Malacalza, l’industriale che fa a metà con il Padreterno

Malacalza, l’industriale che fa a metà con il Padreterno

Nel 2007 ha venduto la Trametal (trading di acciaio) all’oligarca ucraino Achmetov per un miliardo e passa di euro – timing perfetto per non inabissarsi nella grande crisi. Nel 2010 Tronchetti Provera gli ha steso il tappeto rosso perché puntellasse la Camfin, capofila del gruppo Pirelli. Nella primavera di quest’anno è stato cooptato nel cda della Rcs. In un paese in cui chiunque abbia fatto qualche soldo sgomita per entrare nel salotto di via Solferino, Vittorio Malacalza, 73 anni, è stato accolto con deferenza. Completata l’ascesa nell’empireo del capitalismo nostrano, quindi, a Malacalza non restava che guardare ancora più in alto là dove si puote ciò che si vuole.  L’occasione è arrivata con il salvataggio del San Raffaele. Malacalza era in parola per una quota di minoranza della newco creata dallo Ior, la banca vaticana, per rilevare il polo ospedaliero di don Verzè. L’industriale genovese di origini piacentine ha convinto il Vaticano (leggi il card. Bertone) che lui ci stava sì ma come partner alla pari, al 50 per cento. Così mentre Della Valle strepita ancora contro qualche “vecchio sacerdote del tempio” che non gli dà spazio in Rcs, coi sacerdoti Malacalza ci fa affari. Di più: oggi è l’unico businessman a fare fifty fifty col Padreterno.

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