Caro Caldarola,
Grazie per l’invito a ragionare. Non aspetto altro da molti anni che poter ragionare su certi argomenti in merito ai quali ho ricevuto aggressioni, insulti ed accuse infamanti, ma mai critiche argomentate nel merito delle questioni. Cercherò qui di ragionare con il massimo di onestà intellettuale di cui sono capace nei miei limiti.
La vicenda che riguarda la “famigerata” vignetta di Vauro a mio parere non ha nulla a che fare con il fatto che la Nirenstein sia ebrea in quanto tale, ma focalizza la sua satira sull’uso strumentale che lei fa del suo essere ebrea e in particolare ebrea pro-governo israeliano (e non pro Israele. Da quando un governo si identifica con il paese?). Naturalmente è pienamente nel suo diritto farlo e nessuno glielo nega. Ma se nella sua totale adesione alle ragioni del governo Netanyahu-Lieberman, lei trova accettabile sedere in una coalizione politica italiana che vede la presenza di neofascisti come la Mussolini (che ha sempre difeso la memoria del Nonno, il criminale di guerra e genocida Benito Mussolini complice nello sterminio degli ebrei), neonazisti e antisemiti mai redenti come Ciarrapico e gli esponenti di Forza Nuova, ovvero gli eredi di coloro che vollero ed attivarono lo sterminio degli ebrei, il tutto solo perché quello schieramento è filo governo israeliano, mi sembra del tutto lecito da parte di Vauro sottoporla ad una feroce satira per la sua “frankeinsteiniana” disinvoltura. La mostrificazione ha questo senso e solo questo.
Insisto, attribuire a Vauro intenti antisemiti è totalmente capzioso. Naturalmente chi lo ritenesse potrebbe muovere critiche, anche aspre a Vauro e alla sua vignetta. Ma l’accusa di antisemita, caro Caldarola è talmente infamante, talmente grave che prima di rivolgerla bisognerebbe pensarci mille volte. Attribuire a Vauro, ti prego di rifletterci con la ponderazione che merita, la sola intenzione di un insulto come “sporca ebrea” rivolto a Fiamma Nirenstein o a qualsiasi altro ebreo in quanto tale, è talmente violento, anche se espresso in forma satirica, che non puoi non capire la reazione di Vauro. Considera anche che lo stigma di antisemita identifica chi lo riceve con un nemico e nella testa di certi squilibrati può farne un obiettivo.
Approfitto per ricordarti che la stessa accusa è stata ripetutamente rivolta anche a me solo per la mie opinioni (sottolineo, solo opinioni) aspramente critiche nei confronti della politica del Governo Israeliano verso i palestinesi. Sono stato anche chiamato nemico del popolo ebraico. Come vedi le accuse infamanti piovono anche in assenza di vignette. Ora, esistono nel seno delle comunità ebraiche persone che fanno questa equazione depravata: Governo israeliano = Stato d’Israele = popolo d’Israele = Israeliani = ebrei. Sulla base di queste sciagurate identità nazionaliste accusano i critici del governo d’Israele di essere antisemiti e strumentalizzano cinicamente shoà e memoria per trarne meschini vantaggi politici…
Le mie opinioni critiche inoltre non sono dissimili anzi, sono persino meno severe di quelle mosse al loro governo da alcuni dei migliori giornalisti e politici israeliani come Gidon Levy, Amira Hass, Ury Avneri, Yossi Sarid, Shlomo ben Amì o l’ex presidente della Kenesset Avraham Burg. In Italia, in particolare la questione sostegno al governo di Israele si intreccia con il revisionismo da salotto televisivo che mira a riabilitare il fascismo nostrano e a calunniare la Resistenza per compiacere tanti nostalgici che militano nel Pdl. Ovviamente non sono obnubilato, so anch’io che sono esistite ed esistono derive antisemite in certa sinistra demagogica, lo segnalava già Lenin ripetendo la celebre frase del marxista ebreo Bebel’: “l’antisemitismo è il socialismo degli imbecilli”, ma questa è questione è più complessa che merita analisi serie e non sparate a vanvera. E Vauro che conosco e seguo da anni è alieno da queste logiche. Non ritengo di esaurire con queste prime riflessioni che ti sottopongo l’intera questione e resto a tua disposizione per continuare il confronto magari anche con altri che accettino il dialogo con rispetto per il loro interlocutore.
Moni Ovadia
La replica di Peppino Caldarola a Moni Ovadia
Caro Ovadia,
grazie per la lettera che viene dopo un tuo articolo in difesa di Vauro pubblicato sull’ “Unità” in cui mi hai riempito di insulti fino a negare l’evidenza della mia storica appartenenza alla sinistra. Non ho replicato a quegli insulti e oggi tu proponi, come ti avevo suggerito sull’ “Unità”, il dialogo. Per dialogare bisogna però essere alla pari. Non puoi sfuggire al fatto che sul mio capo, a motivo di un’iniziativa di Vauro, pende una sentenza di condanna per diffamazione a mezzo stampa, reato che la sinistra ha sempre considerato di marca autoritaria e di destra, che mi obbligherà a versare nelle tasche del signor Vauro 25mila euro che saranno raccolti dalla Comunità ebraiche italiane (che ringrazio per il grande cuore) se il giudice non accetterà di commutare questa pena in giorni di carcerazione che io sconterei per la soddisfazione di Vauro.
Discutiamo pure, quindi, ma non dimentichiamo questo dato di fatto. Una provvisionale di 25mila euro viene comminata nei delitti di sangue e negli stupri. In questo caso a seguito di un articolo pubblicato su un giornale che diffondeva 2mila 500 copie, cioè a Vauro spettano 10 euro a copia di risarcimento. Tu accetti tutto questo a motivo del fatto che la mia rubrica satirica avrebbe offeso gravemente il signor Vauro a cui riconosci il diritto ad essere feroce mentre lo tuteli dall’altrui ferocia. Doppio standard? Pensa come sono contenti i vignettisti e gli autori satirici ora che farà giurisprudenza una sanzione penale contro chi adopera, a modo suo, l’arma della satira. Io continuo a pensare che la vignetta di Vauro in cui Fiamma Nirenstein veniva ritratta con naso adunco e stella di David riproducesse antichi stereotipi antiebraici.
Tu credi invece che sia una legittima e necessaria critica. Come me la pensano tante ebrei di tutto il mondo. È tuo diritto essere in dissenso con loro. Tu giustifichi quella vignetta con la militanza di Fiamma nel PdL e con il suo impegno pro-Israele. Io ho sempre votato a sinistra in Italia e in Israele, se avessi diritto al voto, voterei a sinistra. Trovo però non comprensibile il tuo e di Vauro assunto di fondo: e cioè che chi vota per il PdL o milita nel PdL sia fascista. Non è così. La Nirenstein non meritava di essere mostrificata, insisto nel ritenere che lo sia stata, solo per la sua militanza opposta alla sinistra che non la fa essere meno democratica di altri. Se tutti i nemici o avversari della sinistra fossero dichiarati fascisti, non avremmo scampo. Quando la sinistra ha ragionato così ha prodotto mostri e persecuzioni. La mia cultura di uomo della sinistra italiana mi ha abituato a ragionare diversamente. Capita così che un vecchio ex comunista difenda l’onore di una parlamentare del campo avverso, cittadina ebrea ritratta come tale, per visiognomica e per vestiario concentrazionario, per criticarne l’orientamento politico.
Anche su Israele dobbiamo intenderci. È ovviamente legittimo osteggiare il suo governo attuale. Mi accorgo però che in settori della sinistra questa vis polemica non si esercita mai a criticare con la stessa acribia gli orientamenti, i gesti, i progetti degli avversari di Israele. Non sarò io a scrivere l’equazione che definisce come antisemiti tutti gli avversari e i critici del governo di Israele. Ma non sono così cieco da non vedere che spesso il tema dell’esistenza e della sicurezza di Israele viene troppo spesso considerato secondario. Ho appena letto un libro sul “Laboratorio Israele” in cui Dan Senor e Saul Singer descrivono il miracolo economico di quel paese e non mi ritrovo invece nelle narrazioni mostrificanti che leggo in tanta stampa di sinistra contro Israele. C’è materia per discutere e per dividersi. Io conosco abbastanza Israele, paese in cui mi reco ogni anno, con mia moglie e il mio bambino. Parlo con israeliani di opinioni diverse, vedo una società aperta che non viene mai raccontata agli italiani. Considero un punto d’onore per me la difesa di quel paese. Lo faccio e lo farò, senza guardare in faccia nessuno, nel rispetto delle opinioni diverse.
Mi piacerebbe, caro Ovadia, se questo rispetto ci fosse anche dall’altra parte, dalla tua parte. Vedi questo nostro dialogo nasce perché ai tuoi insulti io ho riposto ricordandoti che è meglio parlarsi. La mia curiosità verso il mondo ebraico comprende anche sensibilità come la tua ma anche come quella dei tanti che la pensano all’opposto di te sulla difesa dagli strereotipi e su Israele. C’è un fossato scavato fra di noi che non è costituito dalla mia satira su Vauro ma da quella di Vauro su Fiamma e dal suo chiedere aiuto a un giudice per far mettere a me quel bavaglio che lui dice, e dici anche tu, si vuole combattere nella vita pubblica italiana. Siete un po’ strani, no?
Peppino Caldarola
L’intervento di Peppino Caldarola condannato per aver criticato la vignetta di Vauro
24 gennaio
Sono stato condannato per aver criticato Vauro. In questa vicenda vi sono più aspetti singolari. Innanzitutto il processo. Vauro è un disegnatore satirico che va giù con la mano pesante e che rivendica il diritto di farlo. È capitato però che di fronte a un articolo satirico a lui in parte dedicato abbia ritenuto opportuno querelare. Ricordo i numerosi casi, ad esempio la querela di D’Alema a Forattini, in cui si sollevò scandalo contro chi intendeva rivalersi in sede giudiziaria di una rappresentazione satirica. Si disse che era la negazione del diritto di satira. Vale in un senso solo.
Veniamo al fatto. Vauro dedica una vignetta a Fiamma Nirenstein, una giornalista che si batte con passione contro l’antisemitismo e per Israele, disegnandola con il naso adunco e la stella di Davide cucita, proprio cucita come nelle terribili immagini che conosciamo e di cui si parlerà nel giorno della memoria, sul petto. Il titolo è “Fiamma Frankenstein”. La vignetta crea stupore e dolore nel mondo ebraico. Da tutto il mondo vengono proteste. Per una buona ragione. Il naso adunco è la tipica rappresentazione che si dà degli ebrei. Ricordo solo che il primo numero della “Difesa della razza”, il periodico fascista con l’obiettivo indicato nel titolo della testata, si apre, per esaltare le differenze razziali, con una sovrapposizione di tre foto: una persona ariana, un nero e un bianco con il naso adunco. È l’ebreo. La stella di Davide cucita sui vestiti è il simbolo della malvagità nazista.
Perché Fiamma si merita questa attenzione particolare? Perché si è presentata in lista alle politiche con il PdL. Cioè con un partito opposto a quello che io voto. In quella lista figurano la Mussolini e Ciarrapico, mi oppone durante il processo l’avvocata di Vauro, come può un ebrea essere in lista con loro. E mi chiede: che cosa dicono le comunità ebraiche di fronte a questo fatto? Spiego che le comunità ebraiche organizzano e difendono, a giudicare da questo processo il loro compito è sempre più difficile, i cittadini di religione ebraica che restano ovviamente liberi di scegliere politicamente dove stare. Un ebreo è innanzitutto un cittadino uguale agli altri che ha di diverso solo una religione e una tradizione culturale. Invece no.
Mesi dopo la vignetta scrivo un corsivo sul “Riformista” sotto il titolo di questa stessa rubrica di oggi, “Mambo”, in cui ironizzo sulla sinistra radical e metto una frase di critica contro la vignetta di Vauro sostenendo che è come se avesse scritto “sporca ebrea”. Da qui la condanna. Se le cose hanno una logica, in questo caso essa è questa: si può rappresentare legittimamente un cittadina italiana indicandone la religione attraverso la propria trasfigurazione con il naso adunco e la stella di Davide, non si può criticare questa vignetta con un testo ironico che interpreta il giudizio di Vauro. L’ebreo di destra è interpretabile e rappresentabile razzialmente, malgrado non abbia il naso adunco né giri con la Stella di Davide, non si può dire che tutto ciò porta alla mente l’anatema sugli ”sporchi ebrei”.
Da oggi quindi si può connotare razzialmente un cittadino italiano di razza ebraica se non si condividono le sue opinione politiche ma non si può criticare questa rappresentazione abnorme con una critica che usa lo stesso paradigma della semplificazione polemica. La sentenza investe due diritti, conculcandoli. Il primo riguarda gli ebrei e dice loro: siate politicamente corretti (rispetto a chi e a che cosa?) altrimenti è giusto che vi raffigurino come una razza. Il secondo dice che la satira va bene ma la satira della satira no. L’Italia di oggi è tutta qui. La condanna non mi fermerà nel combattere gli stereotipi contro gli ebrei a destra come a sinistra ( a proposito se l’avesse fatta Casa Pound quella vignetta che cosa avrebbero detto i miei amici e compagni di sinistra). Resta l’amarezza per un paese in cui la satira scrive giustamente quello che gli pare, i politici si insultano con scarsa dignità fra di loro, e vengo condannato io perchè di fronte a un naso aducno e a una stella di Davide ho scritto un frase che Vauro contesta.
Vorrei solo segnalare di quella vignetta il dato politico culturale che dovrebbe far riflettere. È l’associazione che c’è nella vignetta della stella di Davide con il fascio littorio. Cioè il rovesciarsi dell’ebraismo nel suo contrario. E’ la stessa tesi di quelli che sostengono che Israele sia la negazione delle ragioni per cui è nata in quanto è uno diventato uno Stato oppressore e di tipo nazista. La giurisprudenza sembra dar ragione a questa tesi. Fiamma Nirenstein che vive scortata per le minacce mortali ricevute può essere insultata tranquillamente. Gli ebrei sanno che da oggi hanno tutti loro il naso adunco e quella stella di Davide gli può essere cucita addosso se non si comportano politicamente bene. Contro questa cultura io mi batterò, nella sinistra contro una certa sinistra. Da molti anni, nella mutevolezza delle opinioni, è questa la mia stella polare. Ora io e Polito, all’epoca direttore del “Riformista”, siamo stati condannati. Ad una pena pecuniaria. Preferisco il carcere. E lo chiederò.
Commenti antisemiti e difese di Vauro. Le mie risposte sul caso-Nirenstein
25 gennaio
Ho letto con attenzione tutti i commenti di ieri. Ringrazio coloro che hanno preso le mie difese. Voglio discutere con chi la pensa diversamente. Distinguerei due categorie di critici della mia posizione. Ci sono quelli che hanno argomentato con veri e propri ragionamenti antisemiti. Come definire altrimenti coloro che parlano di lobby ebraica, che scrivono che avrei fatto una marchetta a favore di questa, che si chiedono che cosa facciano gli ebrei contro la crisi economica, che sostengono che non c’è scandalo nel disegnare Fiamma con il naso adunco perché Fiamma “ha” il naso adunco? C’è poco da dire.
C’è solo da ricordare che la propaganda antisemita ha lavorato sull’idea che gli ebrei fossero una potenza economica e che costituissero una lobby che dominava e domina la società, che l’interrogarsi su ciò che fa l’ebreo contro le crisi sociali era tipico dell’addossare ad essi la responsabilità della crisi delle nazioni, che Fiamma non ha mai avuto un naso adunco. Siamo stati posti di fronte al riemergere di un pregiudizio volgare e pericoloso che ragiona attorno alla diversità antropologica dell’ebreo, alla sua estraneità alla società, alla sua responsabilità nella catastrofe dell’economia in quanto lobby vorace. Già visto, già letto, e le generazioni precedenti alla mia già vissuto con esiti orribili, in Germania con Hitler in Russia con Stalin. Il tema del complotto ebraico per dominare e distruggere la società e le economie è tipicamente antisemita. I miei critici e sostenitori della parte avversa hanno questo orientamento. Molti di loro sembrano essere orientati a sinistra. E’ la novità più agghiacciante per me ma non sorprendente. E’ il frutto malato dello stalinismo che cova sotto la cenere della sinistra, di una sua parte ovviamente. Con questi non discuto. Nella destra ho i miei avversari politici. Coloro che sostengono queste posizioni, di destra o di sinistra, sono invece miei nemici.
Ci sono gli altri commenti che argomentano prevalentemente sul fatto che io avrei diffamato Vauro. Anche fra questi molti sono di sinistra. Vediamo la questione partendo dall’ipotesi, che ovviamente non condivido, che Vauro abbia ragione. Da sempre ci si batte per la libertà di espressione e di critica. La satira è stata difesa anche nelle sue forme più aggressive in nome di questi principi. E’ possibile che ci sia una satira esente da censure e un’altra che debba essere censurata addirittura penalmente? Insisto sul tema di fondo, chiunque di noi può condividere o no la vignetta di Vauro e considerare esagerata o no la battuta che gli ho dedicato: non siamo di fronte a due manifestazioni diciamo eccessive della critica? Perché una è legittima e l’altra no? Ho danneggiato Vauro? Vorrei ricordare che lo scalpore sulla vicenda venne sollevato dalle comunità ebraiche di tutto il mondo che censurarono con parole amare questo modo di fare satira. E’ lì che il vignettista si è guadagnato il discredito del mondo ebraico e di coloro che lo difendono, non dalla parole pubblicate da un giornale di nicchia. C’è in tutta questa vicenda un doppia scandalo.
Uno è il doppio standard per cui c’è chi può criticare e chi no. C’è chi deve essere tutelato dalla reazione della parte offesa e chi no. Insisto nel ricordare che cosa accadde quando D’Alema querelò Forattini. In tanti, io fra questi, convincemmo D’Alema a desistere perché chi ha un ruolo pubblico deve sottostare alla critica. Qui invece si stabilisce che una parlamentare che va con la destra debba essere messa alla gogna, chi in un articolo satirico, riuscito o no, la difende con parole forti va condannato. Leggo che alcuni nel commentare la loro condivisione della vignetta hanno anche parlato di Israele e del suo atteggiamento nei Territori. Che cosa c’entra? Io difendo Israele anche se alcune scelte mi fanno venire talvolta il mal di pancia, ma è questa una buona ragione per insultare chi la difende? So bene che l’accusa di antisemitismo va maneggiata con cura. Di solito sono molto parco. Ma quando vedo che sul disegno di una persona, dico una persona, si staglia un naso adunco e si cuce una stella di David, mi ribello. Lo Stato invocato da un signore che vive fra i cimeli dell’ex Armata rossa invece mi condanna. E’ il mondo che non mi piace. Così va l’Italia.