L’Europa non ce la fa, ad aiutare Italia e Spagna arriva il Fmi

L'Europa non ce la fa, ad aiutare Italia e Spagna arriva il Fmi

BRUXELLES – Stufo di aspettare gli europei, il Fondo Monetario Internazionale cala direttamente su Bruxelles a prospettare una possibile quadratura del cerchio per far fronte alla crisi dei debiti sovrani. Ormai un po’ tutti ritengono insufficienti i 440 miliardi di euro del fondo salvastati (Efsf) modificato il 21 luglio nel caso di un vero contagio della crisi a big dell’eurozona come Italia e Spagna. In questi giorni se n’è sentite di tutti i colori su trucchi e barbatrucchi per aumentare la «potenza di fuoco dell’Efsf», senza aumentare ulteriormente capitali, prospettiva profondamente avversata anzitutto dai tedeschi. Nei giorni scorsi è girata l’ipotesi leverage (“leva”), e cioè utilizzare il proprio capitale per ottenere prestiti, magari dalla Bce, un po’ sul modello delle banche. O per “assicurare” almeno parte di possibili perdite per chi possiede titoli spagnoli e italiani. Qualcuno propone di farne una vera e propria banca, con accesso diretto alla Bce.

Su questo hanno quasi litigato i ministri delle finanze all’eurogruppo di lunedì senza arrivare a nessuna conclusione. E ora arriva Antonio Borges, responsabile per l’Europa del Fondo Monetario Internazionale, direttamente a Bruxelles a buttarla lì, come se niente fosse, rispondendo alle domande dei giornalisti. «Leveraging – comincia Borges – non vuol dire necessariamente che l’Efsf debba fare debiti. Vuol dire che deve utilizzare il suo capitale per fare da catalizzatore, convincendo altri investitori a partecipare» agli acquisti sul mercato secondario, leggi anzitutto titoli di Stato di paesi in difficoltà (Italia e Spagna) ma ancora in grado di vendere i propri titoli. Borges fa una pausa, e visto che i giornalisti non incalzano, tira fuori spontaneamente quello che voleva comunicare.

«Altri investitori – spiega infatti – non vuol dire necessariamente investitori privati. Vuol dire anche investitori istituzionali, come anche il Fondo Monetario». Il quale, prosegue tranquillo, «potrebbe all’occorrenza affiancare l’Efsf negli acquisti sul mercato secondario». Il tutto «per ristabilire la fiducia e per misure precauzionali». Borges cita esplicitamente Italia e Spagna, e sottolinea che «non si tratterebbe di misure per ripristinare la solvibilità, che è assicurata, visto che Italia e Spagna hanno i fondamentali economici solidi, non hanno problemi di solvenza, ma solo, appunto di fiducia in un clima molto più avverso ai rischi». Traduciamo: il responsabile per l’Europa del Fmi sta facendo capire che, se i soldi dell’Efsf non dovessero bastare, in caso di emergenza potrebbe “integrarlo” per procedere, ad esempio, ad acquistare Btp italiani e Bonos spagnoli, sostituendosi alla Bce già pesantemente criticata per queste operazioni “non standard”.
Non sarebbe direttamente il Fondo di Washington a procedere agli acquisti, visto che lo Statuto del Fmi non lo permette, ma «un veicolo finanziario che potremmo facilmente creare ad hoc». Borges, insomma, ha già pensato a tutto, anche se assicura che «si tratta solo di idee, non c’è niente di concreto».

Sarà, ma il desiderio dimostrato da Borges di lanciare il messaggio lascia pensare che l’organismo di Washington sia ansioso di aiutare gli europei a porre fine alle risse e a trovare una soluzione per la quadra, lanciando al tempo stesso un messaggio rassicurante ai mercati. «Naturalmente – aggiunge Borges – dobbiamo aspettare che sia completato il processo di ratifica (delle modifiche all’Efsf decise il 21 luglio, mancano Olanda, Malta e Slovacchia), e, una volta fatto questo, come intende muoversi l’Efsf».

Alla Commissione per ora non replicano, dicono (o fanno finta) di non saperne niente, ma difficile pensare che la cosa dispiacerebbe a Bruxelles. Tantomeno dovrebbe dispiacere ai governi che si vedrebbero, almeno in parte, liberati dall’angoscia di dover trovare il mondo di aumentare le possibilità effettive del fondo senzafare infuriare i contribuenti tedeschi o olandesi. La posta in gioco è altissima, ricorda Borges: se non si ripristina la fiducia, «allora potremmo trovarci di fronte alla classica self-fullfilling prophecy», una profezia auto-avverante: la perdita di fiducia potrebbe portare i tassi a livelli tali da diventare insostenibili per Italia e Spagna. Che a quel punto, davvero, diverrebbero insolventi. Europei, sbrigatevi.
 

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