Il grande piano Ue per rilanciare l’economia? 30 milioni in tutto

Il grande piano Ue per rilanciare l’economia? 30 milioni in tutto

BRUXELLES – L’idea non sarebbe insensata. Utilizzare i vari fondi Ue non spesi per finanziare la ripresa dell’economia e dell’occupazione nonché le piccole imprese dell’Unione. Un’idea di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, che presenteranno una proposta comune lunedì al vertice informale dei leader Ue, e in parte ripresa nella bozza di dichiarazione dei leader che sta preparando lo staff del presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy. Lì non si parla esplicitamente di un fondo comune di crescita, ma l’entourage di Van Rompuy spiega che l’idea è proprio quella di «coordinare e riorientare» i fondi non spesi.

Piccolo problema: la cosa è piuttosto complicata. Anzitutto perché, come ha detto alla Süddeutsche Zeitung lo stesso commissario agli Affari regionali, l’austriaco Johannes Hahn – da cui dipende il grosso di questi fondi – di soldi non spesi ce ne sono proprio pochi. «Nessuno ci ha consultato – dice Hahn riferendosi a Merkel e Sarkozy – io mi sono permesso di mettere in chiaro la situazione. E temo di dover deludere: se si mettono insieme tutti i fondi non spesi degli anni 2010 e 2011, si arriva a 30 milioni di euro». Dice proprio milioni, non è un errore di battitura. Non miliardi. Insomma, quattro spicci. «Con questi soldi – dice infatti Hahn – non credo proprio che i paesi potranno rigenerarsi».

Il commissario insomma, silura con questa intervista quello che voleva essere il «grande piano» all’insegna dell’occupazione e della crescita da presentare come pendant al famigerato patto sulla disciplina fiscale. Alla Commissione devono essersene accorti, e magari il presidente José Manuel Barroso si è preoccupato di irritare la potente Germania. E così vari portavoce si sono affannati a cercare di relativizzare l’impatto devastante dell’intervista di Hahn. E così rinviare al fatto che per l’attuale periodo di bilancio Ue (2007-2013) dei 350 miliardi di euro complessivi rimangono 82 miliardi di euro non ancora erogati. Sarebbero tanti soldi. Peccato però che lo stesso Hahn spieghi che in realtà dire che questi soldi non siano utilizzati «è un errore». In realtà non sono stati effettivamente versati, ma sono, dice l’austriaco, «vincolati a 455 programmi. E ognuno di questi programmi è un contratto stretto con noi con un suo budget».

Traduciamo: questi 82 miliardi sono, è vero, non erogati, ma non sono «liberi», come invece i famosi 30 milioni di cui sopra. Cioè, non possano prendere questi 82 miliardi e impiegarli per sostenere, ad esempio, l’occupazione giovanile in Spagna o le imprese nel nostro Mezzogiorno. «Non possiamo dire, come Commissione – spiega infatti Hahn – che i soldi passano da A a B». Bruxelles può solo discutere – caso per caso, paese per paese – se dirottare soldi previsti per un dato progetto a un altro fine. Per carità, può anche servire, ma siamo ben lontani dal grande «piano europeo per la crescita» che Merkel e Sarkozy avrebbero voluto promulgare al summit di lunedì. Si tratta di normale amministrazione, cambiamenti di destinazione di fondi sono sempre possibili e di tanto in tanto accadono.

Hahn ha commesso l’errore diplomatico all’insegna del classico «il re è nudo». Forse ha disturbato qualcuno il titolo dell’articolo della Süddeutsche: «Per i piani di Merkel non ci sono soldi». Ma il fatto resta. E a fare due chiacchiere nei corridoi della Commissione si trova anche chi non trattiene una battuta. «È come dare del paracetamolo a chi ha un braccio rotto». Per rilanciare la crescita ci vuole ben altro.  

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