E tra i delusi di Berlusconi nasce il Partito delle aziende

E tra i delusi di Berlusconi nasce il Partito delle aziende

In appena tre mesi da Verona è arrivato a Palermo. E in appena tre mesi ha superato le diecimila tessere. Se oggi l’astensionismo e l’antipolitica spopolano in tutto lo Stivale, e la crisi dei partiti è trasversale, di certo non potremo dire lo stesso per il cosiddetto Partito delle Aziende (non Partito Azienda, quello c’è già!). Che nasce a Verona, e per l’esattezza a Bussolengo, appena tre mesi fa, da «un gruppo di imprenditori veneti e lombardi», e «nasce come soggetto politico, ma non è fatto di politici, ossia i creatori di questa nuova realtà sono piccoli imprenditori, artigiani e ogni qualsiasi figura che si scontri ogni giorno con i problemi del dover fare impresa». A condizioni “naturali” dovrebbe collocarsi nel centrodestra, «anche se riteniamo che il nostro progetto vada ben al di là della destra e della sinistra», dicono. Anche se fra gli ispiratori della nuova compagine politica c’è l’attuale presidente della provincia di Verona, Giovanni Miozzi, quota Pdl. E anche se il presidente nazionale del movimento Fabrizio Frosio viene dal Pdl, ed è stato candidato alle Europee del 2009 proprio dal partito del Cav.

Ma loro dicono di essersi stufati dei «partiti tradizionali». E anche di Confindustria che, spiega il neo-coordinatore regionale siciliano, l’avvocato Pippo Pollina, «per sua natura è portata a far quadrato attorno agli interessi dei più grandi fra i suoi iscritti, mentre per la marea di pmi non c’è molto spazio né, tanto meno, reale possibilità di essere rappresentata, con le proprie specificità e i proprio bisogni». Ieri la creatura “politica” delle pmi è sbarcata a Palermo, e, stando al neo-coordinatore, ha già raccolto diverse adesioni a Catania, Agrigento, Trapani e Messina. L’obiettivo «è di presentarsi ai prossimi appuntamenti elettorali, specie quelli programmati per il 2013. Ci stiamo organizzando sul territorio e a fine novembre a Roma dovremmo tenere la nostra assemblea costituente. Puntiamo al 4% su base nazionale», chiosa il presidente nazionale Frosio. I piccoli e medi imprenditori fanno sul serio, vogliono «dar vita ad una formazione politica del tutto inedita nel panorama politico italiano, attraverso una nuova forma di partecipazione e di condivisione». Hanno già un programma che ricorda quello di un signore che nel ’94 scese in campo: «abolizione dell’Irap, flessibilità del lavoro sia nel pubblico che nel privato, abolizione delle province, sostegno all’imprenditoria femminile e giovanile, forti tagli alla spesa pubblica e agli enti inutili, introduzione di un’imposta unica al 25% per tutti i tipi di reddito». E come allora quel signore del ’94 si fece largo nel vuoto politico derivato dalla fine della Dc e del Psi, oggi i piccoli e medi imprenditori, che si dicono «affamati e folli», attrarrebbero principalmente le partite iva del Nord e i delusi del centrodestra sparsi in tutto lo stivale. E se il governo continuerà a galleggiare e continueranno a crescere i malumori, quel 4% potrebbe davvero far sognare i piccoli e medi imprenditori. Che, allo stato attuale, non hanno una leadership forte e riconosciuta dal mondo politico, ma presto potrebbero averla. Montezemolo? «La platea è quella», sussura un architetto che ieri ha partecipato alla kermesse palermitana. Intanto, alla maniera di quel signore del ’94 che ossessionò l’Italia con l’inno di Forza Italia, conosciuto e cantato da tutti, i piccoli e medi imprenditori lanciano come inno Verona beat, colonna sonora di un film cult degli anni ’80 con Umberto Smaila, Nini Salerno, Franco Oppini e Jerry Calà. Il film era dei fratelli Vanzina e si intitolava Arrivano i gatti. Verrebbe da dire, chissà quanti saranno…

L’inno del partito, che fu colonna sonora del film Arrivano i gatti

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