Era il 23 dicembre del 2010 e a pochi giorni dalle prime proteste in Tunisia, alla vigilia della primavera araba, Silvio Berlusconi, nella conferenza stampa di fine anno spiegava la sua visione della situazione politica nell’area. «Sono legato da un’amicizia vera con tutti i leader di questi Paesi, col presidente Mubarak e la sua famiglia, col presidente Bouteflika, mio coetaneo, con il leader della Libia e con Ben Alì, presidente della Tunisia».
Stati non del tutto pronti alla democrazia, secondo il premier: «Sono Paesi che stanno percorrendo la via verso una compiuta democrazia, ma in cui ci sono situazioni di cultura generale ancora molto arretrata, forti percentuali di persone che non sanno neppure leggere. E una democrazia può radicarsi ed essere valida solo quando c’è in tutta la popolazione la consapevolezza e si possa prendere una decisione di voto».
Infine il Cavaliere rivendicava il Piano casa in Libia: «Sono riuscito a dare suggerimenti importanti che sono stati fatti propri dai leader del Nordafrica. Ne cito uno: al presidente Gheddafi ho dato quello di utilizzare i fondi del petrolio per dare a tutte le famiglie libiche una casa di proprietà in ragione di 25 metri quadri per ogni familiare. Una grande opera. Mi attribuisco la paternità del progetto».
20 Ottobre 2011