La Consob ha fatto capire in via informale che l’operazione di salvataggio di Fondiaria Sai, così come è stata strutturata inizialmente da Mediobanca – Opa di Unipol su Premafin ma non su Fon-Sai (qui l’accordo iniziale) – non otterrebbe il via libera. È quanto riferiscono fonti vicine alla vicenda. Per come è stato impostato il salvataggio della compagnia, che garantisce una buona uscita alla famiglia Ligresti sacrificando gli interessi degli azionisti di minoranza, non ci sarebbero gli estremi per concedere l’esenzione dall’Opa su Fondiaria Sai. In Piazzetta Cuccia per tutta la giornata di oggi c’è stata una corsa contro il tempo per apportare le modifiche necessarie. Slittati a domani i consigli di amministrazione di tutte le società interessate.
Secondo il nuovo schema, ci sarebbero solo aumenti di capitale riservati sia in Premafin sia in Fondiaria Sai, senza offerta pubbliche e quindi senza liquidazione diretta alla famiglia Ligresti, che ha ufficialmente il 51% di Premafin (a sua volta azionista al 36% circa di Fon-Sai). I Ligresti si diluirebbero quindi nella holding senza scomparire, ma potendo però esercitare il diritto di recesso a seguito della fusione prevista Premafin-FonSai-Milano-Unipol Assicurazioni. In questo modo Unipol entrerebbe nel capitale della holding Premafin con un aumento di 250-350 milioni e, da qui, parteciperebbe poi all’aumento di capitale di Fon-Sai (probabilmente 1 miliardo). Gli importi esatti saranno comunque definiti domani.
Ma sull’operazione sarebbero emerse anche altre difficoltà nel corso della due diligence (la verifica sui conti) condotta da Unipol sulla compagnia della famiglia Ligresti. In particolare, i tecnici della compagnia bolognese controllata dal mondo coop avrebbero evidenziato diversi rilievi sulle valutazioni sia sugli immobili sia sulle attività finanziaria di Fondiaria Sai. Rimane comunque la determinazione di tutti a proseguire nell’operazione. Uscendo dal vertice in Mediobanca, l’amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri si è detto ottimista: «Domani sottoporrò ai miei organi consiliari una proposta di operazione sulla base della quale delibereranno». Cimbri non ha però voluto rispondere alle domande dei cronisti, davanti all’ingresso di Piazzetta Cuccia, sui problemi relativi all’Opa a cascata. Cimbri ha anche negato («credo proprio di no») l’esistenza di problemi e critiche da parte dei suoi azionisti.
Resta tuttavia aperto il nodo dell’uscita dei Ligresti, da cui dipende anche la solvibilità a monte della catena di controllo, e in particolare della holding non quotata Sinergia, i cui debiti verso le banche superano 300 milioni. Anche Premafin ha debiti per ammontari equivalenti verso le banche. Unicredit è l’istituto più esposto verso l’intera filiera Ligresti per un ammontare che nel prospetto per l’aumento di capitale appena concluso viene stimato intorno a 500 milioni. Durante la gestione Ligresti, infine, Mediobanca ha invece erogato prestiti subordinati a Fondiaria Sai per 1,1 miliardi. La famiglia Ligresti, via Premafin-Fondiaria, è azionista di Mediobanca e, in misura inferiore, di Unicredit. Fino alla primavera scorsa Salvatore Ligresti siedeva nel cda di quest’ultima banca, mentre Jonella Ligresti, presidente in carica di Fon-Sai, è tuttora consigliere di amministrazione di Mediobanca ed è stata membro del comitato remunerazione (nel periodo luglio 2010-30 giugno 2011).
Twitter: @lorenzodilena
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