Steve chi? La morte di Jobs lascia indifferente Montecitorio

Steve chi? La morte di Jobs lascia indifferente Montecitorio

«Avete visto? È morto Steve Jobs». «Steve chi?». «Quello della Apple». È ora di pranzo quando nel cortile di Montecitorio il capannello dei deputati Pd si interroga sulla notizia del giorno. La conversazione dura pochi istanti. Ci sono Andrea Lulli, Massimo Zunino, il delegato d’Aula Michele Ventura. «Stamattina ho visto un servizio al telegiornale – racconta Lulli – ma voi lo sapevate che negli anni Ottanta Jobs stava con Joan Baez?». La domanda rimane senza risposta. La discussione cambia rapidamente argomento.

La scomparsa del fondatore della Apple monopolizza l’attenzione del pianeta. Non quella della Camera dei deputati, però. Impegnati con l’ultimo provvedimento sulle intercettazioni, i parlamentari italiani pensano ad altro. In Transatlantico si raccolgono confidenze sull’ultimo scontro tra il premier Berlusconi e il ministro Tremonti. I più informati si interrogano sulla tenuta della maggioranza. «Se le dicessi che la notizia ha suscitato l’interesse dei colleghi – spiega un deputato berlusconiano – direi una bugia. Ma lei che si aspettava?».

«Steve cosa? Scusi, chi è morto?». Il deputato leghista Eraldo Isidori non sembra particolarmente amareggiato. Sulle panchine nel cortile interno qualcuno è più informato. «Se ne va il Leonardo da Vinci dei nostri giorni», spiega il Pdl Gerardo Soglia. «È vero, la scomparsa di Jobs non ha colpito quasi nessuno. Al termine della seduta, però, ho intenzione di prendere la parola e fare un intervento in Aula per ricordarlo». Chissà se l’idea è venuta a qualcun altro. «Perché – ride un deputato del Pdl indicando un vecchio leader di partito che fuma – lei crede che quello sappia chi è Jobs? Non scherziamo, qui c’è gente che non sa neppure accendere un computer».

Ma alla Camera ci sono anche tanti appassionati di tecnologia. Per rendersene conto basta fare un giro in Transatlantico. Il logo della azienda californiana campeggia ovunque. Dalla Pdl Maria Rosaria Rossi incollata al suo iPhone bianco, al popolare Beppe Fioroni con l’inseparabile iPad sotto il braccio. In passato l’eccessiva dimestichezza con il tablet Apple ha persino creato imbarazzanti situazioni. È il caso del futurista Roberto Menia, immortalato durante una seduta d’Aula mentre giocava a Super Mario Bros. O di quel deputato berlusconiano che durante la discussione sulla mozione di sfiducia al ministro Bondi fu beccato a visitare un sito di escort. Ovviamente sul suo iPad.

La mela della Apple a Montecitorio è di casa. Lo scorso Natale tutti i parlamentari del Popolo della libertà hanno ricevuto in dono un iPad. «L’anno prima ci avevano dato un televisore», ricorda uno di loro. Stesso pensiero per i deputati leghisti. Che lo scorso dicembre si sono visti recapitare il tablet dell’azienda di Cupertino dal capogruppo Marco Reguzzoni. «A noi invece non ce l’ha regalato nessuno – si lamenta il Pd Renzo Carella – ce lo siamo dovuti comprare con i nostri soldi. Evidentemente il nostro gruppo parlamentare è meno generoso. Anzi, ogni mese dobbiamo pure versare 1.500 euro».

Le invenzioni di Jobs hanno rivoluzionato la vita a Montecitorio. Ma alla Camera la figura del fondatore del Apple non riscuote troppo interesse. Alcuni (pochi) parlamentari si affrettano a consegnare alle agenzie di stampa qualche dichiarazione di cordoglio. Il dipietrista Antonio Palagiano chiede all’Aula di riservare un minuto di silenzio in memoria, ma il vicepresidente Antonio Leone non concede il permesso. Tra i deputati che passeggiano in Transatlantico sono pochi quelli che hanno voglia di ricordare Jobs. Alcuni preferiscono non rispondere. Altri, interrogati, abbozzano qualche luogo comune. «Era una brava persona», «uno molto intelligente». «Non sono un esperto del settore – ammette Giuseppe Fallica di Grande Sud mentre armeggia con due cellulari (non Apple) – ma oggi è morto un grande uomo». Il democrat Carella si apre: «Io sono laureato in chimica, amo le scoperte». Steve Jobs? «Uno che se non fosse scomparso avrebbe continuato a produrre strumenti moderni».

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