Come fa lo Stato a vendere gli immobili se non sa quanto valgono?

Come fa lo Stato a vendere gli immobili se non sa quanto valgono?

Il piano è ambizioso, il metodo agile, ma i conti non tornano. A margine di un convegno del settore, il numero uno dell’Agenzia del Demanio e alto dirigente del Tesoro, Stefano Scalera, era tornato a parlare del programma di dismissioni del patrimonio pubblico contenuto nella finanziaria dello scorso luglio e poi ripreso dal decreto “salva Italia”. Il Demanio, ha detto Scalera, è pronto a dare il proprio contributo con 5 milioni di euro nel prossimo triennio, non necessariamente derivanti dalla cessione di immobili. La data room sarà accessibile direttamente online e i bandi d’asta saranno pubblicati anche in inglese e in altre lingue.

Un’innovazione che la dice lunga sulla volontà di aumentare in fretta la redditività su asset che, secondo la Cassa depositi e prestiti, rendono alle casse dello Stato soltanto lo 0,9% annuo. Il portafoglio del Demanio, che raggruppa i beni immobili in uso allo Stato centrale, ammonta a 46mila immobili per un valore complessivo di 55 miliardi di euro. Di questi, spiega Scalera, «20mila sono in uso alle amministrazioni pubbliche» e altri 26mila sono beni non strumentali, dei quali – in virtù del federalismo demaniale – saranno trasferiti alle Regioni immobili per un valore di circa 2-3 miliardi. 

Capire come gli esperti di Scalera arrivino a quantificare il portafoglio in 55 miliardi di euro è arduo. La cifra, infatti, si riferisce a un valore inventariale calcolato anche sulla base dell’Omi, l’Osservatorio sul mercato immobiliare dell’Agenzia del Territorio, in altre parole su dati catastali. Si tratta quindi di una stima, calcolata dal Demanio e fornita annualmente alla Ragioneria generale dello Stato. Volendo essere precisi, stando all’ultimo bilancio disponibile della Repubblica Italiana, quello del 2010, le proprietà dell’ente presieduto da Scalera ammonta a 56,019 miliardi di euro, metà dei quali (27 miliardi di euro) si riferisce a «beni assegnati in uso governativo compresa la dotazione del Presidente della Repubblica».

Beni immobili dello Stato centrale al 31 dicembre 2010 (Fonte: Ragioneria generale dello Stato)

Un valore che è rimasto costante nel tempo negli ultimi anni, ma che ha segnato un’impennata di 20 miliardi tra il 2007 e il 2008, quando nel computo vengono inseriti i «beni demaniali artistici e storici», una dote da 16 miliardi di euro. Secondo quanto previsto dal decreto Salva Italia, il Demanio ha tempo fino al 30 aprile per presentare la lista degli immobili vendibili nel prossimo triennio, compresi i terreni, altra voce del patrimonio sulla quale non si hanno stime certe. Secondo la Coldiretti, si tratta di 338mila ettari che valgono 6 milioni di euro. 

Lo scorso settembre Edoardo Reviglio, capo economista della Cassa depositi e prestiti, aveva calcolato – nell’ambito di un seminario sulla valorizzazione del patrimonio pubblico presso il ministero del Tesoro – che il valore di mercato degli immobili di proprietà dello Stato centrale era di 72 miliardi di euro, di cui 7 liberi, cioè «non utilizzati direttamente dalla Pa». Il patrimonio dello Stato, preso complessivamente, vale 1.800 miliardi di euro, composto da crediti, concessioni, infrastrutture, immobili, partecipazioni e risorse naturali. Di questi ce ne sono 675 immediatamente fruttiferi, di cui gli immobili rappresentano la voce più consistente: 500 miliardi. Di questi ultimi, aveva spiegato Reviglio a settembre, potrebbe essere disponibile «da qui ai prossimi anni il 5-10%, pari a circa 40-50 miliardi di euro». Lo scorso ottobre, in un’intervista a Il Sole 24 Ore, lo stesso Reviglio aveva fornito delle cifre leggermente diverse: «Dei circa 5-600 miliardi di immobili», aveva osservato, «solo circa il 5-10% non sono usati direttamente dalle amministrazioni proprietarie. Vi sono circa 30-40 miliardi di immobili potenzialmente “liberi”». 

Ricapitolando: il valore d’inventario del portafoglio del Demanio vale 55 miliardi di euro, cifra che non corrisponde però al mero valore catastale dei 46mila immobili che ne fanno parte. Secondo la Cdp, il loro valore di mercato è pari a 72 miliardi di euro, compresi i 7 miliardi di quelli non utilizzati dalla Pa. Il patrimonio complessivo, invece, va dai 500 ai 600 miliardi, di cui 30-50 immediatamente disponibili.

Un balletto di numeri che indica non solo la complessità della ricognizione, che è condotta dal Demanio assieme al ministero delle Politiche agricole e gli enti locali, ma anche la confusione che regna su quanto valorizzarli. Tra due mesi, con la chiusura del conteggio prevista dalla manovra Monti, si avrà qualche indicazione più precisa. In un contesto di permanente incertezza macroeconomica è molto sottile il discrimine tra valorizzare e svendere per fare cassa.

Twitter: @antoniovanuzzo
 

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