Il Cavaliere cerca il colpo di teatro, Tremonti scappa in Lussemburgo

Il Cavaliere cerca il colpo di teatro, Tremonti scappa in Lussemburgo

Rassicurare i mercati, rasserenare il clima politico, tranquillizzare il Capo dello Stato: tenendo insieme una maggioranza che va dai leghisti veneti ai forestali calabri. L’impresa è ardua e l’equilibrio economico e quello politico sono entrambi complessi.

A cosa sta lavorando, dunque, Berlusconi per parlare domani in modo convincente ai mercati, al Parlamento, a Giorgio Napolitano e alla sua maggioranza? Difficile avere certezze, ma dai palazzi della politica filtrano diverse ipotesi, tutte dai contorni ancora parecchio sfumati.

Le parole d’ordine sarebbero tre: provincie, privatizzazioni, anticipazione della manovra. L’antica proposta di abolire le province è sempre lì, che gira. Alla Lega (che per prima la portò in campo) non piace più. Il Pd l’ultima volta si è astenuto. Ma, stavolta, chi potrebbe dire di no? Certo, i soldi che si risparmierebbero davvero non sono poi tantissimi, 2 miliardi di questi tempi sembrano spiccioli. Ma arriverebbe almeno un segnale. O così sperano dalle parti Palazzo Chigi. 

In questo contesto, ben più significativa sarebbe l’anticipazione al 2012 dei 23 miliardi di manovra che nella prima stesura aveva invece collocato nel 2013, cioè dopo la fine della legislatura attualmente in corso. Qui il gioco di equilibri si fa ancora più complesso: perché si tratta o di più tasse, o di tagli. Voci che non piacciono mai a nessuno. 

Poi, sui tavoli governativi, gira oggi un’altra ipotesi: quella di privatizzare subito un pezzo di Poste Italiane, il Banco Poste che è “già pronto”, scorporato dal gruppo guidato da Sarmi e costituisce già uno dei principali poli “bancari” italiani.

Proposte non nuove, queste, e che hanno bisogno di consenso politico e di grande motivazione per essere fatte passare. E che si scontreranno, domani, con un dato che balza all’occhio: nel Consiglio dei ministri di domattina, quello che è chiamato a impacchettare tutto, prima dei discorsi pomeridiani alle Camere, mancherà un attore non marginale. Giulio Tremonti, il ministro dell’Economia, il titolare del Tesoro, delle Finanze, della maggioranza delle partecipazioni statali, sarà a Lussemburgo a incontrate Juncker, presidente dell’Eurogruppo.

Un segnale di scollatura e sfida notevole, aldilà di tutte “gli impegni internazionali già presi” di cui abbiamo letto proprio oggi. Sembra un Tremonti, insomma, con un piede fuori, quello che lascia il Premier a decidere da solo su questioni centrali per il suo dicastero e per il futuro del governo e del Paese.  Perché questa volta l’Europa in cui ha lavorato per anni per avere una credibilità, sembra solo una via di fuga nel giorno in cui, più che mai, la sua e nostra capitale sta a Roma. In quell’Europa che ha dichiarato fiducia nella manovra, e in cui tutti hanno letto che per il Financial Times nessuno è indispensabile: neanche Tremonti.

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