Gorky ParkDopo la condanna della Tymoshenko, Kiev rischia di scivolare verso Mosca

Dopo la condanna della Tymoshenko, Kiev rischia di scivolare verso Mosca

KIEV – Yulia Tymoshenko, eroina dalle bionde trecce della rivoluzione del 2004, é stata condannata a sette anni di carcere per abuso di potere quando era primo ministro. Nel 2009, a conclusione dell’ennesima guerra del gas con la Russia e dopo personali accordi con Vladimir Putin, ha fatto firmare a Naftogaz un contratto giudicato svantaggioso per la compagnia ucraina e il proprio Paese, con perdite oltre i 130 milioni di euro per le casse dello stato, a tutto vantaggio di Gazprom. Lei ha sempre rifiutato ogni addebito e ha accusato l’attuale presidente, Victor Yanukovich, di aver organizzato un complotto ai suoi danni. In realtà, se da un lato l’accordo del 2009 ha fatto veramente sorridere Mosca e piangere Kiev, dall’altro il procedimento è apparso strumentale e artificioso.

Nella strategia del presidente ucraino e del suo entourage, il processo aveva essenzialmente due finalità. La prima: mettere all’angolo la leader dell’opposizione ed escluderla dalle prossime competizioni elettorali (parlamentari 2012, presidenziali 2015). La seconda: dare una base giuridica per un eventuale ricorso a una corte internazionale con la richiesta della revisione dei contratti che per il 2012 farebbero salire il prezzo oltre i 400 dollari per 1000 metri cubi, troppo per la malandata economia ucraina. Allo stato attuale delle cose, la condanna arriva puntuale e con l’ex eroina della rivoluzione arancione teoricamente dietro le sbarre sino al 2018, raggiunge apparentemente i due scopi.

Ma la parte più complicata del piano della Bankova e della lobby anti-Tymoshenko giunge proprio ora. L’Unione Europea, che in questi mesi ha fatto notevoli pressioni per salvare la bionda pasionaria del 2004, ha minacciato di interrompere le trattative sull’accordo di associazione se alla Lady di ferro non verrà concessa la possibilità di rientrare nell’arena politica. Yanukovich, che in questi mesi ha ribadito di voler seguire il cammino europeo, ha detto che il verdetto non è irrevocabile. Dietro le quinte si continua insomma a cercare un compromesso. I margini sono però limitati e Bruxelles, imputandosi sul processo e stoppando i negoziati, rischia di spingere Kiev verso Mosca. Una soluzione che farebbe piacere solamente al Cremlino, nonostante Putin (che durante il processo ha difeso la Tymoshenko non tanto per questioni di amicizia, ma con l’occhio ai contratti da salvaguardare) abbia affermato oggi di essere «perplesso» di fronte ai sette anni di condanna.

Di fatto Yanukovich ha resistito in questi mesi alle avances putiniane su più fronti (dall’entrata nell’unione doganale euroasiatica alla fusione tra Naftogaz e Gazprom) dimostrandosi molto meno filorusso di quanto dipinto dai media mainstream. E sotto la sua presidenza i passi verso l’Europa sono stati più concreti di quelli del suo predecessore, Victor Yushchenko, alleato della Tymoshenko durante la rivoluzione arancione. Il nodo centrale rimane comunque quello del gas, da due decenni insoluto e attorno al quale si muovono tutti i protagonisti dell’oligarchia politica ed economica ucraina. Con Yulia in carcere, Yanukovich elimina forse una nemica di sempre, ma rischia di schiantarsi contro il muro del Cremlino. Che non farà in ogni caso sconti.  

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