«E vorrei anche vedere». Pierfrancesco Majorino, assessore al Welfare del comune di Milano, Partito Democratico, la sua la dice così, su Facebook. L’argomento è l’autosospensione di Filippo Penati dal Partito Democratico, arrivata oggi. È passato oltre un mese da quando è emerso che fosse sotto indagine per la gestione dell’area ex Falck, ai tempi in cui era sindaco di Sesto San Giovanni. «Facebook ognuno lo usa come meglio crede», dice Majorino. Lo sfogo è il «racconto di uno stato d’animo. È una vicenda, quella dell’autosospensione, che mi pare il minimo sindacale. Mi pareva che fosse già successo. Al posto suo, mi sarei dimesso da tutto. Subito».
Già altre due volte, Majorino aveva chiesto a Penati un passo indietro. La prima il 21 luglio, sempre su Facebook. «Io se fossi in Filippo Penati, anche per essere più forte nei confronti dell’opinione pubblica nel voler dimostrare la mia innoncenza, mi autosospenderei dal Partito Democratico. Non sarebbe un’ammissione di colpa ma una prova di forza e, in questa fase, un grande contributo». Seguono 171 like e 93 commenti. Qualche giorno dopo, il 25 luglio scrive: «Credo che il gesto di Penati di sospendersi dalle cariche di partito sia un contributo utile e non scontato. Ora la giustizia faccia chiarezza in fretta». In realtà Filippo Penati si era dimesso dalla carica di vicepresidente del Consiglio regionale, e solo oggi, a un mese di distanza, si è «autosospeso dal Partito Democratico» e ha deciso di «uscire dal gruppo consiliare regionale. Questo per non creare problemi e imbarazzi» al partito.
Nella giornata di ieri, l’ex presidente della Provincia di Milano aveva anche scritto, sempre su Facebook «intendo scindere nettamente la mia vicenda personale dalle questioni politiche per potermi difendere a tutto campo». Una scissione che si sta rivelando complessa per i militanti, la “base” del Pd. «C’è rabbia e sconcerto», dice Majorino. «Credo che il partito debba aprire una discussione al suo interno, e non può essere Facebook il luogo del confronto, in cui tutto si esaurisce». Le mancate dimissioni di Penati dal Pd avevano creato un po’ di confusione «È chiaro che poi le persone fanno un calderone, dicendo “Ah ma voi”, quando io non sono mai stato vicino a Filippo, anzi».
«Un mese fa, quando pensavo che si fosse autosospeso, mi era sembrato corretto. Poteva farlo anche prima. Comunque sia credo che le cose vadano trattate su diversi livelli», puntualizza Majorino. «C’è la vicenda giudiziaria, in cui non c’è ancora una sentenza definitiva, ma dei rilievi molto pesanti. Altro discorso è la vicenda politica, che racconta un rapporto ambiguo e poco chiaro nella gestione della cosa pubblica».
Il riferimento è ai due imprenditori di Sesto San Giovanni, Giuseppe Pasini e Pietro di Caterina di cui Penati aveva detto, «ogni giorno che passa va in frantumi la credibilità dei miei accusatori; emergono continue falsità e pesanti contraddizioni e così crescono i dubbi sulla veridicità e genuinità delle loro dichiarazioni». E proprio in questo, nel giudizio di Penati su Pasini e Di Caterina, Majorino rileva una contraddizione. «La cosa che non riesco a spiegarmi è che se Filippo li riteneva così inaffidabili, perché ha mantenuto dei rapporti? Magari non ha rubato, però ha gravemente sottovalutato la cosa dal punto di vista politico».
Insomma, quale che sia l’esito giudiziario, «un passo indietro era necessario, per il partito», dice Majorino, che tiene a sottolineare che «non sto emettendo nessuna sentenza». Per quella, ci sarà la magistratura. Sempre che non intervenga la prescrizione. Di questa, intervenendo a Radio Popolare, Majorino ha parlato chiaro: ««Credo che chi ha svolto funzioni di rappresentanza politica e si proclama innocente dovrebbe rinunciarci». E ha anche aggiunto, «fossi in lui darei le dimissioni anche dal Consiglio regionale. Però ora questa diventa una sua scelta personale che non ha più nulla a che vedere con il suo ruolo nel Pd».
Filippo Penati inizialmente era stato messo sotto indagine dalla Procura di Monza per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti, riguardo l’area ex Falck di Sesto San Giovanni, dopo le accuse formulate da due imprenditori di Sesto San Giovanni, appunto, l’immobiliarista Giuseppe Pasini (capo dell’opposizione di centrodestra a Sesto) e l’imprenditore dei trasporti Piero di Caterina. Il giudice per le indagini preliminari Anna Magelli ha ritenuto che, malgrado «gravi indizi di reato» ed «esigenze cautelari», si tratti eventualmente di corruzione e non di concussione, per una vicenda che risalirebbe al 2001-2002, ed è così scattata la prescrizione. I pubblici ministeri di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia hanno presentato, al tribunale del riesame, il ricorso per chiedere l’arresto.
Filippo Penati è stato capo della segreteria politica dell’attuale segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani. In precedenza è stato presidente della Provincia di Milano dal 2004 al 2009 e prima, per sette anni, sindaco di Sesto San Giovanni. Penati si è autosospeso prima da vice presidente del Consiglio Regionale, e ora dal Pd. Rimane consigliere comunale, nel gruppo misto.