La Ue ci prova, ora vuole controllare anche l’immigrazione

La Ue ci prova, ora vuole controllare anche l'immigrazione

BRUXELLES – Cecilia Malmström è una donna coraggiosa, che non ha paura di mettersi contro i governi degli stati membri. E questa volta, con le sue proposte per la riforma del sistema Schengen – che finalmente, dopo 8 mesi, vedono la luce – è davvero riuscita a fare infuriare diverse capitali. Questo venerdì 16 settembre, la svedese con la carica di commissario europeo agli Affari interni, presenta ufficialmente la sua proposta, che ha un elemento essenziale: più poteri per la Commissione, meno per gli Stati membri.

Basta insomma a tormentoni, come nella scorsa primavera, quando la Francia reintrodusse, di fatto, controlli alla frontiera con l’Italia per arginare l’afflusso di migranti dal Nord Africa in ebollizione – proprio Parigi e Roma avevano, del resto, chiesto alla Commissione di elaborare proposte per rafforzare Schengen.

Il punto cruciale che fa imbufalire numerosi stati membri è soprattutto questo, indicato nella bozza di testo preparato dalla svedese: «visto che il libero movimento delle persone all’interno dell’area senza frontiera è un successo chiave dell’Unione, da cui traggono beneficio tutte le persone che vivono in quest’area, come regola generale sarebbe necessario che la decisione sia presa a livello dell’Unione, piuttosto che unilateralmente a livello nazionale».

Concretamente: la Commissione consente agli stati di reintrodurre, in caso di emergenza. controlli di frontiera per un massimo di cinque giorni. Dopodiché, a decidere se ci siano le condizioni per mantenere la misura sarà Bruxelles. E il Parlamento europeo viene informato di queste misure, rinnovabili fino a 30 giorni per un massimo di sei mesi. Per rispondere a situazioni come quella della scorsa primavera, che richiedano misure straordinarie per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico, la Commissione aggiunge alle motivazioni possibili, oltre a eventi terroristici, sportivi, o internazionali com’è ora, anche improvvisi e massicci flussi migratori.

La reazione alle idee della Malmström non si è fatta attendere. Il 13 settembre Francia, Germania e Spagna hanno diffuso una dichiarazione congiunta che boccia, senza mezzi termini, le proposte di Bruxelles. «I Paesi membri hanno la responsabilità politica di mantenere l’ordine pubblico e garantire la sicurezza sul proprio territorio», scrivono. Qualche ministro ha ribadito il concetto in varie interviste, come il titolare tedesco degli Interni Hans-Peter Friedrich: «non se ne parla», ha detto. La collega austriaca Johanna Mikl-Leitner ha parlato di «manie di grandezza» della Commissione.

Dalla sua, la Malmström ha il Parlamento Europeo, che l’appoggia a spada tratta, inclusi gli eurodeputati tedeschi del partito della cancelliera Angela Merkel. Peraltro, mentre Friedrich mostrava pollice verso alle proposte, secondo quanto riporta la stampa tedesca il ministero degli Esteri di Berlino aveva mostrato un’iniziale simpatia. Stando così le cose, è altamente improbabile che i ministri dell’Interno che si riuniscono a fine settembre troveranno un accordo sulle proposte della Malmström e, più in generale, sul ruolo della Commissione.

Meno problematici sono altri punti contenuti nella riforma, anzitutto sulla clausola di salvaguardia. Una clausola pensata in primo luogo per Romania e Bulgaria, che premono per entrare nell’area Schengen, avendo completato i preparativi tecnici – ma scontrandosi con il no soprattutto di Germania, Olanda e Austria. La Commissione e funzionari di Frontex (l’agenzia delle frontiere esterne Ue), nell’idea del commissario agli Affari interni, potrà mandare ispezioni regolari negli stati membri dell’area Schengen e segnalare eventuali lacune. In caso di una perdurante inottemperanza da parte di uno Stato membro, questo potrà essere “sospeso” dal Trattato e vedersi reintrodurre i controlli di frontiera da parte degli altri.

L’idea piace, ma comunque non basta a convincere Berlino a dire sì all’ingresso di Romania e Bulgaria nell’area senza frontiera. Preoccupa, soprattutto, la massiccia corruzione denunciata anche tra le forze di polizia. Tra gli altri aspetti, un rafforzamento dei poteri di Frontex, già approvato dal Parlamento Europeo, e maggiore cooperazione con la sponda sud del Mediterraneo. Per ora, potrebbe essere questa l’unica riforma dell’intero sistema a vedere la luce.  

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