Era il 4 giugno scorso, e il neo segretario politico del Pdl, Angelino Alfano, affermava al Corriere:”Spingerò per una rapida celebrazione dei congressi e proporrò l’uso delle primarie per la scelta dei coordinatori come per quella dei candidati negli enti locali”. Stesso slogan il giorno dell’incoronazione a segretario politico del Pdl all’Auditorium di via della Conciliazione, lo stesso dove nell’aprile del 2010 andò in scena il divorzio definitivo fra Fini e Berlusconi. Anche in quell’occasione, davanti al consiglio nazionale del Pdl, Angelino Alfano lanciò uno slogan che sapeva tanto di campagna elettorale berlusconiana targata 2001:”Primarie per tutti”.
A distanza di due mesi da quelle parole, che enfatizzavano il modello “primarie” per anni sbeffeggiato da quasi tutta la destra, Angelino Alfano torna sui suoi passi. A Palermo, dove si voterà la prossima primavera per il rinnovo del Consiglio Comunale, e quindi del Sindaco, Angelino Alfano non può perdere, altrimenti rischierebbe la poltrona da segretario politico del Pdl. Ergo, Alfano avrebbe accantonato il modello “primarie”, e trovato la quadra attorno alla candidatura di Roberto Lagalla, attuale rettore dell’Università di Palermo. Il quale ieri, in una paginata sull’edizione palermitana di Repubblica, interveniva sull’ipotesi candidatura:”Non mi tirerei indietro”. Ma, “la mia candidatura non può essere semplicemente quella del Pdl. A Palermo serve un’iniziativa che parta dalla città, dalle sue forze sane e produttive: i partiti, in questo senso, rappresentano solo una delle componenti”.
Ecco, il punto. Dopo il disastroso doppio mandato dell’attuale sindaco Diego Cammarata, Alfano avrebbe pensato ad una figura “istituzionale” come quella di Lagalla perché “l’importante è trovare un nome convincente”, che sia lontano dalla nomenclatura partitica e dal Palazzo. In realtà, come segnala Emanuele Lauria su Repubblica Palermo di oggi, la moglie di Roberto Lagalla è stata compagna di scuola di Angelino Alfano al Liceo Classico “Empedocle” di Agrigento, e sarebbe il trait d’union del rettore con il potente neo segretario politico del Pdl. Il rettore piace anche al partitino di Saverio Romano, che “deve ancora riunire i suoi organismi per iniziare a parlare della sindacatura di Palermo”, ma sul nome di Lagalla, che è stato assessore alla sanità ai tempi del governo Cuffaro, non potrà che dare il beneplacito. Oltretutto sul rettore, stando agli ultimi rumors di Palazzo, potrebbe convergere chi, come il Terzo polo, in Sicilia è ormai distante anni luce dal centrodestra.
Eppure, nonostante il tatticismo alfaniano, e il profilo istituzionale della candidatura di Lagalla, il Pdl siciliano ha alzato gli scudi. Il primo ha mettere in discussione la possibile scelta di Alfano è stato il senatore Carlo Vizzini che si dice “sorpreso di scoprire attraverso Repubblica su chi punta Alfano”. D’altronde, continua Vizzini, “ho sempre posto una questione di metodo, parlando della necessita di un partito aperto che si confronti e che lavori con la società civile per evitare quanto accaduto a Napoli e a Milano”. Il capogruppo all’Ars del Pdl, tal Innocenzo Leontini, rievoca il discorso di Alfano all’Auditorium della Conciliazione:”Alfano ha sempre detto che le primarie sarebbero state uno strumento utile, a breve scriverà il regolamento del Pdl nazionale e vedremo se ci saranno”.
A rincarare la dose il deputato regionale del Pdl, Francesco Scoma, il quale, se dovessero svolgersi primarie, non ha mai nascosto di voler giocare le carte:”Ricordo solo che Alfano ha indicato pubblicamente l’obiettivo politico dell’innovazione e del coinvolgimento della base. Ecco, le primarie sarebbero un bel segnale di democrazia: se il Pdl decidesse di farle a Palermo, il nostro candidato per il Comune avrebbe certamente più forza”. D’altronde Alfano non era quello di “più primarie per tutti”?