TORINO – Proprio nei giorni in cui la nuova Panda debutta sul mercato, la Fiom prepara una serie di ricorsi contro Fiat. Al centro della mossa legale delle tute blu c’è il mancato reintegro nello stabilimento di Pomigliano dei propri iscritti. Dei 4mila 400 operai ai quali la società torinese ha promesso la riassunzione all’interno della New company – Fabbrica Italia Pomigliano per il momento ne sono tornati a lavoro mille 200. Nessuno di loro ha in tasca la tessera Fiom.
Fabbrica Italia Pomigliano, società controllata al 100% da Fiat Partecipazioni, nasce nel luglio 2010 con un fine preciso: realizzare il progetto Panda. Il 15 giugno dello stesso anno il Lingotto raggiunge un accordo con i sindacati – non con la Fiom – per portare al Giambattista Vico la produzione della Nuova Panda e mette sul piatto 700 milioni di euro di investimenti. A luglio si tiene un referendum fra i lavoratori dello stabilimento campano, con il 62,2% dei votanti che approvano l’accordo e 36% che votano no.
Gli operai passeranno un po’ per volta dalla vecchia società, Fiat Group Automobiles, alla nuova società. Tra dicembre 2010 e febbraio 2011 vengono siglati i contratti collettivi con Fim, Uilm, Ugl, Fismic, Associazione quadri e capi Fiat. La Fiom, invece, non firma e ricorre al Tribunale di Torino. A luglio 2011 la sentenza. Il giudice decide che i contratti di Pomigliano sono legittimi. Allo stesso tempo, però, dichiara antisindacale la condotta di Fiat e stabilisce che i metalmeccanici della Cgil hanno diritto di rappresentanza nell’azienda anche se non hanno sottoscritto gli accordi.
Ed ora la Fiom lancia la nuova controffensiva legale. L’azione partirà a febbraio e sarà articolata in tre tranche. Si inizierà con un ricorso collettivo al Tribunale di Nola. La Federazione chiederà al giudice di applicare l’art. 28 dello Statuto dei Lavoratori che reprime i comportamenti antisindacali dei datori di lavoro. Secondo la Fiom, l’azienda eviterebbe di richiamare i suoi tesserati per non ritrovarsi in fabbrica i delegati Cgil. Il che, però, contraddice quanto contenuto nella sentenza di luglio, e cioè che l’esclusione del sindacato dal sito produttivo è illegittima. Il secondo step sarà un esposto alla Procura della Repubblica. La Fiom lo sta ancora valutando. Quando lo presenterà, farà appello all’art.15 dello Statuto che vieta di discriminare i lavoratori in base all’adesione o meno a un sindacato e che stabilisce che «è nullo qualsiasi patto od atto diretto a: subordinare l’occupazione di un lavoratore alla condizione che aderisca o non aderisca ad una associazione sindacale ovvero cessi di farne parte».
Al Tribunale di Torino arriveranno, invece, due ricorsi individuali “pilota”. In questo caso l’oggetto del contendere è il passaggio degli operai alla Newco. La nuova società, sostengono i legali Fiom, sarebbe un escamotage del Lingotto per aggirare l’articolo 2112 del Codice Civile. La norma infatti stabilisce che, in caso di trasferimento d’azienda, i lavoratori mantengono gli stessi diritti, contratto compreso. Secondo la Fiom, Fiat avrebbe quindi messo in piedi la new-co solo per bypassare il vecchio contratto e applicare il “modello Pomigliano”. Siccome, però, il giudice su questo si è già pronunciato stabilendo la legittimità degli accordi, le tute blu tenteranno la strada dei ricorsi individuali.
Su tutto, però, pesa l’incognita della Cassazione che potrebbe sparigliare di nuovo le carte. La Fismic ha infatti chiesto con un ricorso presentato ad ottobre l’annullamento della sentenza di Torino per incompetenza territoriale. Si sostiene, in particolare, che il comportamento antisindacale denunciato dai metalmeccanici Cgil debba essere giudicato dal Tribunale di Nola « o, in subordine quello di Napoli o quello di Roma» e non di Torino. E’ lì infatti che l’atto si sarebbe verificato.
Mentre Fiat e Fiom si preparano ad un nuovo confronto, i dipendenti di Pomigliano restano nella vecchia società e percepiscono la cassa integrazione. Di base la busta paga ammonta a 750 euro al mese e arriva a circa 1.100 per chi ha moglie e figli a carico. Una situazione che va avanti così da tre anni e mezzo. La trafila per tutti è la stessa: aspettare la chiamata della New company, dimettersi e in contemporanea firmare il contratto di assunzione.
Nel timore di non essere ricollocati, molti operai rinunciano alla tessera Fiom. A febbraio 2011 gli iscritti erano 600. Un centinaio è andato via sfruttando la mobilità, quasi 200, invece, si sono cancellati. Secondo il sindacato, però, nemmeno questa scelta pagherebbe. Chi è stato metalmeccanico Cgil sarebbe “segnato”, secondo il sindacato, in una sorta di “lista nera”, tra quelli, insomma, da lasciare a casa. Chi garantisce il reintegro di tutti i 4mila 400 operai? «Nessuno – dice a Linkiesta Andrea Amendola, segretario Fiom Cgil Napoli e Campania – La Fiat ci ha detto che dovevamo contare sulla sua parola. Gli altri sindacati si sono fidati, noi no».
Il Lingotto, da parte sua, ha promesso che il personale passerà alla Newco man mano che si evidenzieranno le esigenze produttive. Ma i piani della Fiat per il 2012 sono già cambiati. Inizialmente, per l’anno in corso, si era parlato di una produzione di 270mila Panda. A novembre la stima era passata a 202mila 700 unità. Ora il piano operativo ne prevede 188mila 500. E i conti sulle immatricolazioni (un totale di 682mila vetture a marchio Fiat come comunicato dalla casa torinese), secondo Amendola, non tornano: «In Europa, l’anno scorso, la Fiat ha venduto circa 190mila Panda. Com’è possibile che in un momento di crisi riesca a venderne di più? Alla fine diranno che è il mercato che non tira, ma sapevano già come sarebbe andata». Per Pomigliano il 2012 è un anno strano, rispondono dalla società torinese. La Nuova Panda è partita gradualmente e bisognerà tener conto della risposta del mercato. Quella di portare al Giambattista Vico la produzione della Panda, dopo 40 anni di Alfa Romeo, è una sfida. «L’abbiamo lanciata per tutelare l’occupazione».
La verità si saprà a luglio 2013 quando finiranno i due anni di cassa integrazione straordinaria iniziati il 15 luglio 2011. Solo allora si potrà dire con certezza quanti sono i dipendenti ricollocati. A quella data chi sarà fuori dalla nuova società si ritroverà senza ammortizzatori sociali. Di certo c’è che almeno il 40% degli operai tornerà in fabbrica. Secondo l’accordo è questa infatti la percentuale di lavoratori che l’azienda deve reintegrare entro il primo anno.
Intanto, a 31 anni dal suo esordio, la Nuova Panda torna sul mercato. Il 28 e 29 gennaio le concessionarie Fiat fanno il “porte aperte” per farla conoscere al pubblico. E’ appena partito anche il battage pubblicitario. Dallo scorso 22 gennaio è in onda lo spot che presenta la nuova city car proprio attraverso le immagini degli operai di Pomigliano. Il filmato punta tutto sull’orgoglio, la creatività, il saper fare italiano. Con uno slogan suggestivo che sta già facendo discutere: possiamo decidere che Italia vogliamo essere.