Negli stati di antico regime non si facevano vacanze, al massimo si andava in villeggiatura. Tuttavia c’era un prerequisito fondamentale per poterlo fare: bisognava avere la villa. O almeno almeno conoscere qualcuno che una villa aveva e fosse disposto a invitarvi. Tradizionalmente, la villeggiatura cominciava in maggio e finiva con le ricorrenze dei morti, a inizio novembre, quando tutti rientravano in città. La Serenissima repubblica di Venezia era uno degli Stati in cui l’andata in campagna era cominciata prima (basti pensare alle ville cinquecentesche commissionate ad Andrea Palladio) fino ad assurgere a vero e proprio rito sociale, magistralmente descritto da quell’impareggiabile ritrattista di costumi che era Carlo Goldoni nella sua trilogia della villeggiatura (Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della villeggiatura, Il ritorno dalla villeggiatura). Tutti gli altri (ovvero i non nobili e i non borghesi, cioè tra il 70 e il 90 per cento della popolazione) si dovevano accontentare. Non significa in ogni caso che lavorassero sempre: qualcuno ha calcolato che nelle società di antico regime i giorni di festa fossero un centinaio, con un mucchio di ricorrenze che noi oggi neanche ci immaginiamo. Oltre che di domenica (neanche la settimana corta era ancora stata inventata), a Natale e a Pasqua, si restava a casa in occasione delle festività di santi vari ormai dimenticati, di compleanni di regnanti, di ricorrenze di battaglie oltre che moltissime altre feste occasionali, come l’ascesa al trono di un nuovo sovrano, la nascita di qualcuno che di quel trono fosse l’erede, la visita di qualcun altro che invece sedeva su un trono diverso, una vittoria militare, e così via.
Nell’Ottocento il concetto di villeggiatura si allarga assieme alla crescita della borghesia urbana. Gettonatissimi i soggiorni di cura e le terme (altrimenti come avrebbe fatto Arthur Schnitzler a scrivere Il dottor Gräsler medico termale?), mentre nascono le prime località turistiche, normalmente promosse dalla nobiltà seguita a ruota dai vituperati neoricchi borghesi: Cannes e Biarritz in Francia, Brighton in Inghilterra, Sukhumi (oggi in Georgia, anzi, capitale della Rebubblica di Abcasia dopo la guerra dell’agosto 2008) nell’Impero russo, Grado e Abbazia (oggi Opatija, in Croazia), nell’Impero austroungarico. A proposito, ai sudditi di Francesco Giuseppe va pure ascritto il record di aver creato la prima spiaggia per nudisti del mondo, nel 1908, in località Kandarola, sull’isola di Arbe (Rab). Comunque anche Cortina d’Ampezzo è stata “inventata” come stazione climatica quando la cittadina alpina faceva ancora parte dell’Austria-Ungheria.
A mano a mano che si diffonde il benessere in fasce sempre più ampie di popolazione, cresce anche la voglia di imitare i comportamenti dei più ricchi e quindi di smettere di lavorare almeno un po’ durante l’estate. Gli imprenditori più illuminati costruiscono case-vacanza per i propri dipendenti e per i loro figli. I regimi dittatoriali che impazzano nell’Europa tra le due guerre cercano di far razza tirando fuori i bambini dalle piccole e spesso malsane abitazioni di città per mandarli a respirare un po’ d’aria buona al mare o in montagna: celebri le colonie elioterapiche del fascismo e i campi per la gioventù dei nazisti, dove aitanti nibelunghi e bionde valchirie venivano mandati in giro nudi in modo che assaporassero le gioie della riproduzione.
E a questo punto siamo già agli anni Trenta del Novecento e all’egualitarismo socialista che aspira ad allargare i benefici dei borghesi anche alle classi popolari (o proletariato, come si sarebbe detto allora). E quindi Léon Blum nel luglio 1936 manda tutti al mare: il primo agosto ben 560 mila persone affollano le stazioni ferroviarie in attesa dei treni per il mare scontati del 40% grazie all’impegno del sottosegretario Léo Lagrange (l’anno successivo i “turisti” sarebbero diventati un milione e 800 mila). Si inaugura così in Francia quel periodo di astensione dal lavoro che si sarebbe via via generalizzato in tutta Europa. Le ferie pagate sono conquista dei lavoratori che si sarebbe trasformata in un beneficio per tutti, non occorre una grande fantasia per capire che i primi a rallegrarsi delle vacanze proletarie sarebbero stati i borghesissimi albergatori e ristoratori delle località balneari.
Una piccola annotazione che in qualche modo c’entra con le prime ferie per tutti e che coinvolge il nostro Paese. Nel 1936 scoppia la Guerra civile spagnola. È arcinoto che il regime fascista italiano appoggia gli insorti franchisti e manda un corpo di spedizione in Spagna mascherando i soldati da turisti. Meno noto è che alla guerra partecipano clandestinamente anche due sommergibili italiani che, privati dei segni di riconoscimento della Regia marina, partono dalla Maddalena per andare a bloccare il porto di Barcellona, affondando i mercantili sovietici carichi di armi per i repubblicani in precedenza segnalati da un posto di osservazione italiano sul Bosforo. A far finire questa vera e propria azione di pirateria contribuiscono l’errato siluramento di una nave britannica (Londra che se la prende non poco con Roma) e le notizie sulle azioni dei “sommergibili fantasma” (ma che tutti sapevano essere italiani in incognito) avidamente lette nelle spiagge francesi affollate di bagnanti messi in ferie da Léon Blum. Si forma così un vero e proprio movimento di opinione pubblica che si indigna e mette sotto pressione Parigi perché esorti Roma a farla finita con le azioni clandestine. Una conseguenza indiretta e inattesa delle prima vacanze di massa della storia.
Il sottosegretario Léo Lagrange ottenne dalle ferrovie lo sconto del 40% per i lavoratori
Ma per quelle prime Congés payés non tutti partirono in treno. Qualcuno preferì il tandem
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