Eliminato Sconcerti, la D’Amico conduce un festival di ovvietà

Eliminato Sconcerti, la D’Amico conduce un festival di ovvietà

Anche quando gli avvenimenti sono molto, molto annunciati, la natura umana – fortunatamente – non si sottrae a reazioni sorprendenti, magari indignandosi a scoppio ritardato, oppure valutando con più di un modesto sbandamento ciò che le scorre sotto gli occhi. Qui parleremo di calcio, di Sky, di cultura e di sottrazione di intelligenze, rispetto alle quali ogni forma di intervento succedaneo ha i contorni sgraziati del pressapochismo, quando va bene, o della rimozione intellettuale, nella peggiore delle ipotesi. Qui si parlerà della scelta di Sky di sottrarre quell’uomo acuto di Mario Sconcerti alla sua fatica domenicale di commentatore all’interno dell’ormai noto e apprezzato «Sky calcio Show», la cui guida è saldamente nelle mani di Ilaria D’Amico. Una scelta scellerata e comunque annunciata dall’azienda già da qualche mese.

Le cinque della sera sono il momento più alto della tensione pallonara, dovendo (per contratto) gli addetti ai lavori rimodellare rabbia ed emozione e a uso e consumo di un pubblico pagante ma più salottiero (ed esigente) come quello della televisione satellitare. Un’operazione complessa, dunque, che anche a partita conclusa produce invariabilmente nuova adrenalina, sempre che gli esperti da studio siano in grado di stimolarne abbondante produzione. Per fare un esempio che – ahinoi – è soltanto un dolce e corrosivo ricordo, restano indimenticabili gli scontri verbali tra Mario Sconcerti e Josè Mourinho.

Qual era la funzione di un giornalista come Sconcerti, che per storia personale è evidentemente molto di più di un giornalista sportivo? “Semplicemente” quella di sopperire a una mancanza di cultura sportiva, dove per cultura si intenda l’attitudine piena e consapevole a introdurre elementi psicosociologici all’interno di un più divertente e meno impegnativo dibattito sulle ripartenze. E senza perdere di vista, naturalmente, ironia e cattiveria, due elementi a lui sempre cari.

La presenza del giornalista toscano, tifoso viola e già direttore generale della Fiorentina in anni neanche troppo lontani, doveva sopperire – nell’economia della trasmissione – a un’altra grande debolezza strutturale: l’inattitudine degli addetti ai lavori a subire critiche anche feroci portate però da altri addetti ai lavori, come sono gli ex calciatori oggi pensionati e votati al nuovo mestiere di critici.

In studio a «Sky calcio Show» soggiornano stabilmente Massimo Mauro e Billy Costacurta, considerati dai colleghi (e fors’anche dagli spettatori) non esattamente due simpaticoni. Generalmente gli allenatori non ne subiscono volentieri le critiche, per quella sorta di violazione del patto omertoso che ha sempre contraddistinto il mondo del calcio e che grazie soprattutto a Sky oggi viene messo parzialmente in discussione. Per capire il fenomeno, basterà sottolineare un concetto che spesso Massimo Mauro ha dovuto ribadire in trasmissione, e cioè la sua assoluta buona fede e il suo assoluto distacco da ogni interesse personale rispetto alle critiche mosse.

Proprio qui interveniva l’autorevolezza di Sconcerti, che portava in un altrove suggestivo il tono del dibattito, con la sapienza giornalistica che gli veniva universalmente riconosciuta da tutto il mondo calcistico e che costituiva la chiave per potere attaccare in tutta serenità giocatori, allenatori e presidenti. In fondo, anche una piccola medaglia a questo nostro mestiere disgraziato.

Bene, adesso Sconcerti non lo vedremo più. E alle cinque della sera, al suo posto c’è un giovanotto che non ha i titoli per sostituirlo (ma questo sarebbe stato pretenzioso pretenderlo), ma che purtroppo non li acquisirà nel tempo. È un giovanotto che intende fare il primo della classe con un nozionismo da figurine Panini, che cerca di imporre un linguaggio di retroguardia, il cui vocabolario di riferimento già apparteneva, in nuce, a quell’eroe garibaldino di Carlo Pellegatti. Questo Federico Buffa ne è la naturale evoluzione. E quel che appare nitidamente in controluce è che tutto lo scibile prodotto non sposta di un millimetro l’umore dei suoi intervistati. Giornalisticamente non una bellissima cosa.

Perché Sky abbia deciso di togliere Mario Sconcerti rimane dunque un interrogativo inquietante, al quale neppure il linguaggio televisivo può dare una giustificazione. Valeva davvero la pena di mandare in vacca una cifra anche culturale con gli abbonati in studio, il nostro signor Buffa e un simpatico Di Marzio retrodatato al pomeriggio? È forse un’indicazione per il futuro? Ci piacerebbe sentire dai responsabili di Sky le motivazioni di questa nuova, stracca, visione aziendale.

Eppoi, un’ultima cosa, forse la più dolorosa. Una risorsa va protetta e Sconcerti era per Sky una grande risorsa. Non lo si manda durante le partite con la simpatica compagnia di giro di Bonan, certificando tutto il senso di colpa in quella scelta di separarlo dagli alunni irrequieti, mettendolo tutto solo alla scrivania come un vecchio insegnante. Per poi rivederlo dopo lunghe ore alle undici e mezzo della sera…

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