Il ciclone Michele Emiliano imperversa sulla Puglia, anche mentre corre per la città di Bari in preda all’emergenza neve. Nel corso della chiacchierata ammetterà candidamente di «non potersi sottrarre al proprio destino, di dover lasciar scorrere libero il sangue vivo della politica fatta per bene». Quella del “sangue vivo” una citazione, si tratta del titolo del film d’esordio del regista salentino Edoardo Winspeare: una pellicola in cui la pizzica dei tamburelli fa da colonna sonora al contrabbando di sigarette ed alla passione di gente genuina del Sud. Emiliano – lo scopriremo solo dopo – sta proprio correndo verso Lecce, dove Gianfranco Fini ha radunato il suo partito, Futuro e Libertà: l’irruzione del sindaco di Bari getterà la platea nello scompiglio tanto che lo stesso presidente della Camera sarà costretto a precisare: «La sua presenza non deve destare allarme, è solo una gradita visita».
Il magistrato è fatto così, adora scardinare gli schemi. Stupisce da battitore libero. Ha fatto sapere recentemente di essere in corsa per la poltrona di Governatore pugliese, scatenando le antipatie dei suoi stessi colleghi di partito ed incassando il sostegno del presidente Vendola. Ha lanciato il suo movimento personale in tutto la Puglia, sebbene sia ancora il presidente regionale del Pd – e qualche leguleo ha pure provato ad obiettare che, a norma di statuto, non sarebbe possibile intestarsi una lista personale ed essere un tesserato democratico. Emiliano intanto tira dritto e tweetta: «Non me ne vado dal mio partito, a chi mi vuol cacciare farò vedere i sorci verdi». Il pronostico è un tandem ben collaudato, Vendola in Parlamento ed Emiliano in Puglia «a fare il custode del bidone della benzina». Parla il sindaco sceriffo che seduce l’elettorato meridionale, vulcanico e sincero come pochi.
Emiliano si è già stancato? Basta con il Partito demcratico?
Attenzione: si parte da un’analisi del ruolo moderno dei partiti. Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà ed Italia dei Valori sono formazioni politiche diverse. Con una storia organizzativa differente, IdV e Sel sono due partiti personali anche se con un principio strutturale importante. Veltroni invece avrebbe voluto un partito di programma che unisse le moltissime anime dei progressisti italiani, un contenitore sul modello del Labour Party che tenesse assieme dai liberali ai comunisti. Ha dovuto cedere a chi voleva una struttura novecentesca, con professionismo della politica, funzionari di partito ed una struttura pesante. Sono più snelli IdV e Sel – che peraltro sopravvive addirittura senza finanziamento pubblico.
Ma allora che fa? Anziché cambiare il Pd, cambia partito?
Da noi il rischio è che ogni eletto rappresenti un partito a sé. Ci eravamo dati come regola l’eterogeneità culturale e l’omogeneità di programma. Il risultato è stata una Babele, difficile da gestire per chiunque. Al segretario Bersani, nel corso di un incontro tra gli amministratori del nostro partito, ho confessato: “Più difficile del mestiere di sindaco, c’è solo quello di segretario del Pd”. Guardi che le cento anime diverse del nostro partito non sanno proprio dialogare, sono divise in due-tre pezzi: ovunque, persino in ogni minuscola città dello Stivale. È un qualcosa impossibile da gestire in maniera verticistica.
Veniamo al dunque, la Lista Civica Nazionale: cos’è?
Il nostro partito ha bisogno di una forte iniezione di sangue vivo perché questa difficoltà di posizionamento politico non è così sentita dal popolo del centrosinistra che, al contrario, ha una visione più chiara ed unitaria della propria identità. La nostra base ha obiettivi chiari, vuole essere tutelata dalle destre finanziarie europee, vuole garantiti i diritti alla casa, alla salute, al lavoro, alla formazione, alla democrazia. In questo momento il distacco tra il progetto politico del Pd ed il popolo italiano è molto grande. Abbiamo un pezzo di partito – l’ala bancaria e industriale di Letta: per capirci – che è un altro universo rispetto a chi, come me, è rappresentante di “quelli che non contano nulla”. Quell’altro è il Pd dei poteri forti (banche, giornali, assicurazioni): non ha nulla a che vedere con la nostra storia.
Ma non è che si è messo a cavalcare pure lei l’antipolitica?
Tutt’altro. I miei esperti di comunicazione, che poi sarebbero mia madre ed i miei collaboratori, mi dicono: “Michè, strizza l’occhio a Monti perché Monti gli italiani non l’hanno ancora capito. Chi sta con Monti ha dei vantaggi dal punto di vista del consenso”. Ritengo che in politica non si debba strizzare l’occhio a nessuno. Non è antipolitica, è il popolo di centrosinistra che non si fida più dei partiti, perché – per esempio – il Pd ha cominciato la battaglia sulle liberalizzazioni volute dallo stesso segretario Bersani, ci siamo dati da fare addirittura sulla liberalizzazione dell’acqua. Poi abbiamo visto il partito sulle barricate del referendum: la gente voleva quello. È evidente che non siamo chiari. Il popolo italiano ha difficoltà a capire cosa sia il Pd e dove sia posizionato.
Il suo giudizio sull’esecutivo guidato dal professor Monti non pare lusinghiero
Non condividevo Berlusconi né come politico né come persona. Mi permetto invece di dire che ho un altissimo livello di condivisione personale con Monti, mi piace e lo stimo, ma i suoi contenuti politici non sono i miei. Avrei detto cose diverse, per esempio sulla flessibilità nel mondo del lavoro: bisogna immaginare che qualcuno la paghi. Se si vogliono stipulare contratti a tempo determinato, occorre retribuirli di più. Eppoi lo Stato, nel periodo in cui uno resta senza lavoro, deve provvedere alle necessità di vita. Non si può precarizzare sempre. Si rischia di lavorare male e di non costruire nulla: famiglia, figli, progetti. Se c’è incertezza sul futuro, l’uomo, come ogni animale, ha come unico desiderio quello di sparire.
Ma sul lavoro, la proposta del Governo è abbastanza in linea con quanto scrive Ichino da sempre
Il Pd deve farsi carico di tutti i luoghi da cui la speranza rischia di sparire, il mio progetto è questo. Guardi, per quanto mi riguarda, il senatore Ichino è nel Pd assolutamente per sbaglio. Non deve avere capito bene cosa significhi essere un partito di sinistra. Lo rispetto profondamente: sia chiaro questo, ma starebbe molto meglio in Forza Italia. Non lo accuso di intelligenza col nemico, ma mi rendo conto che non accetti l’idea di rappresentare una cultura del lavoro diversa da quella che ostinatamente difende.
Quindi De Magistris, Vendola e lei state costruendo la nuova casa per il popolo delle sinistre?
Quella della “Civica Nazionale” è un’idea, deve essere promossa dal Pd e certo non da singole personalità. Mi limito a dire che, se la coalizione di centrosinistra me lo dovesse chiedere, sarei felice di promuovere questa lista insieme anche a Pisapia, Zedda e De Magistris non per candidarmi io, ma per consentire al sangue vivo del centrosinistra di dar vita ad una coalizione vincente e non dipendente dal Terzo Polo. E che, soprattutto, si impegni a rispettare il programma. Dovremmo far giurare sulla Costituzione tutti gli eletti in Parlamento affinché non diano vita ad altre formazioni politiche ed entrino tutti nel gruppo unico. Mi permetto di dire che apro sì al Terzo Polo ma avendo alle spalle un’alleanza molto solida con Idv e Sel. Le riserve di si oppone a questo schema sono ideologiche, fuori dalla storia.
La lista alle amministrative di Bari di Michele Emiliano
In Puglia è sceso in campo. Ma il Pd, nel suo eccesso di masochismo, la ostacola al solito
Non è che io sia sceso in campo, sono in campo da due anni. Non posso sfuggire – diciamo – al mio destino, mi piacerebbe anche: ma non si può. Eppoi non è il Pd che mi ostacola, sono solo alcune personalità che credevano, dopo essersi consegnati mani e piedi a Vendola, di ottenere da lui un riconoscimento personale di questa loro consegna. Ma Vendola è un uomo politico, non un costruttore di sistemi di potere. È chiaro che – quando io, lui e De Magistris ci siamo resi conto dell’importanza del governo dei territori del Mezzogiorno – abbiamo compreso di dover creare un progetto duraturo insieme. Son pronto a farmi da parte, se dovessero emergere personalità carismatiche nel corso delle primarie – che mi auguro si facciano ad ottobre, magari mettendo insieme le scelta dei parlamentari nazionali, del governatore pugliese e del sindaco di Bari.
Ma non è troppo presto? Con Vendola perennemente in campagna elettorale, la Regione è ingovernata
Ma se si vota a scadenza, nel 2013, Vendola si dovrà dimettere dalla presidenza entro l’estate. Quindi in Puglia si voterebbe ad ottobre dell’anno prossimo. Quanto al governo della Regione: Nichi avrebbe dovuto delegare meno ai suoi assessori, al suo staff e divertirsi di più nella veste di amministratore. Purtroppo ha il carisma del grande profeta che intuisce la storia prima che si realizzi, è chiaro che un talento di questo tipo non è compatibile col quotidiano scorrere dei giorni. Per lui, il tempo scorre a grandi eventi storici: è stato quindi fin troppo bravo come governatore, tenuto conto del suo ruolo nazionale. Sarebbe una straordinaria personalità nel prossimo governo, perché ha una visione strategica del futuro che lega gli interessi del Paese ai sentimenti della gente.
Ha rispolverato il movimento “Emiliano per la Puglia”? È l’ennesima lista costruita intorno a sé?
Esiste dal 2004, è l’equivalente – fatte le debite differenze – con la “Puglia per Vendola” e “la Puglia prima di tutto” dell’ex ministro Fitto. È lo strumento che a Bari ci ha permesso anni fa di vincere le elezioni comunali, abbiamo preso allora più voti di Quercia e Margherita messe assieme. Grazie al movimento abbiamo anche costruito il Pd, non viceversa. Il Pd non sarebbe stato aperto e plurale, ma solo la somma di esperienze vecchie. Non avrebbe avuto dentro la gente nuova che è arrivata anche grazie al mio gruppo.
Ora si apre anche al centrodestra ed a chi abbia voglia di sposare la sua battaglia, vero?
È sempre accaduto. Nel 2004 uno dei miei assessori era stato consigliere comunale di Alleanza Nazionale e si era poi candidato con la mia lista civica. Ci sono sempre stati esponenti della destra che hanno sposato il programma. Ciò conferma che, oggi, i valori distinguono le persone e ciascuno di noi deve dire di che pasta è fatto. Io sono un uomo di sinistra, ma quando si deve comporre la maggioranza che governa la città, non si decide sulla base di una somma di ideologie. Le storie personali sono una garanzia agli occhi dell’elettorato. Bersani, D’Alema ed altri grandi esponenti Pd, moltissimi militanti pure, vivono non la paura che io mi candidi, ma quella che io non mi candidi. Che possa magari dire: “Dopo dieci anni di lotte furibonde da amministratore locale, sono stanco e vorrei un ruolo meno esposto”.
Infatti ha ritmi da stacanovista. Corre da Bari al Binario 21 di Milano, passando per i palazzi romani.
Ho una passione spropositata per la vita e mi avvalgo dei migliori collaboratori che si possano trovare in Puglia e forse pure in Italia. Sono un uomo fortunato. Ma soprattutto mi diverto moltissimo: fare politica per me è una passione molto seria. Non faccio quest’attività perché sono senza un altro mestiere, ma per entusiasmo e gioia di vivere. Non mi stancherò mai di divertirmi. La penso così: tutti i politici che amano il popolo finiscono per essere populisti, tutti quelli che non sono amati dal popolo non sono buoni politici.