FonSai, Axa in Mediobanca. Il titolo vola: arriva l’Opa?

FonSai, Axa in Mediobanca. Il titolo vola: arriva l’Opa?

Ancora un colpo di scena nella vicenda Fondiaria Sai. Nella strettoia fra l’operazione di integrazione con Unipol e il rastrellamento messo in atto dalla Sator di Matteo Arpe e la Palladio Finanziaria, si inserisce Axa. Pochi minuti fa, nella sede di Mediobanca, è stato visto entrare Henri De Castries, ammininistratore delegato del colosso francese delle assicurazioni. Una visita che arriva nelle stesse ore in cui nella sede di Piazzetta Cuccia si è riunito il consiglio di amministrazione e il patto di sindacato.  Pochi minuti dopo, è arrivato anche Salvatore Ligresti, patron e azionista di riferimento di Fondiaria Sai. Ai cronisti che gli chiedevano se avrebbe incontrato De Castries, Ligresti ha risposto in modo vago «Vedremo». Ma proprio questa vaghezza e le supposizioni sul possibile sbocco dell’incontro (un’offerta pubblica del gruppo francese) ha messo le ali a Fondiaria Sai (+6% sulla notizia, salvo poi chiudere a +4,77%). A confermare il sospetto del mercato, anche l’arrivo nella stessa sede di Federico Ghizzoni, a.d. di Unicredit, il principale creditore della galassia Ligresti, dopo Mediobanca. Fonti vicine all’istituto guidato dall’amministratore delegato Alberto Nagel parlano di “una visita di cortesia”.

La “visita di cortesia” è durata circa mezz’ora e, secondo quanto riferiscono fonti vicine alla vicenda, De Castries avrebbe manifestato a Nagel l’interesse a rilevare alcuni attivi di Fondiaria Sai. Al confronto, viene detto, non avrebbe partecipato Ligresti. Uscendo da Piazzetta Cuccia, poco dopo le 15.30, De Castries non ha rilasciato commenti ma ha ribadito l’interesse per l’Italia, come aveva fatto qualche giorno fa. A questo punto è chiaro che De Castries punta ad approfittare dell’opportunità offerta dalla crisi di Fon-Sai per allargare la presenza del suo gruppo in Italia. Da vedere se lo farà acquistando “pezzi” di Fon-Sai messi in vendita nell’ambito dell’integrazione con Unipol, o se invece, procederà con un’offerta pubblica. Un’ipotesi, quest’ultima, che potrebbe essere una via d’uscita per tutti nel caso in cui la Consob non dovesse concedere l’esenzione dall’Opa su cui si fonda invece il progetto che la stessa Mediobanca ha preparato per Unipol. Quanto agli ipotetici legami con la mossa di Palladio Finanziaria, De Castries ha liquidato tutto con una battuta: Palladio «è un meraviglioso architetto».

Durante la teleconferenza con gli analisti finanziari, Nagel ha detto che la banca è «impegnata a sostenere» l’ipotesi Unipol. «Se questa ipotesi non dovesse andare avanti, o se altre dovessero affacciarsi, ha concluso Nagel, «abbiamo due stelle polari: la solidità e la durevolezza della situazione finanziaria e industriale di FonSai». Una frase che, in prospettiva e sia pure in chiave meramente ipotetica, non chiude la strada a un piano alternativo a Unipol. L’a.d. di Mediobanca ha però tenuto a precisare che quando a fine 2011 si è aperto il problema della seconda ricapitalizzazione di Fondiaria Sai, a seguito di perdite superiori al miliardo di euro, «la situazione dell’Italia ha fatto sì che nessun operatore europeo, e non solo europeo, fosse interessato a un intervento sulla globalità del gruppo, a causa del rischio sovrano e dell’esposizione della compagnia verso l’immobiliare».

In serata, un comunicato ufficiale della Consob (leggi qui i dettagli) ha confermato un sospetto che da tempo correva sul mercato e sulla stampa: i trust azionisti della Premafin, con una quota complessiva che sfiora il 20%, sono riconducibili a Ligresti. L’autorità di vigilanza è stata costretta ad emanare un proprio comunicato «a seguito della inottemperanza da parte dell’ing. Salvatore Ligresti alla richiesta effettuata dalla Consob stessa in data 16 dicembre 2011 di diffondere al mercato» le informazioni così. Dagli accertamenti è emerso che le azioni Premafin (circa il 20% del capitale) cedute da Ligresti nel marzo-maggio 1993 sono arrivate, attraverso vari passaggi, ai trust The Ever Green e The Heritage, uno costituito e l’altro gestito da Mapam, un altro trust di modello anglosassone il cui beneficiario unico fino al 2003 era lo stesso Ligresti. È palese a questo punto una violazione della disciplina in materia di comunicazione delle partecipazioni rilevanti e, forse, un ostacolo all’attività di vigilanza della Consob, oltre ad evidenti profili di natura di fiscale ed eventuali ricadute in materia di aggiotaggio informativo, sulle quali sta indagando la Procura di Milano.

(ultimo aggiornamento 20:26)