Vasco fa chiudere Nonciclopedia, la Rete gli si scaglia contro

Vasco fa chiudere Nonciclopedia, la Rete gli si scaglia contro

«Liberi liberi siamo noi, però liberi da che cosa?». Sicuramente non dalle azioni legali verso quei siti web che danno fastidio. Parola di Vasco Rossi, il vate di Zocca che con spirito molto poco libertario ha querelato Nonciclopedia, costringendola addirittura a fare fagotto. La parodia nonsense tutta italiana di Wikipedia ora sfoggia un disclaimer con cui si avvisano i lettori (tantissimi, e giovanissimi) ma anche i creditori (il senso dell’umorismo non manca mai, nemmeno nei momenti bui) che il sito chiude. Off line. Morto. Kaputt. E si ringrazia Vasco e i suoi avvolt, anzi no, avvocati. 

Il rocker emiliano, nonostante il curriculum non certo da bacchettone, si è sentito diffamato dalla pagina che l’enciclopedia demenziale on-line aveva dedicato a lui. Eeeeeeh già. Horribile dictu, proprio la “rockstar dimissionaria” che nelle ultime settimane ha cercato di reinventarsi nella rete con i suoi sconclusionati “clippini” si comporta come solo i più inflessibili censori del fu Celeste Impero hanno mai saputo fare. Ma noi non siamo mica i cinesi. E nemmeno gli americani, che loro possono addirittura sparare agli indiani. Così la querelata, per quello che può ancora fare, si vendica, raccontando alla sua maniera la sua versione dei fatti. 

Ok, forse Nonciclopedia non sarà stata mai una campionessa di british humour, ne avrà mai scalato le vette della satira tagliente ancorché elegante di Spinoza. Molto spesso, è vero, le battute sono grossolane, tagliate con l’accetta, e il linguaggio è quello dei bigliettini che al liceo si scambiano i ripetenti seduti all’ultimo banco per burlarsi del prof o condividere apprezzamenti pesanti sulla bella della classe. Però non sono mancate voci nonciclopediche che fossero veri e propri exploit assoluti dell’umorismo. E, in ogni caso, basta qualche volgarità di troppo per trascinare in tribunale un sito web satirico? Pare di sì. Il Blasco sarà anche indulgente con tutti, persino con gli ubriachi al volante, ma i nerd irrispettosi sono troppo anche per lui.

Intanto il popolo 2.0 si scaglia contro Vasco. Stavolta non gli basterà il suo solito berrettino da guerrillero che, se maschera bene la calvizie, può ben poco contro le parole di fuoco di tanti ex-fan. Perché dopo un affronto del genere, c’è da scommetterci, la rete ascolterà solo più il Liga. Sempre ammesso che nel bar di Mario ci sia la connessione wi-fi gratuita, ovviamente.

Su Facebook fa già incetta di fan l’evento intitolato “Meglio un giorno da Nonciclopedia che 100 da Vasco”. E tra i blogger più blasonati, stamani, c’è stato persino chi ha voluto leggere nella querela di Vasco un antipasto di quello che succederebbe se venisse approvata la norma “ammazza blog”. Posizione opinabile, oltre che decisamente fantasiosa, dal momento che mai una legge è riuscita ad avere effetti retroattivi prima ancora di essere discussa, e soprattutto perché il caso dimostra che, volendo, si potrebbe già ora farne anche senza. Piuttosto, quella che forse verrà ricordata come la Vasquerela è l’ennesima prova di come in Italia non si riesca a guardare Internet se non attraverso le lenti opache dell’arretratezza, quelle che rendono incapaci di comprenderne le dinamiche (tutt’altro che complesse), e quindi di assumere sempre e comunque una posizione censoria tout court.

Una cosa, tra tutte, potrebbe far sorridere: mettendo il bavaglio a Nonciclopedia il Vasco libertario e libertino è riuscito là dove nemmeno un’interrogazione parlamentare dell’Udc aveva fatto breccia. Già, potrebbe far sorridere, così, in Generale. Ma non sorridete: le querele sopra sono (anche) per voi. 

La replica di Vasco. Attraverso la pagina ufficiale di Facebook, lo staff del Blasco replica alle migliaia di critiche ricevute a seguito del suo attacco all’enciclopedia satirica Nonciclopedia: «A proposito di Nonciclopedia, prima di tutto fatti e non solo parole: piu’ di un anno fa, nel febbraio 2010, abbiamo sporto querela per diffamazione nei confronti del sito Nonciclopedia che degli insulti contro Vasco Rossi aveva fatto la sua bandiera. Insulti quotidiani e gratuiti, insulti a tempo perso e senza alcun motivo. A un anno e mezzo circa dalla denuncia per diffamazione il magistrato in questi giorni ha riscontrato che gli elementi di reato per diffamazione esistono tutti e lo ha comunicato alle parti. In seguito alla comunicazione del magistrato, gli ammministratori di quel sito hanno deciso autonomamente di chiudere il sito perché si sono evidentemente accorti di essere nel torto. Vasco non ha mai chiesto la chiusura del sito, ha molto semplicemente chiesto al suo avvocato di difenderlo in sede giudiziaria dalla diffamazione, persistente. È evidente che non sono vittime, ed è un giudice a decidere che sussiste il reato per diffamazione, cosa ben diversa dal definirsi un sito di satira. Attenzione a pubblicare notizie solo unilaterali, chi si occupa di web sa bene che è molto difficile far chiudere un sito, se non addirittura impossibile. Difendersi dagli insulti che piovono in maniera gratuita e non si sa per quale motivo, non è solo lecito, È DOVEROSO: libertà di stampa non è libertà di offendere». Una “excusatio” che, però, non piace alla rete. Anzi. In primis, perché conferma lo “zampino” del cantante nello stop al sito. E poi perché la censura non piace al web, nemmeno quella “a fin di bene”.

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