Sì alla responsabilità dei giudici ma senza aiutare i criminali

Sì alla responsabilità dei giudici ma senza aiutare i criminali

Caro Direttore,
ho appena letto il tuo post sul Blog. E mi permetto di scriverti, sollecitato dalle tue riflessioni.
Non entro nel merito politico, o forse più populistico, dell’emendamento Pini, e premetto che sono favorevole all’allargamento della responsabilità civile del magistrato, anche rispetto all’aperta violazione del referendum di allora votato dai cittadini, ai quali il Parlamento –lo dico da costituzionalista- non ha avuto il coraggio di dare una soluzione alternativa concreta, tranne l’ipocrisia di una palese violazione.

Nel caso di specie, però, mi pare si tratti d’altro.
La Corte ha rilevato che la disciplina italiana sul risarcimento dei danni cagionati nell’esercizio delle funzioni giudiziarie e sulla responsabilità civile dei magistrati viola il diritto dell’Unione, in quanto in contrasto con il principio generale di responsabilità degli Stati membri. Questo si manifesta laddove l’ordinamento italiano esclude qualsiasi responsabilità dello Stato (non del magistrato, si badi bene) per violazione del diritto dell’Unione da parte di un organo giurisdizionale di ultimo grado, qualora tale violazione derivi dall’interpretazione di norme di diritto o dalla valutazione di fatti e di prove effettuate dall’organo giurisdizionale medesimo, e laddove limita tale responsabilità ai casi di dolo o di colpa grave. Oggi, infatti, lo Stato italiano risponde dei danni di un magistrato solo se sono causati da dolo o colpa grave del magistrato, e tra di essi non si intende, evidentemente, una macroscopica errata interpretazione del diritto comunitario.

Dunque,il punto che sottolinea la Corte in nome della Commissione europea è quello di far sì che lo Stato italiano, come gli altri, risponda pure se i suoi giudici hanno manifestamente violato il diritto comunitario. L’Unione europea non ci impone, quindi, la responsabilità civile diretta del singolo magistrato, come invece alcuni hanno detto e scritto oggi.

L’emendamento Pini, invece, rende responsabili direttamente, senza filtro statale, i magistrati, sostanzialmente lasciandoli in balia se decidere o meno di intervenire in ragione del rischio di subire i costi di un risarcimento; se si vuole, in qualche modo, sulla falsa riga dello schema medico-paziente. L’oscillazione culturale che si produrrebbe –immagino- sarebbe questa: da in dubio pro reo a in dubio pro reato. Per cui, questa soluzione legislativa non mi sembra né efficace nei confronti dei cittadini né adeguata a mantenere le garanzie del e nel nostro ordinamento. Si potrebbero, invece, trovare due strade alternative.

Primo. Allargare le ipotesi nelle quali lo Stato si rivale sul funzionario infedele o incapace, inserendovi appunto la responsabilità per manifesta violazione del diritto comunitario, rispondendo così precisamente alla procedura di infrazione aperta dalla Corte di Giustizia.

Secondo. Far applicare davvero la legge attuale che impone l’intervento dello Stato a tutela del cittadino, leso nel suo diritto dal dolo o da una grave colpa, appunto, cagionata da un magistrato.

Lo Stato, insomma, deve svolgere la funzione di filtro –s’intende, evidentemente in modo adeguato e soprattutto efficace- tra il cittadino e il magistrato, ma non può lasciare quest’ultimo in balia del dubbio di intervenire o meno. Altrimenti, così facendo, seguendo l’emendamento Pini, potremmo divenire tutti un po’ più deboli, con una magistratura potenzialmente vittima del famoso detto popolare, “forti con i deboli, deboli con i forti”.

A mio avviso, invece, è possibile divenire più europei adeguandosi agli standards migliori senza per questo, in un eccesso di populistica legislazione, dover rinunciare a nessuna delle nostre garanzie, in primis quella dell’indipendenza della magistratura e quella della sua azione.

Ti saluto e ti ringrazio per l’ospitalità.

*@ClementiF
Professore Associato confermato di diritto pubblico comparato
Università degli Studi di Perugia e School of Government della Luiss-Guido Carli

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