Una buona notizia: i quattro giornalisti italiani (Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina, per il Corriere della Sera. Domenico Quirico per la Stampa e Claudio Monici per Avvenire. La liberazione, secondo ii resoconti dei cronisti, è avvenuta grazie a un blitz di due giovani (fatto ancora non confermato in via ufficiale) che sono entrati nell’appartamento e hanno permesso ai giornalisti di uscire. Non è stata una decisione dei rapitori. Le fasi dell’operazione sono state concitate, e ancora poco chiare. Secondo quanto spiega Giuseppe Sarcina, anche i liberatori avrebbero fatto parte delle truppe lealiste di Gheddafi. Gruppi diversi in conflitto tra loro. «Sappiate che è stato il volere di Dio», avrebbero detto ai giornalisti.
In una telefonata alla Stampa, Domenico Quirico conferma di star bene, di essere vivo e vegeto e che, un’ora prima, pensava «di essere morto».
Uno di loro presenta segni di percosse e lividi. Ora sarebbero tornati all’Hotel Corinthia. Il «nostro primo pensiero», avrebbero detto, «va all’autista che è rimasto ucciso» nell’assalto dei rapinatori, e che sarebbe morto davanti ai loro occhi.
Secondo una ricostruzione, i giornalisti sarebbero stati fermati ieri mattina, verso le 10, da un gruppo che sembrava di civili, forse criminali comuni, che hanno anche ucciso il loro autista libico e li hanno rapinati di tutto. («Ci hanno malmenati», avrebbe riferito Monici in una telefonata con il suo giornale). Poi li avrebbero consegnati a un gruppo di soldati di Gheddafi.
I lealisti li avrebbero trasferiti prima in una casa in campagna e poi in un garage di un appartamento sconosciuto a Tripoli, in una zona compresa tra il compound di Gheddafi e l’Hotel Rixos. Da lì si poteva vedere un noto centro commerciale di proprietà della figlia di Gheddafi.
A Claudio Monici, di Avvenire, è stato permesso, verso le 19, di fare più di una telefonata, da un telefono satellitare del proprietario del garage. Ha chiamato in redazione, raccontando l’accaduto e dicendo che tutti stavano bene. I loro rapitori, all’inizio, li minacciavano. Poi li hanno rifocillati con cibo e acqua, al termine del Ramadan.