Tutto quello che avreste voluto sapere sul cyberattivismo in clandestinità e non avete mai osato digitare su Google. Ecco il vademecum dell’hactivist, con tanti suggerimenti utili e a portata di clic per sopravvivere nella jungla dell’antagonismo on-line. Si intitola “Una guida introduttiva alla sicurezza durante l’instabilità sociale”, ed è stata redatta direttamente dagli Anonymous che, tradotta in numerose lingue, la forniscono tramite Pastebin.com a tutti i nuovi arrivati nelle chat Irc “anonime”.
Nonostante la sintassi in alcuni punti un po’ traballante, forse a causa dell’utilizzo di un traduttore automatico per declinare le istruzioni dall’inglese, il manuale è semplice e immediato. La schematicità e la precisione delle informazioni contenute, inoltre, denotano una notevole organizzazione nonché una vasta esperienza maturata sul campo.
«Attivisti politici e dissidenti, ed anche i passati imparziali presi dall’instabilità sociale, sono spesso pieni di paura per la loro incolumità e quella dei loro familiari. Gli abitanti possono incontrare severe ed anche violente opposizioni da parte della autorità e delle forze di sicurezza, in tali situazioni. Questa guida introduce nel lettore la mentalità necessaria per stare al sicuro durante il malcontento e le proteste – sia in rete che non. Aiuterà inoltre a capire come mantenere le comunicazioni durante i periodi di restrizioni sia di Internet che telefoniche».
La prima sezione del manuale viene dedicata alla sicurezza personale, intesa sia come sicurezza fisica che come sicurezza nella rete. «È importante ricordare che queste due sfere si sovrappongono: uno sbaglio nella sicurezza in Internet può far arrivare ad una identificazione fisica. Ad ogni modo, tenendo a mente poche regole importanti, si può drasticamente ridurre la possibilità di essere isolato ed identificato». La seconda sezione tratta invece più specificatamente gli escamotage che la tecnologia può offrire «per comunicare anonimamente mantenendo segretezza e protestando efficacemente».
Il segreto per essere un buon attivista, cyber e non, è di agire in modo da non attirare l’attenzione su di sé e non rivelare informazioni che possano consentire a qualcuno di effettuare un’identificazione. A tutta prima sembrerebbe un’ovvietà, ma è cosa più facile a dirsi che a farsi. Ecco perché il manuale spiega dettagliatamente cosa fare.
Regola numero uno: confondersi con la massa. Ma anche disperdersi nel flusso delle persone, mantenere un profilo basso, cercare segni di eventuali poliziotti in borghese nei paraggi, coprire qualsiasi cosa possa aiutare l’identificazione, come tatuaggi o cicatrici. Per saperne di più, il vademecum invita a procurarsi una copia dell’”Anonymous’s Riot Guide”, che contiene ad esempio le istruzioni su come realizzare maschere anti-gas fatte in casa, strategie avanzate, e molto altro.
Ma ci sono anche le cose da non fare. Non fidarsi di chiunque dica di essere qualcuno. Non dare nessuna informazione personale. Non menzionare niente riguardo relazioni, familiari o parenti. Non menzionare legami con gruppi di attivisti. Non menzionare il gruppo Anonymous con chi non si conosce. Non menzionare nulla del proprio passato: istruzione, lavoro, e così via.
La guida passa poi ad elencare gli accorgimenti utili per navigare in tutta sicurezza anche dal punto di vista tecnico. O, perlomeno, provarci. «Qualsiasi uso di Internet può potenzialmente essere usato per localizzarti fisicamente. E’ importante non rivelare informazioni su Internet. Se stai facendo qualsiasi cosa di controverso in rete – come discutere sulle proteste o postando su blog – devi essere sicuro di nascondere il tuo IP».
Ecco allora un lungo paragrafo dedicato agli stratagemmi utili per “mascherare” il proprio Internet Protocol address: come Vpn, Virtual Private Networks; o I2P, definita «una rete anonima che supporta molte applicazioni sicure», e proxies, connessioni intermedie che possono aiutare a nascondere l’Ip. Ma attenzione: le proxies, spiega il manuale, «non cifrano i dati. Possono essere d’aiuto nell’accesso a siti censurati/ristretti d’accesso. Usali insieme a servizi Vpn per incrementare la sicurezza della Vpn».
Infine, le e-mail: «Usa sempre e-mail temporanee o usa-e-getta per creare account facebook, etc…» consiglia la guida, che poi elenca una serie di indirizzi dove queste possono essere facilmente create.
Ma il vademecum elenca anche una serie di consigli specificamente rivolti ai «cittadini dei paesi in protesta», forte dell’esperienza maturata dal movimento Anonymous quando questo ha fornito supporto ai protagonisti della Primavera Araba, delle rivolte in Libia e in Siria.
Per ogni ulteriore evenienza, spiega il manuale, «Anonymous fornisce un care package aggiornato che contiene guide utili e software. Il miglior modo per accedervi e di entrare in un canale Irc e chiederlo. L’Irc potrebbe essere raggiunto su anonops.net e canali come #anonops [/join #anonops ] potrebbero esservi d’aiuto».
E se, nonostante tutte le precauzioni possibili, qualcosa dovesse comunque andare storto? I sostenitori di Anonymous, LulzSecurity e movimento #Antisec hanno pensato anche a questo. Almeno negli Stati Uniti. La National Lawyers Guild, organizzazione no-profit che raccoglie avvocati, giuristi e studenti di legge statunitensi, ha dato vita al sito Anonymous Legal Help, nato per fornire assistenza agli Anonimi a stelle e strisce che cadono nelle maglie della giustizia. Oltre a fornire recapiti telefonici e e-mail per richiedere un tempestivo intervento di un avvocato di fiducia, il sito contiene alcune “dritte” immediate per sapere cosa fare, ad esempio, in caso di agenti alla porta, perquisizione in corso, interrogatori, fermi di polizia o veri e propri arresti. Regola numero uno: mantenere la calma. Regola numero due: restare in silenzio. E lasciar parlare il Quinto Emendamento…