarci solo alla fortuna e a metodi grossolani”) e fissa con chiarezza gli obiettivi da raggiungere.
“Individuare, classificare e tracciare le idee che vengono divulgate in rete e il loro processo di formazione”, si legge. E ancora: “Distinguere i messaggi più affidabili dalla pura disinformazione”. Ma più di ogni altra cosa, l’America vuole isolare il rumore di fondo dei social network per concentrarsi sul senso, capire verso quale direzione si stanno orientando le discussioni. E farlo in tempo reale.
La Darpa dà per scontato che gli avversari degli Stati Uniti utilizzino il web 2.0 per veicolare messaggi e campagne di opinione. Anche in funzione antiamericana. Il difficile è saperle riconoscere e misurarne gli effetti. Per poi rispondere con la propria artiglieria mediatica. Insomma, siamo alla controinformazione stile Radio Londra nell’epoca di Twitter. Il social network dell’uccellino blu è infatti l’osservato speciale dal Grande Fratello in gestazione.
Ma non c’è solo questo. Il nuovo software potrà essere di aiuto anche nelle aree in cui è impegnato l’esercito a stelle e strisce. Iraq e soprattutto Afghanistan. “L’uso efficace dei social media aiuterà le forze armate a capire meglio l’ambiente in cui operano”, scrive la Darpa. E fa un esempio concreto: sul web cominciano ad arrivare indiscrezioni sul fatto che una persona – magari un ricercato, o una persona odiata da un clan – si trovi in un preciso edificio di una precisa città. E ci si organizza per dare l’assalto. Chi riesce a monitorare il flusso dei messaggi, può capire se la voce sia vera o infondata. E se dovesse rivelarsi una bufala, il Big Brother riuscirà anche a lanciare la controffensiva a colpi di tweet e sventare l’assalto.
La Darpa non si avvarrà solo di un software ma potrà contare – almeno questa è l’idea – su una community di utenti, sulla generazione di contenuti (articoli, post, tweet, status di Facebook) e anche sui bot. Quei computer che dragano il web, i social network e i giochi in multiplayer alla ricerca di informazioni utili.
Il programma non ha ancora visto la luce eppure c’è già parecchio materiale su cui metterlo alla prova, visto che la libreria del Congresso americano sta ricevendo in donazione da Twitter l’intera cronologia di cinguettii, dal primissimo del fondatore Jack Dorsey fino a quelli che stiamo digitando in questo momento.