Le politiche del governo federale Usa negli anni ’20 e ’30 contribuirono notevolmente alla gravità e alla durata della Grande Depressione, e per l’incompetenza dimostrata il governo fu premiato con la più grande estensione del potere politico nella storia degli Stati Uniti. Succederà lo stesso con l’Unione Europea?
Si dice che la crisi del debito implichi una crisi dell’euro, e che sia necessaria un’autorità fiscale europea. Si parla di debiti sovrani garantiti dall’Unione Europea (eurobond) e si è creato un fondo salva-Stati, che nella versione definitiva sarà chiamato meccanismo di stabilità europeo (Esm), per assicurare la liquidità e aumentare il valore del debito dei Paesi meno affidabili. Quanto buone sono queste argomentazioni?
In primis, nessun fallimento sovrano implica una crisi dell’euro , né rende necessaria l’uscita dall’euro. Il fallimento di uno Stato significa che i creditori non avranno quanto loro promesso: questo non distruggerà l’euro, come il fallimento di New York negli anni ’70 non distrusse il dollaro. Le perdite sui titoli greci potrebbero provocare una nuova crisi bancaria, al più. L’unico rischio per l’euro è che un fallimento sovrano incentivi le autorità ad adottare politiche monetarie accomodanti che svaluterebbero l’euro, ma non è necessario adottare tali politiche.
Dato che la crisi della Grecia, o di chiunque altro, non rappresenta un problema per l’euro, ma al più provocherebbe una crisi finanziaria, tutto ciò che serve è costringere i Paesi membri a rispettare i vincoli di Maastricht (se il Trattato fosse stato applicato negli ultimi dieci anni, oggi non avremmo nessun problema), e rendere le banche più robuste, riducendo la loro esposizione al rischio e la loro leva finanziaria. Tutto ciò non ha nulla a che fare con l’istituzione di un’autorità fiscale europea, di dubbia utilità.
Gli eurobond, così come sono intesi da molte persone, sono un’assurdità. Non si può credere che l’Unione Europea o i Paesi membri possano garantire il debito dei singoli Stati: se così fosse, la Grecia potrebbe indebitarsi allo stesso tasso della Germania, ricomincerebbe a spendere senza limiti, e si troverebbe presto con un debito ancora più grande. Se i politici greci non sono all’altezza, coprire la loro inadeguatezza lascerebbe ai loro politici mano libera, imponendo inoltre notevoli costi a tutti gli altri Paesi. A che pro?
Finora l’unica realtà è il fondo di stabilità europeo, un veicolo di investimento speciale che emette obbligazionisui mercati finanziari per comprare titoli dei singoli Paesi. Un primo scopo del fondo potrebbe essere assicurare la liquidità dei titoli, ma per farlo bastano broker che si impegnano a comprare e a vendere a prezzi specificati. In alcuni casi la liquidità scomparirebbe: ma dato che questo accade quando non ci si fida dei titoli, è difficile credere che questo non sia in realtà un problema di sostenibilità finanziaria, e a salvare l’insalvabile non si assicura la liquidità, ma solo l’irresponsabilità.
Il fondo potrebbe servire a comprare titoli sottovalutati dal mercato, ad esempio se si ritiene che l’avversione al rischio degli operatori sia eccessiva. Tutto ciò significa che i premi di rischio verranno ridotti, e questo porterà però ad una riduzione del costo dell’indebitamento per gli Stati più instabili, con conseguente aumento della spesa primaria prima e del livello di indebitamento poi.
Cercare di tenere bassi i premi di rischio creerebbe le condizioni per crisi ancora più gravi, facendo giungere ancora più fondi proprio dove vi sono più rischi. Dati gli incentivi politici a creare boom e a nascondere i problemi sotto il tappeto, un’agenzia pubblica che fissi un tetto ai premi di rischio del mercato verrebbe verosimilmente usata per aiutare i Paesi a spendere ancora di più e a mettersi in condizioni finanziarie ancora più precarie: e dire che alcuni Paesi, come l’Islanda e l’Irlanda, sono andati in crisi proprio per aver erogato garanzie a tappeto, nel loro caso alle banche.
Dato che l’Esm probabilmente non serve (e comunque la sua esistenza non salverà, con ogni probabilità, la Grecia), come non servono un’autorità fiscale europea, gli eurobond, e salvataggi sovrani in nome dell’euro, è difficile giustificare un’estensione dei poteri dell’Unione Europea, che del resto ha già fallito nell’unica cosa che doveva fare, verificare il rispetto di Maastricht. Eppure qualcosa mi dice che la crisi porterà proprio a questo, nonostante abbia già dimostrato di non essere in grado di usare quelli che già ha. La chiamano “unione politica”, e anche se è difficile scorgerne i vantaggi, per molti è una illusoria via di fuga dalla mediocrità della politica nazionale: non che le istituzioni europee finora si siano rivelate più serie.