Coop batte Esselunga uno a zero nella battaglia del carrello. Più che una battaglia, questa è guerra dei mondi, come recitavano gli alieni della famosa pubblicità Coop girata da Woody Allen.
Il mondo del consumo solidale, mutualistico di colore rosso e il primato della convenienza e del radicamento territoriale: due modi di intendere la grande distribuzione che collidono se un giocatore non solo è favorito dalle regole, ma ha pure l’arbitro dalla sua, soprattutto nel territorio considerato ostile da chi ha dato nome “Fidel” alla propria linea di prodotti private label.
È questa la tesi del pamplhet “Falce e carrello”, scritto dal padre fondatore di Esselunga, Bernardo Caprotti, con Stefano Filippi, firma del Giornale, e la prefazione dell’economista Geminello Alvi. Un libro che denuncia, con ampia documentazione, l’ostruzionismo della grande distribuzione mutualistica alla conquista dell’Emilia Romagna. A quattro anni dalla sua uscita, come scrive stamani Il Sole 24 Ore, il Tribunale di Milano ha sancito che il libro integra «un’illecita concorrenza per denigrazione ai danni di Coop Italia», condannando Esselunga per concorrenza sleale, e obbligandola a pagare un risarcimento pari a 300mila euro e al ritiro del pamphlet dal mercato, oltre che alla pubblicazione del dispositivo della sentenza su quattro quotidiani nazionali. Praticamente scontato il ricorso in appello di Caprotti, anche se fonti del gruppo di Pioltello, contattate da Linkiesta, non lo confermano ufficialmente, restando fedeli alla tradizionale linea mediatica low profile. Contattato telefonicamente da Linkiesta, nemmeno l’autore della prefazione, Geminello Alvi, ha ritenuto opportuno rilasciare commenti sulla sentenza.
In casa Coop, com’è ovvio che sia, sono un po’ più loquaci. Anche perché, notizia passata sottotraccia, esattamente una settimana fa la Corte di Giustizia europea ha disposto, in merito al ricorso presentato da Federdistribuzione, che il mondo mutualistico ha troppe facce perché il suo particolare regime fiscale possa essere considerato “aiuto di Stato”, lasciando all’autorità giudiziaria nazionale le decisioni sul merito dei singoli casi. «Mi piace poco parlare con toni trionfalistici di temi così delicati. I dati importanti qui sono due: il sistema fiscale per le aziende che debbono rispettare dei requisiti di mutualità è riconosciuto a livello europeo, e che una campagna denigratoria violenta e strumentale nei nostri confronti è stata riconosciuta da un giudice come atto di concorrenza sleale», dice a Linkiesta Vincenzo Tassinari, presidente del Consiglio di gestione di Coop Italia, che poi vola alto: «Credo sia una pagina positiva per l’intero mercato, che sta vivendo un momento di crisi durissima, e per questo è importante che le imprese si rispettino». «Nessuno ci ha regalato il processo di modernizzazione che abbiamo compiuto, la leadership ce la siamo guadagnata sul campo, senza aiuti di Stato», ripete Tassinari.
La manovra approvata questa settimana prevede che l’Ires (27,5%) si applichi a un imponibile formato dal 65% degli utili destinati a riserva indivisibile e al 10% dell’accantonamento alla riserva legale. Un provvedimento che intaccherà la dotazione finanziaria del fondo mutualistico di cooperazione. Tanto Esselunga quanto la Coop, invece, saranno in egual misura colpite dall’aumento dell’Iva di un punto percentuale (21%) che scatta domani, e nessuna delle due ha saputo dire se, come annunciato da Crai, manterrà fermi i prezzi al consumo, non rivalendosi dei maggiori oneri fiscali, che si aggiungono all’inflazione sulle materie prime, sulla clientela. In termini di quote di mercato regionali (dati SynphonIri di giugno 2010) Esselunga schiaccia Coop 28% a 8%, mentre in Emilia (48%), Toscana (41%) e Liguria (39%) i supermercati pubblicizzati da Luciana Littizzetto sono i leader indiscussi.
La partita, in ogni caso, rimane complessa. Il versante più delicato sta nell’accusa, da parte delle Coop, che il gruppo di Caprotti si sia impossessato illecitamente di informazioni sensibili detenute dalla catena di grande distribuzione a fine mutualistico. Una vicenda oscura, che coinvolge i grossisti di Esd – avrebbero concesso a Esselunga gli stessi prezzi di Coop – sulla quale già grava una sentenza penale e una richiesta di risarcimento da 300 milioni di euro, mentre si attende l’esito del procedimento civile. Di suo, nell’aprile 2010 e la scorsa primavera, Esselunga, sottolineano dal quartier generale, ha vinto due cause per diffamazione, sempre per via dei contenuti di “Falce e Carrello”, che coinvolgevano Coop Liguria e Coop Estense. Comunque vada a finire, un goal lo ha segnato anche Caprotti: causa crisi, l’odiato vantaggio fiscale dei rivali comunisti, si è notevolmente ridotto.