”La manovra non e’ assolutamente adeguata nelle quantita’. Il paese si trova sull’orlo del baratro”. Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di Unicredit, alla festa dell’Api, non usa mezze misure. Si dice a favore di ”una patrimoniale molto rilevante per abbattere lo stock del nostro debito”, proposta per primo sostenuta da Pietro Modiano che al suo fianco lavorò per molti anni. Criticando apertamente Tremonti, poi, invita a “rivedere la spesa pubblica uscendo dalla mentalita’ del tagli lineari per operare invece tagli qualitativi, ma tutto questo richiede una forza politica che non esiste assolutamente. La situazione e’ insostenibile”. Una nuova forza politica? Già, «a 54 anni mi metto in gioco se c’è bisogno di un contributo per far funzionare le cose. La passione non manca».
Nell’estate in cui, dopo mille ammiccamenti e mezzi annunci ha rotto gli indugi Luca Cordero di Montezemolo, c’è dunque un nuovo potenziale attore sulla scena politica del prossimo futuro. Il banchiere di Unicredit, che pure ha parlato del bisogno di una nuova forza politica, in passato non ha mai nascosto le sue preferenze per il centrosinistra. Ha votato alle primarie del Pd, e proprio nel Pd il suo nome circolava come quello del “Papa straniero”, del leader non politico che serviva ad uscire dall’empasse del partito. Anche a Milano, alle ultime amministrative, è stato (seppur con discrezione) al fianco di Giuliano Pisapia e contro l’establishment cittadino del partito che sosteneva Boeri, e buoni rapporti risalenti lo legano a Bruno Tabacci, centrista che con Pisapia fa l’assessore al bilancio, e al fianco del quale Profumo ha dato la sua disponibilità poco fa.
Proprio dal centro, arriva la prima reazione. Pierferdinando Casini infatti dice: «Profumo ha un sacco di soldi, ha lavorato bene. È uno degli uomini più intelligenti del Paese: fai politica!». Come Premier? No no, Casini non vuole l’Uomo della Provvidenza e lo vedrebbe bene come “Ministro dell’Economia”. Il centro, si sa, è un luogo assai affollato e forse Casini ha avuto paura che un monopolio – certo fragile, ma lungamente coltivato – potesse iniziare a scricchiolare.
Peraltro, chi ha potuto interecettare da vicino gli umori del pomeriggio di Profumo e Tabacci riferisce che non di una discesa in campo alla Montezemolo si tratterebbe ma, piuttosto, di una disponibilità a una forza di governo diversa da quella attuale: di un ipotesi, insomma, di governo tecnico che dia corso alle proposte avanzate proprio da Profumo a Labro.